«Le palestre maestre di vita, a Marcianise un successo»

Fiamme oro, parla Brillantino

Antonio Brillantino
Antonio Brillantino
di Franco Agrippa
Giovedì 31 Agosto 2023, 08:38
4 Minuti di Lettura

«Conosco la realtà del Parco Verde di Caivano, per cui ritengo necessaria la realizzazione di una struttura sportiva che possa accogliere i tanti ragazzi della zona. Un luogo che può essere un simbolo di riscatto sociale per i giovani che scelgono lo sport anche per condurre una vita normale». Ad apprezzare la proposta dell'istituzione di un centro sportivo Fiamme Oro nel Parco Verde è Antonio Brillantino, poliziotto, ex campione di pugilato e figlio dell'indimenticato maestro Mimmo Brillantino (per decenni guru del pugilato dilettantistico nazionale), da dieci anni responsabile della palestra delle Fiamme Oro, la sezione giovanile pugilistica della Polizia di Stato a Marcianise dedicata ad Antonio Manganelli. Dall'alto della sua esperienza, molta della quale maturata anche con il papà nella mitica palestra Excelsior Boxe, Brillantino commenta anche l'ultimo episodio accaduto nel Parco verde.

Una palestra per educare alla vita.
«L'uso della violenza contro le donne, sotto qualsiasi forma, è un atto esecrabile che va condannato con fermezza, ma credo che sia anche un problema culturale e sociale.

Il mio sport, la boxe è spesso indicato come violento, ma posso affermare senza ombra di dubbio che non incita alla violenza e non è violenza, ma disciplina, rispetto delle regole e rispetto dell'avversario. Non ho memoria di episodi come quello di Caivano verificatisi anche in passato a Marcianise, dove, però, ci sono stati molti casi di bullismo di cui mi sono occupato».

In che senso?
«Molti genitori di vittime di bullismo accompagnano qui i loro figli per fare in modo che possano quantomeno sapersi difendere e acquisire più sicurezza apprendendo i dettami del pugilato. Tra i nostri allievi abbiamo avuto anche molti di coloro che usavano violenza nei confronti dei loro compagni e altri che facevano i bulli perché appartenenti a famiglie in odore di camorra».

Qual è stato il risultato?
«In palestra c'è la regola dell'uniformità, tutti sono uguali, tutti devono sentirsi impegnati nel raggiungimento degli obiettivi nello sport e tutti devono rispettare gli altri. Alcuni, anzi, la maggior parte siamo riusciti a correggerli».

L'insegnamento di suo padre è sempre presente?
«Sicuramente. Per mio padre la boxe era proprio una missione. Andava a reclutare i suoi ragazzi per strada, nei rioni più popolosi e degradati e li obbligava ad andare in palestra anche contro la loro volontà. Poi, col passare del tempo, erano quelli che si affezionavano di più a lui. Ne ricordo tanti. Molti sono diventati anche campioni, hanno ottenuto successi internazionali ed hanno partecipato alle Olimpiadi».

Un attività di anni.
«La palestra delle Fiamme Oro a Marcianise da dieci anni rappresenta un punto di riferimento del territorio e un presidio di legalità in una terra difficile. Con il mio collega Francesco Rossano in questi dieci anni ci siamo dedicati a circa 500 ragazzi, attualmente contiamo 100 iscritti tra cui 15 donne, abbiamo un'ottima struttura e riusciamo a portare alle finali regionali e nazionali diversi piccoli talenti ogni anno. Grazie alla sinergia creatasi tra Polizia, Coni e Comune di Marcianise credo che sia stata data la possibilità a tanti ragazzi di appassionarsi allo sport nel segno della legalità. La nostra esperienza è stata replicata più volte e come hanno sempre affermato i vertici della Polizia di Stato è una formula che funziona, anche per gli altri sport».

Funzionerà a Parco Verde?
«Ben venga la ristrutturazione del centro sportivo del Parco Verde e spero che si realizzi al più presto. Non sarà, certo, la risoluzione di tutti i problemi che vi sono in quel luogo, ma sicuramente potrà cambiare la vita di molti giovani. Per quanto riguarda Marcianise, negli ultimi anni è molto cambiata, io credo soprattutto grazie all'impegno delle Forze dell'Ordine e della Magistratura che sono riusciti a debellare la piaga della camorra e quelle sacche di criminalità, che generavano anche un clima di terrore tra la popolazione, non ci sono più».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA