«Soldi per la morte di mia figlia?
Meglio se puniscono i carnefici»

«Soldi per la morte di mia figlia? Meglio se puniscono i carnefici»
di Emanuele La Prova
Venerdì 19 Marzo 2021, 08:51 - Ultimo agg. 20 Marzo, 20:14
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Tra i familiari delle vittime di femminicidio e di reati di stampo mafioso che verranno risarciti dal Ministero dell'interno, vi saranno i genitori di Veronica Abbate, la 19enne di Mondragone uccisa nel settembre 2006, dall'ex fidanzato, Mario Beatrice. 

«Non ero a conoscenza di questo fondo messo a disposizione dal Viminale», ha dichiarato ieri pomeriggio la signora Tina Ianniello, 57 anni, mamma della povera Veronica «dopo la tragedia, ancora oggi mi fa molto male parlare di soldi. Ricordo che al tempo, la famiglia di Beatrice mi offrì 50mila euro, ma ho praticamente sputato sopra quella proposta indecente». Oltre alla famiglia Abbate, il Viminale ha disposto altri sei indennizzi, per un totale di duecentosessanta mila euro. «Per il momento non abbiamo ricevuto comunicazioni da nessuno», ha spiegato la signora Tina «siamo in attesa di conoscere qualche dettaglio in più. Nel corso degli anni, questa presunta e ridicola cifra, l'abbiamo spesa tra avvocati e psicologi. Per questo motivo, preferisco considerare questa presunta somma come un rimborso spese. Non sarà mai un risarcimento: nessuno mi restituirà mai mia figlia».

La Ianniello ha poi continuato: «In tutto questo tempo, ho visto cose nelle aule dei tribunali che mi hanno lasciato senza parole.

Ho cominciato una vera e propria lotta con la giustizia, una volta notato che tutti i diritti del carnefice venivano tutelati, mentre a nessuno importava della vittima e della nostra famiglia».

Nonostante le mille difficoltà scaturite dalla tragedia però, questa donna forte ed orgogliosa non ha mai pensato, nemmeno per un solo istante, di arrendersi. Dopo la morte di Veronica, Tina è diventata un vero e proprio punto di riferimento per il territorio, nella lotta alla violenza in tutte le sue sfumature. Nel 2007, un anno dopo la scomparsa della figlia, la signora Tina è diventata il volto e l'anima dell'associazione Veri, nata per tutelare i diritti e la sicurezza delle donne di qualsiasi età, vittime di maltrattamenti domestici e soprusi. «L'idea dell'associazione è nata proprio durante il periodo in cui ho assistito ad episodi vergognosi in tribunale», ha spiegato la Ianniello «naturalmente abbiamo scelto il nome Veri per onorare la memoria di mia figlia, ma in realtà è anche l'acronimo di verità, emancipazione, rispetto ed impegno. Cerchiamo di difendere tutte le donne che hanno bisogno di aiuto. Naturalmente siamo molto attivi su tutto il territorio circostante, non ci fermiamo alla sola Mondragone». La donna ha poi continuato: «Negli ultimi anni, l'associazione è cresciuta moltissimo. Ad oggi, ospitiamo un centinaio di donne. Arrivano da noi senza un briciolo di autostima. Il cinque maggio del 2013, abbiamo aperto la casa di Veri, ovvero un'abitazione per le vittime che abbiamo accolto.

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La struttura ci è stata consegnata dal Comune di Mondragone: si tratta di un edificio confiscato alla criminalità organizzata. In Campania, sono soltanto nove le case di accoglienza riservate alle donne vittime di violenza. Nel frattempo, abbiamo vinto un altro bando grazie al quale potremo usufruire di un ulteriore edificio. Questa struttura però, è stata lasciata dai precedenti proprietari in condizioni pietose: ci vorrà del tempo per risistemare tutto. Una volta terminati i lavori, organizzeremo dei nuovi laboratori e delle nuove attività, per far avvicinare le nostre donne al mondo del lavoro. Promuoveremo corsi di cucina e di découpage, ed in futuro mi piacerebbe molto aiutare le nostre assistite a prendere la patente di guida. Tutto ciò che potrebbe renderle autonome, deve essere considerato obiettivo importante da conquistare».
 

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