Re Nasone «domina» la sua amata
Colonia: la statua a San Leucio

Re Nasone «domina» la sua amata Colonia: la statua a San Leucio
di Franco Tontoli
Mercoledì 16 Marzo 2022, 08:23
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Nell'atrio della chiesa del Belvedere a San Leucio i due Ferdinando si fronteggiano, due statue di bronzo, la prima rappresenta Ferdinando re santo, la seconda, protetta da drappi e lo sarà fino alla inaugurazione, rappresenta Ferdinando IV di Borbone, il monarca illuminato fondatore della Colonia serica, la cittadella dotata delle «Leggi per la popolazione di San Leucio» del 1782.

«La statua ci ricorda don Battista Marello, il sacerdote-scultore che ne è autore è nata da una felice iniziativa della trascorsa amministrazione comunale e rinnovata in continuità dal riconfermato sindaco Carlo Marino. Due anni dalla prima bozza di argilla, poi la pandemia che si frappone, la ripresa del lavoro e la statua è stata consegnata da un mese circa dalla Fonderia nolana Del Giudice. La giunta comunale in carica, su impulso del sindaco, dell'assessore alla Cultura Vincenzo Battarra ha mantenuto gli impegni finanziari assunti, ora c'è da sistemare la statua con una cerimonia pubblica prevista tra breve. La memoria di re Ferdinando merita questo riconoscimento, la statua viene installata a 206 anni dalla prima, quello che rappresenta il sovrano nel primo cortile del Belvedere in tenuta cesariana, opera firmata nel 1816 dallo scultore Solari che ne rappresentò l'autorità monarchica; io della sua monarchia ho inteso celebrare l'azione illuminata, il suo governo rivolto al sociale, agli operai, a una comunità che amò tanto da preferire la residenza di San Leucio a quella della Reggia fatta costruire dal padre Carlo di Borbone».

La statua è alta 2,20 metri, un blocco di bronzo di 520 chilogrammi e sarà sistemata su una robusta piattaforma offerta dalla impresa Casertano che ha realizzato lo snodo spartitraffico all'incrocio di via per San Leucio, via Catauli e via Tenga. Una statua all'altezza della regalità di re Ferdinando, un blocco bronzeo carico di simboli. Don Battista Marello accenna a una descrizione essenziale: «Il peso dice è dovuto alla nuvola del manto di seta con cui l'ho voluto rivestire, lucentezza che sta per illuminazione del buon governo, la seta e la colonia che la produceva e la lavorava, ricchezza di una comunità che per questo è ancora conosciuta nel mondo. Nella mano sinistra il libro con l'intestazione delle leggi, si badi leggi, non statuto, che regolavano la Colonia di San Leucio. Nella mano destra del monarca il subbio, un arnese cilindrico dei telai su cui si avvolgeva l'ordito del tessuto di cui si intravvede il ricamo dei tre gigli borbonici».
Con questa immagine Ferdinando IV dà il benvenuto a quanti affrontano il rettilineo che porta a piazza della Seta, per quanti lo discendono il retro della statua fa da riassunto a ciò che ci si lascia alle spalle. «Una composizione dice don Battista fatta di accenni di architettura, il frontone del Belvedere, le filande fumiganti, il puttino della fontana che si abbevera da una conchiglia, insomma gli elementi caratterizzanti di quell'ineguagliabile complesso storico-monumentale che è San Leucio».

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La borgata famosa per la lavorazione della seta antico ricordo perla dell'architettura e della urbanizzazione settecentesca, le case a schiera come due braccia spalancate ai piedi del Belvedere, aspetta di essere riportata nel complesso delle filande alla sua condizione di maestosa musealità. L'amministrazione comunale si sta muovendo per recuperare il tempo perso, l'ultimazione delle aree verdi che al Belvedere fanno da tappeto, una incompiuta lasciata a deperire. Il percorso di collegamento tra la Reggia e il suo parco e la borgata che ne è la continuazione è rimasto da anni allo stato progettuale, ogni tanto un guizzo, le navette per i turisti, una settimana di esperimenti e tutto nel dimenticatoio. Lo snodo di atipica rotonda sulla Sannitica, l'accesso al Belvedere con il benvenuto della statua del monarca, due momenti di un itinerario di recupero da ultimare con sollecitudine. La memoria di Ferdinando IV e quanti amano la borgata regale e operaia meritano l'impegno.
 

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