Sindacalista investito e ucciso,
il camionista chiede scusa: «Avevo paura»

Sindacalista investito e ucciso, il camionista chiede scusa: «Avevo paura»
di Marilù Musto
Martedì 22 Giugno 2021, 07:00 - Ultimo agg. 18:46
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«Chiedo perdono alla famiglia del sindacalista». Con questa frase Alessio Spaziano, camionista di 25 anni di Baia e Latina, ha iniziato il suo interrogatorio-fiume nel carcere di massima sicurezza di Novara, ieri mattina. Il primo dato che emerge dopo il verbale è il seguente: il sindacalista Adil Belakhdim è stato schiacciato dalle ruote posteriori del tir dopo essere stato colpito di lato dall'autoarticolato. Niente impatto frontale. E l'autista non si sarebbe accorto di aver investito una persona. Sveglio, per nulla confuso, il camionista casertano ha guardato negli occhi il giudice del tribunale di Novara e ha spiegato: «Ho avuto paura di essere linciato, pensavo mi volessero tirar fuori dalla cabina e sono fuggito». Allo stato, è lui il responsabile della morte del sindacalista Adil Belakhdim della SiCobas, impegnato in un presidio all'ingresso del centro distribuzione Lidl di Biandrate, nel novarese. Diversa la ricostruzione fornita da Alessio rispetto a una versione iniziale trapelata dopo i fatti grazie a indiscrezioni. Prima del dramma ci sarebbe stato un diverbio: i manifestanti avrebbero circondato l'autoarticolato guidato da Alessio. Atteggiamento, quello dei lavoratori SiCobas, motivato dal fatto che l'autista, spazientito dall'attesa a causa blocco dei cancelli di uscita, aveva deciso di infilare, contromano, la corsia di entrata. Due racconti a confronto. Al centro, la morte di Adil Belakhdim che lascia moglie e due figli. 

Massima collaborazione con gli inquirenti: questa la strategia dell'avvocato Gabriele De Juliis, legale difensore del giovane camionista di Baia e Latina che ha inviato il suo collaboratore, Dario Cocozza, a Novara per assistere l'indagato durante il faccia a faccia con gip e procuratore. La linea difensiva ha funzionato: dopo tre ore di interrogatorio, il giudice ha disposto gli arresti domiciliari per Spaziano. Da ieri, il camionista è tornato - in serata - nel suo appartamento di Baia e Latina con moglie e figli. Resta l'accusa: omicidio stradale e resistenza a pubblico ufficiale.

Alla notizia della concessione dei domiciliari, fiumi di odiatori si sono espressi sui social: «Dovevi marcire in carcere», «Non mi fido dei giudici», i commenti più usati. E poi: «Al Nord non puoi guidare come se fossi a Caserta», si legge sotto a una foto del profilo Facebook di Alessio, con le sue bambine. «Incredibile, una tragedia non dovrebbe lasciare spazio a frasi razziste. Siamo addolorati per ciò che è accaduto a Novara», ha commentato il sindaco di Baia e Latina, Giuseppe Di Cerbo. «Questo è un paese di milleduecento anime, domenica qui si sono celebrati due matrimoni e i commenti dei ragazzi, durante un'occasione così bella, erano però rivolti a ciò che stava accadendo sul web. La magistratura farà il suo lavoro, noi non possiamo giudicare». Ma vista la spirale di rancore, sono in tanti a chiedere la chiusura del profilo Facebook del camionista. 

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Cautela da parte della famiglia della vittima. «È stata applicata comunque una misura cautelare detentiva che il giudice ha ritenuto sufficiente per evitare il pericolo di recidiva. Non cerchiamo vendetta, l'importante è che sia fatta giustizia e chiarezza», è quanto ha detto l'avvocato Eugenio Losco, legale che assiste Assia Lucia Marzocca, la moglie di Adil Belakhdim, commentando i domiciliari concessi ad Alessio. «I domiciliari sono una misura grave e importante - ha proseguito l'avvocato Losco - mi sorprende invece che la Procura abbia scartato la contestazione di omicidio volontario e abbia tenuto solo quella di omicidio stradale». Il motivo della contestazione del solo omicidio stradale sta, probabilmente, nella ricostruzione fornita dagli inquirenti e dallo stesso Alessio. Il tir sarebbe stato oggetto di picchiettate sulla cabina da parte dei manifestanti. Il camionista sarebbe andato avanti a scatti: accelerate e frenate. E poi? Alessio ha raccontato di aver sentito delle urla. Il tir aveva travolto il sindacalista di lato e il povero Adil sarebbe finito sotto le ruote posteriori. Il camionista sarebbe fuggito lasciando Adil a terra. Poco prima gli era stato intimato l'alt dalla Digos. 

Questa è una storia dove ai vertici della stesso ago ci sono due operai, due padri di famiglia, ma anche il Sud e il Nord, chi ha ucciso e la vittima. Analogie e contrappasso si mescolano in un unico tema: il lavoro. Lavoratore era il primo, lavoratore il secondo. Ora, il destino di entrambi è segnato. Quello di Adil, per sempre. 

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