Museo di Capodimonte, spunta un «nuovo» Cavallino

Restaurato, riattribuito e finalmente esposto nel museo il dipinto di San Sebastiano che era nascosto nei depositi

Il restauro di Bernardo Cavallino
Il restauro di Bernardo Cavallino
Maria Pirrodi Maria Pirro
Venerdì 12 Aprile 2024, 07:00 - Ultimo agg. 15:45
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Alla (ri)scoperta di Bernardo Cavallino, grazie agli Amici di Capodimonte. Un suo «San Sebastiano curato da sant’Irene, con un’ancella», sistemato ora al secondo piano del museo, nella sala n. 95, è stato scovato nei depositi dal presidente dell’associazione, Errico di Lorenzo. «Per me è stata una folgorazione» dice l’elegante avvocato, soprattutto appassionato d’arte. «Con l’occhio clinico», lo loda Riccardo Lattuada, ordinario della Vanvitelli che ha attribuito nuovamente il dipinto al pittore napoletano.

«Nel dopoguerra l’opera autografa era stata declassata a “copia antica”, probabilmente a causa del suo stato di conservazione», chiarisce il professore universitario, confrontando le foto scattate prima e dopo il restauro affidato a Karin Tortora, presente alla affollata conferenza di presentazione.

E, a questo punto, non serve un esperto per notare la differenza: «Le vernici erano talmente invecchiate da far prevalere il giallo ocra cupo, con un effetto quasi da monocromo; i ritocchi erano ossidati e apposti sulla materia originale», osserva Lattuada. E ora? «I segni del tempo restano più evidenti sulle fronde degli alberi, sui volti delle figure e sulla gamba del santo ucciso perché cristiano. Ma il dipinto è poetico, anche per il legame tra le figure e il paesaggio: ancora trasmette tutta la forza espressiva di cui era capace Cavallino, tra i più sublimi maestri del Seicento». 

Ogni dettaglio rivela una storia, qualcosa di speciale: gli abiti delle donne sono fatti di stoffe preziose, «contrassegno di aristocrazia». E, tra le due, quella che sembra essere l’ancella è intenta a estrarre la freccia dal corpo di san Sebastiano con un gesto così raffinato: «Come se prendesse un’oliva del Martini», dice Lattuada, che guarda al contemporaneo e, insieme, al passato. In particolare, ai maestri della generazione precedente a Cavallino che hanno ispirato la composizione della tela. «Il corpo del santo è eseguito con toni argentei come nella “Pietà” di Jusepe de Ribera», svela il docente, e sottolinea che il capo riverso è una variante ripresa proprio dall’artista spagnolo, ma non mancano i richiami a Massimo Stanzione e Annibale Carracci. «Il ritrovamento dimostra che i musei possono ancora offrire spunti di enorme interesse», la lezione. 

 

Eike Schmidt, il direttore del museo di Capodimonte che ha chiesto l’aspettativa per candidarsi a sindaco di Firenze, si dichiara contento di essere presente «in quanto padrone di casa». Aggiunge: «Altrimenti, sarei venuto come ospite, per un quadro squisito e l’enorme interesse legato alla pittura barocca». Il critico d’arte non può evitare le domande sulle polemiche scatenata dalla discesa in campo, a distanza di appena quattro mesi da inizio del mandato. «Non trasloco da Napoli. Ma non rispondo perché ognuno deve decidere per sé: la norma è molto chiara. Ci sono tanti casi come il mio, come Giuseppe Conte». Quanto al ruolo di terzietà così in bilico, secondo il sindaco Gaetano Manfredi: «Siamo uguali: come lui, neanche io sono iscritto a un partito». A Napoli gli Amici di Capodimonte sperano che il manager stimato torni in realtà dopo la campagna elettorale, mentre gli avversari del Pd e del resto del centrosinistra ne chiedono le dimissioni immediate, per domani annunciano un sit-in ed esprimono preoccupazione per la guida ad interim del museo. «In Campania ce ne sono al momento 34 che vengono gestiti attraverso delega», replica Schmidt. «Un’assenza di circa cinque settimane, sei o forse sette in caso ballottaggio, qualche anno fa era normale, quando i direttori andavano in vacanza a metà luglio e tornavano a inizio settembre. Meno male che non siamo più in questa situazione e lavoriamo tutti i 12 mesi all’anno», conclude, sottolineando di non aver perso tempo, in questi primi mesi, e fatto ripartire il riallestimento delle porcellane e il progetto per far ammirare la collezione donata da Lia Rumma

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