Treni bloccati, aziende al buio
e depuratori fermi: ecco i furti di rame

Treni bloccati, aziende al buio e depuratori fermi: ecco i furti di rame
di Antonio Borrelli
Lunedì 3 Ottobre 2022, 09:15 - Ultimo agg. 10:23
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Treni bloccati, cimiteri al buio, aziende sventrate, depuratori fermi e pompe di sollevamento guaste. Solo nel 2022 gli effetti del tour criminale nel Casertano a caccia dell'oro rosso sono i più disparati. D'altronde sono il numero delle denunce e gli stessi report delle forze dell'ordine sul mercato nero del rame a cristallizzare il fenomeno, individuando il Casertano come uno degli epicentri del business milionario.

Da oltre un decennio, anche in provincia, si assiste ad una progressiva escalation di furti del prezioso materiale. E ad essere colpiti sono soprattutto gli impianti pubblici, particolarmente ricchi di rame e lontani da occhi indiscreti. Attraversando tutto il Casertano, solo quest'anno si conterebbero almeno 50 denunce di furti messi a segno per sottrarre l'oro rosso. In pochi mesi sono state colpite cittadine come Sessa Aurunca, Pignataro Maggiore, Teano e Presenzano. E neppure il capoluogo è esente dal fenomeno, come dimostra il recente arresto di due ucraini di 31 e 29 anni, che stavano sventrando una cabina elettrica alle spalle del Monumento ai Caduti in via Unità Italiana. Gli agenti della Volante li hanno fermati proprio mentre trafficavano con utensili da lavoro e una piccola scala. Inoltre, a pochi metri di distanza alcuni cavi elettrici estratti dal condotto fuoriuscivano da un tombino con il coperchio rimosso ed erano pronti per essere caricati su un furgone. Ma i precedenti dell'anno disegnano una vera e propria mappa del business. A marzo, durante un servizio di tutela ambientale della Polizia Municipale, una squadra guidata dal maggiore Alberto Parente scovò dei ladri che avevano appena rubato chili di rame nel cantiere della centrale turbogas di Presenzano. 

A maggio i carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Sessa Aurunca e della Stazione di Grazzanise arrestarono 15 membri di una banda che tra il 2019 e il 2020 aveva messo a segno 40 colpi in tutta la Campania, estendendo il raggio d'azione al Lazio e alla Puglia.

Caserta, Napoli, Salerno, Avellino, Latina, Frosinone, Rieti, Roma e Bari. Il bottino stimato era di oltre due milioni di euro e il materiale preferito era proprio quello elettrico e il rame. A giugno fu invece il cimitero di Teano ad essere colpito: centinaia di metri di cavi di rame vennero letteralmente sradicati dalle pareti e persino dalle tombe, per un totale di 15mila euro di materiale. Proprio per la mole di materiale asportato si presume che quel raid sia durato diverso tempo, anche alcune ore durante la notte. 

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Per comprendere l'entità del business basti pensare che sui mercati il rame è arrivato a costare anche 7,5 euro al chilo, al punto sempre più bande si sono specializzate nella caccia all'oro rosso. Secondo gli investigatori i ladri di rame si sono ormai specializzati, diventando estremamente abili: secondo i rapporti sul fenomeno bastano circa 20 minuti di notte per rubare 50 chili di materiale. Le protezioni in gomma che rivestono i fili che corrono accanto ai binari vengono invece eliminate in un secondo momento, quando la refurtiva viene portata nei nascondigli prima di essere rivenduta. Sono proprio le intercettazioni telefoniche usate nell'ambito dell'«Operazione Oro Rosso» a permettere di far luce sui meccanismi di smercio del rame rubato. L'operazione ha chiarito il percorso del materiale: a volte la refurtiva passa direttamente dai ladri alle fonderie, grazie agli imprenditori dei centri di raccolta che realizzano guadagni con la propria intermediazione e senza l'utilizzo dei loro siti per il transito dei materiali. Altre volte si contatta la rete del mercato nero per la messa in vendita. 

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