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Da lunedì 4 maggio sarà possibile anche l'asporto. «Faremo entrare una persona per volta, per i termoscanner aspettiamo le disposizioni». Per Nello come per tutti i pizzaioli il modo di lavorare, complici i dispositivi di protezione, è cambiato; «prima dell'emergenza realizzavamo 80-90 pizze in un'ora, adesso con i guanti e le tute andiamo più lentamente, e riusciamo a farne 60. La voglia di ripartire era comunque tanta». Se le pizzerie tornano a sorridere, stanno meno bene i ristoranti; nel Casertano quasi tutti hanno deciso di restare chiusi e di non aderire al delivery, e così faranno anche a fronte della possibilità di praticare l'asporto dal 4 maggio. Non hanno riaperto i piccoli locali, né quello medio-grandi e noti come Leucio, storico locale di Caserta, situazione nella frazione collinare del capoluogo.
«Non ce la siamo sentiti di affidarci solo al delivery e all'asporto - dice Ivan Fiorillo, uno dei titolari - sebbene quest'ultimo fosse un servizio che già offrivamo ai clienti.
Quando potremo riaprire al pubblico, allora potremo pensare di fare anche il delivery e riattivare l'asporto. Faremo ovviamene il distanziamento, passando da 100 a 50 tavoli; ma chiediamo chiarezza. Per superare questa crisi economica servono misure economiche fondo perduto, uno sconto sulle bollette».