I video dello stupro di gruppo di Caivano messi in vendita in esclusiva su Telegram. C’è anche quest’altro scempio nell’intricata vicenda delle violenze sessuali di gruppo a due ragazzine di 10 e 12 anni, e che da una settimana tiene tutto il paese con il fiato sospeso, e portato a superare il livello di guardia delle tensioni nel Parco Verde. Che ieri, una volta tanto, è stato tirato a lucido. Con una raccolta di rifiuti straordinaria. Con gli incroci presidiati dalle pattuglie di tutte le forze dell’ordine, esercito compreso. E con le aiuole sfalciate, senza più erbacce e senza più siringhe. Un maquillage di facciata, che non darà al presidente del consiglio Giorgia Meloni, la vera impressione dell’animo e della vita di questo posto difficile e degradato.
E difficile e complessa si presenta l’indagine sullo stupro di gruppo, coordinata dalla procura di Napoli Nord per i maggiorenni coinvolti, al momento due, e da quella dei Minori, con il numero di indagati che potrebbe lievitare proprio grazie alle analisi tecniche sui cellulari, iniziate solo da poche ore e affidate dalla procura di Napoli Nord all’ingegnere Giuseppe Testa, specialista nel settore che ha già svolto un incarico simile nelle indagini sulla morte del piccolo Giuseppe Dorice, ucciso a bastonate dal compagno della madre Toni Essobti Badre, condannato all’ergastolo in corte di assise d’appello insieme alla donna. Al momento i sospettati sono dieci, dei quali otto minorenni e due maggiorenni ai quali sono stati sequestrati i rispettivi cellulari. Ma l’impressione, anzi una certezza, è quella che una volta aperti e scandagliati questi dispositivi, il numero dei soggetti coinvolti lieviterà, considerando anche che le violenze di gruppo sono iniziate all’inizio di gennaio e sono continuate fino alla metà di luglio, quando sul cellulare del fratello sedicenne di una delle due vittime è arrivato un messaggio che lo informava quanto stava accadendo alla sorellina.
Altre persone potrebbero essere identificate dalle analisi tecniche sui cellulari delle due vittime.
Dichiarazioni choc. Non contento, l’uomo ribadisce che se sua figlia fosse stata violentata, non sarebbe andato a fare la denuncia. Avrebbe risolto in altro modo. E giù applausi. Sia dai “napoletani”, che risiedono nel Parco Verde, che dai residenti delle palazzine popolari Iacp, dove sono morti in circostanze violente Antonio Giglio, tre anni, e Fortuna Loffredo, sei anni, e dove sono stati registrati ben sette casi di pedofilia.