S'innamorò di una squillo e uccise
il protettore, i complici condannati

S'innamorò di una squillo e uccise il protettore, i complici condannati
S'innamorò di una squillo e uccise il protettore, i complici condannati
di Marilù Musto
Domenica 12 Luglio 2020, 10:06
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Si era innamorato di una prostituta e voleva salvarla dai suoi protettori albanesi. Ma finì per ucciderne uno. Non è terminata alla manier di Pretty Woman, l’avventura amorosa di Giovanni Cascarino di 52 anni di Mondragone e dei suoi presunti complici. Lei, la prostituta, non era Vivian che «lavorava» sulla Hollywood Boulevard. E Mondragone non era  Los Angeles, all'epoca. Sì, perchè i fatti risalgono al 1999.
E così, una vecchia storia è venuta a galla grazie alle confessioni di alcuni collaboratori di giustizia. E Bruno Sauchella di 39 anni, e Pietro Ligato, il figlio del boss di Pignataro Maggiore, venerdì sono stati condannati a 9 anni e 8 mesi di carcere a distanza di 21 anni dai fatti.
Una storia d'amore e di sangue, con al centro una donna da salvare. Ma per farlo, qualcuno doveva morire. Cascarino, stando alla ricostruzione eseguita dai pentiti, avrebbe ucciso l’albanese «protettore» della prostituta, Halim Margiekay con un fucile da caccia il 17 settembre del 1999 a Mondragone e avrebbe ferito il fratello, Fatmir. Proprio Fatmir avrebbe poi riconosciuto in udienza, davanti ai magistrati, l’omicida spiegando: «Conoscevo già Giovanni Cascarino perchè voleva vendermi delle auto. Avvicinò me ed Halim».
Inoltre, all'epoca Giovanni sembrava interessato alla fidanzata del fratello, Sonia. Un’altra testimone, Anna L., avrebbe riconosciuto alla guida della vettura del commando di fuoco che uccise l’albanese, una Fiat Uno, Mario C., poi coinvolto anche lui in un processo parallelo.
Sempre Anna, avrebbe raccolto le confessioni di Cascarino prima a Fondi, a casa della sorella, e poi in Germania dove lui si sarebbe trasferito. Sarebbe stato poi Giovanni Cascarino a spiegare ai magistrati che «Sonia subiva varie violenze». Insomma, voleva salvare quella donna bellissima dall’inferno del marciapiede. Voleva essere il Richard Gere della storia, ma si è ritrovato ad agire con un killer. Raccontò, poi, successivamente, che Sonia gli spiegò si essere stata portata in Italia ancora ragazzina dai due uomini albanesi, in particolare da Halim.
E di essere arrivata prima a Jesolo e poi a Mondragone. Stando al racconto della donna, l’albanese le spegneva le sigarette sul corpo e l’avrebbe costretta a prostituirsi. Sonia si sarebbe poi rifugiata a Scauri, approfittando di un periodo in cui non c’erano i suoi protettori in Italia, legandosi a Cascarino. Quest’ultimo, l’avrebbe portata con sè dalla sorella Elisabetta a Scauri per proteggerla dal suo lenone. Successivamente, seppe però che Halim, tornato in Italia, era arrabbiatissimo con Giovanni Cascarino e fece di tutto di per rintracciarlo. Voleva fargli pagare quel «furto» di donna, voleva soprattutto sottolineare che era probabilmente lui l’unico a poter decidere della vita di Sonia. Non gli riuscì. E mentre si affannava a cercare Cascarino, Cascarino trovò lui. Lo seguì e lo uccise mettendo in piedi un commando e partendo da casa di un amico che gli aveva messo a disposizione l’abitazione.
Venerdì, l’ultima fase del processo a carico di Bruno Sauchella e Ligato, quest’ultimo difeso dall’avvocato Carlo De Stavola. Il processo con rito abbreviato - il giudice era Emilio Minio del tribunale di Santa Maria Capua Vetere - si è concluso con la condanna a 9 anni e 8 mesi di detenzione. Una lunga storia che si è conclusa nel peggiore dei modi per tutti i protagonisti della vicenda. Ora Sonia pare sia fuggita da Mondragone, ma sulla sua pelle resteranno sempre i segni di quel brutto inferno trascorso.
 
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