Alberto Angela: «Nerone come Joker vittima delle fake news»

L'ultimo capitolo sulla trilogia dedicata all'imperatore

Alberto Angela: «Nerone come Joker vittima delle fake news»
di Luciano Giannini
Domenica 18 Dicembre 2022, 08:20
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Persegue, con la propria impronta, l'obiettivo di papà Piero: rendere accessibile la conoscenza in un mondo vocato alla disattenzione. Domenica prossima, in prima serata, Alberto Angela sarà su Raiuno con «Stanotte a Milano» e tre giorni dopo, il 28, presenterà la nuova serie, in tre puntate, di «Meraviglie». Intanto è a Napoli. Stamattina alle 11, al teatro Bellini, presenterà il terzo volume della sua trilogia su Nerone e l'incendio di Roma. Dopo L'ultimo giorno di Roma e L'inferno su Roma, ecco Nerone - La rinascita di Roma e il tramonto di un imperatore (HarperCollins con Rai Libri), che vanta una consulenza scientifica di prim'ordine e una pregevole illustrazione di Milo Manara.

«Ci tenevo a tornare da voi per parlare del mio libro.

Nei mesi scorsi, girando Stanotte a Napoli, mi sono sentito a casa. In quelle ore ho capito che questa città ha un modo di vivere che è il frutto della sua lunga Storia: i piccoli riti quotidiani, la giovialità, l'emotività sia nel bene che nel male, l'amore profano per Maradona, simile a quello che l'antica Grecia nutriva per i suoi eroi. Perché Napoli è rimasta città greca. Chi la visita resta attratto dall'aria antica che respira e che si è miracolosamente preservata».

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Angela, di che cosa tratta questo terzo volume?
«Nel primo ho raccontato la Roma che precedette la catastrofe; nel secondo l'incendio; ora quel che accadde dopo, fino alla morte di Nerone. Vorrei si comprendesse come probabilmente un incidente fortuito, non doloso - per esempio la caduta di una lucerna, che appiccò le fiamme - sia stato capace di cambiare il mondo».

Si spieghi meglio.
«L'imperatore non fu responsabile del disastro che distrusse la capitale dell'impero; e non lo furono i cristiani, che lui accusò; fake news, diremmo oggi, messe in giro dai suoi nemici in Senato. Il popolo, al contrario, lo amava. Le false notizie mettevano in pericolo la sua fama, però, e lui trovò il capro espiatorio in quel movimento religioso che emetteva allora i primi vagiti, il cristianesimo. Gli adepti, a quel tempo, erano assai pochi in una città di un milione di abitanti, e nessuno li proteggeva. L'imperatore non aveva nulla contro di loro, ma in quel momento gli servirono».

E li martirizzò...
«Innanzitutto Pietro, che fu sepolto clandestinamente; ma la sua tomba, col trascorrere del tempo, si trasformò in oggetto di culto, fino a diventare il luogo su cui erigere la basilica centro e simbolo della cristianità. E non solo...».

Che altro?
«Nerone ricostruì Roma con criteri assolutamente nuovi. E fece edificare la Domus Aurea, aprendola al pubblico, come il Quirinale il 2 giugno, affinché il popolo condividesse la bellezza, gli agi e gli ozi appannaggio delle classi ricche. All'interno dell'area c'era anche un lago che, poi, Vespasiano fece prosciugare per innalzarvi il Colosseo. Dunque, senza quella lucerna non avremmo San Pietro, la Cappella Sistina e neppure il monumento simbolo di Roma. E il cristianesimo sarebbe quel che è oggi?».

Lei definisce Nerone «l'imperatore Joker», perché?
«Prima di Joaquin Phoenix, Joker era un pazzo sadico, cinico e folle. Poi, grazie al film di Todd Phillips, abbiamo scoperto il percorso che ha indotto al male un uomo normale. Il paragone calza. La trilogia sull'incendio vi svelerà un Nerone diverso, che non bruciò la città, non cantò vedendola ardere, non uccise Poppea con un calcio, non fu un guerrafondaio, ma anzi partecipò ai giochi olimpici, coltivò un'idea molto moderna di Roma, amò l'arte. Si esibì anche a Napoli, com'è noto. Insomma, era in anticipo sui tempi. Ma, per colpa delle fake news, divenne l'Anticristo. Nell'Apocalisse di Giovanni è definito un mostro. E il numero 666, il male assoluto per i cristiani, a lui si riferisce. Dando un numero alle lettere del suo lunghissimo nome, la somma che risulta è sei sei sei».

Dopo «Stanotte a Napoli», a Natale scorso, domenica prossima andrà in onda «Stanotte a Milano». Quali sensazioni diverse ha provato girando le due puntate?
«Ogni città d'Italia ha il proprio fascino, la propria storia. E ciascuna, in fondo, è uno strumento musicale che, assieme agli altri, canta la bellissima sinfonia di un Paese meraviglioso, con tremila anni di civiltà alle spalle».

Infine, papà Piero: quale eredità, quale lezione ha lasciato, di cui questo Paese possa servirsi per diventare migliore di ciò che è oggi?
«Le rispondo con le sue parole in punto di morte: ora ognuno faccia la sua parte».

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