Strage di Nizza, fucile venduto
per pochi grammi di droga

Strage di Nizza, fucile venduto per pochi grammi di droga
di Mary Liguori
Venerdì 23 Aprile 2021, 08:00 - Ultimo agg. 24 Aprile, 00:12
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Il mandato d'arresto europeo porta in calce la data del 27 aprile 2020, atto conseguenziale alla pronuncia della Corte d'Appello di Parigi in merito alla posizione di otto presunti fiancheggiatori di Mohammed Lahouaiej Bouhlel, il franco-tunisino autore della strage di Nizza del 14 luglio 2016. Nell'elenco dei soggetti che, secondo l'Antiterrorismo transalpino, entrarono in contatto con l'attentatore nelle settimane precedenti la strage della Promenade des Anglais compare il nome di Enri Elezi, 22enne all'epoca dei fatti, catturato due sere fa a Sparanise, in provincia di Caserta, dalla polizia. L'intelligence francese è arrivata a lui tramite il cugino, Adriatik Elezi, arrestato per le stesse accuse e morto suicida in una prigione della Costa Azzurra l'8 giugno del 2018. È quanto ricostruito nel corso della complessa indagine sui tragici fatti del 14 luglio 2016, quando Bouhlel, 31 anni, camionista, alla guida di un furgone si lanciò sulla folla ammazzando 86 persone e ferendone 307. Enri Elezi in quel periodo viveva nei pressi di Nizza con alcuni connazionali. Entrò in contatto con Bouhlel nelle settimane precedenti l'attentato. 

La polizia francese è in possesso di un dialogo intercettato in cui, parlando con suo cugino, che lo avrebbe accompagnato durante la transazione, Elezi si vantava di avere rifilato a un intermediario, anch'egli albanese, un fucile automatico non funzionante in cambio di 35 grammi di cocaina. Una truffa, dunque, ma è da questo dialogo che la polizia francese è partita per collocare Elezi nel giro dei contatti diretti dell'attentatore. Ritengono le autorità parigine che Elezi, soprannominato «Gino», fornì a Bouhlel un fucile d'assalto rubato e tenuto nascosto in una foresta sulle montagne vicino Nizza, attraverso un altro albanese. L'arresto eseguito dalla polizia italiana sotto il coordinamento dell'Interpol, è avvenuto in esecuzione del mandato di cattura europeo spiccato dopo che la Corte d'appello di Parigi ha confermato, nel marzo 2020, il coinvolgimento di otto persone, tra cui Endri Elezi, nelle fasi precedenti l'attacco a Nizza. Le indagini sul suo conto sono chiuse. Secondo l'avvocato Eric Morain, che rappresenta la Fenvac, Federazione Nazionale delle Vittime degli attentati, «il processo non inizierà prima del 2022». Nello specifico, le accuse contestate a Elezi sono l'associazione per delinquere e la violazione della legge sulle armi nella parte dell'indagine relativa al traffico di armi. Finora, questa parte dell'inchiesta non è riuscita a dimostrare che i cinque soggetti accusati di avere fornito armi a Bouhlel sapessero che le avrebbe utilizzate per un attacco terroristico. Per questa ragione, l'accusa di terrorismo nei loro confronti è caduta e sono comparsi dinanzi alla Corte d'Assise per reati comuni. Altri tre uomini, Mohamed Ghraieb, Chokri Chafroud e Ramzi Arefa, sono invece stati rinviati a giudizio per associazione terroristica criminale. 

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Elezi, che in Italia pare fosse arrivato dall'Albania un paio di mesi fa con un permesso turistico, viveva in una casa nel centro di Sparanise a poca distanza dalla stazione dei carabinieri e dal Municipio. Girava con una Bmw nera con targa albanese e si accompagnava sempre a un suo connazionale che gli faceva da interprete. Abitava con la compagna e il figlio di 4 anni che era con lui quando, mercoledì sera, la Digos lo ha catturato nei giardini pubblici. Ieri, in questura a Caserta, sono stati interrogati sia la donna che l'amico del 28enne e diversi altri albanesi. Elezi è detenuto a Poggioreale. È evidente che il giovane albanese non si nascondeva, lo si vedeva ogni giorno in giro. Probabilmente, Elezi non sapeva di essere ricercato.

Eppure l'autorità francese gli dava la caccia da un anno. Due sere fa il cerchio si è chiuso. Alla polizia è pervenuto il plauso del ministro Lamorgese. «L'arresto di Elezi ha detto - conferma le elevate capacità degli investigatori antiterrorismo della Polizia e l'efficacia della collaborazione internazionale». Ieri, in serata, c'è stata la convalida in Corte d'Appello a Napoli, la misura è stata confermata per il pericolo di fuga. Difeso dall'avvocato Francesco Fabozzi, Elezi ha respinto ogni addebito. L'udienza che aprirà la via all'estradizione si terrà il 6 maggio. 

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