Superdose di Pfizer per un detenuto del carcere di Santa Maria Capua Vetere. È accaduto il 14 settembre e il vaccinatore si è subito accorto dell'errore: anziché iniettare una dose (la seconda), gli ha inoculato l'intera fiala di farmaco, sei dosi, appunto. È così subito scattato il protocollo di sicurezza, benché l'uomo non presentasse particolari sintomi. Il carcere ha disposto il trasferimento dell'uomo, un 41enne bergamasco, all'ospedale di Sessa Aurunca dove è stato ricoverato precauzionalmente sotto osservazione. Durante la degenza, da quanto si è appreso, il 41enne non ha avuto alcuna sintomatologia preoccupante tanto che, ieri, ha chiesto di poter ritornare al penitenziario ed ha firmato le sue dimissioni. Della vicenda si è appreso dopo che la famiglia del detenuto, messa al corrente della situazione dall'istituto, ha contattato, insieme all'avvocato, l'ufficio regionale del garante dei detenuti. Samuele Ciambriello si è dunque subito attivato, ricevendo tempestivamente informazioni sulla vicenda dal direttore sanitario del carcere. Già al ritorno nel penitenziario al detenuto è stato consentito di telefonare ai parenti e, ieri, ha usufruito della videochiamata. La disavventura sembra finita senza conseguenze, tuttavia toccherà aspettare il decorso dei prossimi giorni. «Al momento sono tranquillo perché l'uomo non ha alcuna complicanza. Il 41enne - spiega Ciambriello - resta sotto costante monitoraggio e l'istituto ha provveduto a richiedere una consulenza infettivologica».
La vicenda riporta alla ribalta la situazione sanitaria del carcere pochi giorni dopo che i sindacati che rappresentano medici e infermieri in servizio nel penitenziario di Santa Maria Capua Vetere hanno denunciato carenza di spazi e inadeguatezza del personale.
Un passaggio, poi, sul reparto Senna, unica sezione femminile di alta sicurezza in Campania. «Al momento ci lavora solo un solo Osa, ma serve che l'Asl provveda a collocarci un medico di guardia e un infermiere. Per le visite specialistiche le detenute devono essere accompagnate in altri reparti e questo crea ulteriore promiscuità. Gli specialisti, così come operano nel resto dell'istituto, devono essere operativi anche al reparto Senna».