Contributi illeciti a coop giornalistica
La Corte dei Conti sequestra 4 milioni

Contributi illeciti a coop giornalistica La Corte dei Conti sequestra 4 milioni
Sabato 16 Luglio 2022, 12:21 - Ultimo agg. 12:22
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CASERTA - I finanzieri dei Nuclei di Polizia economico-finanziaria di Taranto e di Caserta hanno eseguito un provvedimento di sequestro conservativo emesso, su richiesta della Procura regionale per la Campania, dal Presidente della Sezione giurisdizionale della Corte dei conti di Napoli, fino alla concorrenza dell'importo del danno erariale accertato, pari
a circa 4,2 milioni di euro, nei confronti di una società cooperativa giornalistica e dei suoi rappresentanti, per l'ipotesi di illecita percezione di contributi pubblici a sostegno dell'attività editoriale.

Destinatari del procedimento l'editore casertano Pasquale Piccirillo ed altre due persone.

Il provvedimento scaturisce da indagini condotte dalle Fiamme gialle nei confronti di una cooperativa beneficiaria di ingenti contributi di scopo, con sede legale in Campania ma che editava un giornale diffuso a Taranto. Dall'attività investigativa, coordinata dalla Procura regionale per la Campania della Corte dei conti, è emerso che la cooperativa giornalistica avrebbe più volte cambiato sede legale e denominazione di testata giornalistica, producendo - secondo l'accusa - falsa documentazione attestante un assetto societario diverso da quello reale, ed inducendo così in errore la Presidenza del Consiglio - Dipartimento per l'Informazione e l'Editoria di Roma, che le ha erogato indebitamente, dal 2008 al 2012, contributi pubblici per circa 4,2 milioni di euro.

Dall'indagine è emerso inoltre che i giornalisti avvicendatisi nella compagine associativa avrebbero disconosciuto una propria volontaria e sostanziale adesione alla cooperativa in qualità di soci, specificando che in realtà avrebbero svolto esclusivamente attività di lavoratori dipendenti come redattori e che il formale rapporto associativo quali cooperatori sarebbe stato
imposto loro dietro minaccia di licenziamento.

Le tre persone, amministratori di fatto della società, erano state denunciate a suo tempo all'autorità giudiziaria ordinaria per il reato di truffa aggravata funzionale al conseguimento di
erogazioni pubbliche. Le operazioni di sequestro hanno riguardato beni immobili, conti
correnti e crediti riconducibili agli indagati sino a concorrenza del danno erariale contestato.

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