De Giovanni e Sara, una sorella tosta

Lo scrittore napoletano continua la saga thriller

Maurizio De Giovanni
Maurizio De Giovanni
di Generoso Picone
Giovedì 18 Maggio 2023, 07:46
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«E allora che cosa rimane, del passato? Che cosa ci portiamo dietro?». «Rimangono i sentimenti, Nico. L'impronta di ciò che si è provato, passioni, amori, vicinanze. E si resta impegnati al sostegno. Alla presenza. L'uno per l'altra, sempre. Perché se si è stati davvero uniti, lo si rimane in eterno»: nella risposta che Sara Morozzi consegna a un certo punto della vicenda di cui è protagonista c'è la chiave d'accesso a questo nuovo episodio dedicato da Maurizio de Giovanni all'ex agente dei Servizi segreti, ma in azione permanente ed effettiva nella Squadra. Sorelle.

Una storia di Sara ne è il titolo (Rizzoli, pagine 268, euro 19), settima apparizione narrativa in sei anni per colei che con il nome di battaglia Mora ora si ritrova a salvare la vita all'antica amica e sodale di organizzazione, Teresa Pandolfi, la Bionda del gruppo.

A un certo punto è scomparsa, svanita nel nulla, persa in un buco nero di rischio estremo: non risponde alle chiamate, non ha lasciato segni di eventuali partenze, non ci sono messaggi di improvvisi distacchi. Appare chiaro che sia in pericolo e così è perché l'hanno rapita, prelevata con forza da qualcuno che vuole prima sottrarle documenti riservatissimi e assai delicati su un'indagine decisamente compromettente su una faccenda di rifiuti tossici e poi eliminarla, annientarla, ucciderla. Soltanto Sara può salvarla, e così avverrà al termine di una sequenza di movimentate con colpi di scena e rivelazioni la cui efficacia è bene sottrarre ad anticipazioni di sorta.

Resta l'abilità collaudata di De Giovanni nel maneggiare materiali ad alta sensibilità sentimentale, politica e sociale disponendoli in una trama che spazia dai Palazzi del Potere ufficiali e occulti, nazionali e internazionali ai luoghi del malaffare, dagli ambiti dell'intrigo a quelli di una città dove il profilo di Napoli è più che intuibile, convocando l'intera compagnia della squadra, dal diversamente vedente Andrea Catapano a Davide Pardo accompagnato dal fiuto di Boris, il cane Bovaro del Bernese, da Viola, la giovane vedova figlia di Sara fino al nipotino Massimiliano e altri ancora.

Sara è ormai un personaggio dal carattere ben marcato nel campionario dell'autore delle avventure del commissario Ricciardi e delle imprese dei Bastardi di Pizzofalcone. Per de Giovanni è il simbolo al femminile della lotta per l'affermazione della Verità e della Giustizia, una figura che ha alle spalle un'esperienza umana densa e tormentata composta da lutti, perdite, ferite, dolore, una memoria viva e inquieta e un'energia sempre pronta a scattare. Qui è messa duramente alla prova in una missione che si sviluppa su un campo minato da presenze di straordinaria autorevolezza criminale e con al centro la portata di una enorme affare di traffici illeciti, ma anche e soprattutto dalla circostanza che in ballo c'è la vita della sua Teresa.

Lei è il contrario e l'altra parte di sé. «Noi due siamo diverse, io ti prenderei a calci almeno dieci volte al giorno, e siamo due colleghe che fanno uno strano mestiere, di quelli che non si possono raccontare in giro; ma siamo anche qualcos'altro. Siamo due sorelle che si sono scelte, che non si sono trovate per caso nello stesso posto e nella stessa famiglia», le dice la Bionda dell'unità. Entrambe hanno alle spalle lutti e sconfitte, amori devastati nell'esercizio dei compiti, unioni maturate all'interno dei Servizi, alimentate da amore autentico e cementate anche dalla tensione a un unico obiettivo: hanno vissuto i loro rapporti in maniera diversa e speculare - «Sara aveva capito di amare, e aveva amato fino in fondo, senza fingere, senza paura, senza nascondersi. Si era innamorata e aveva cancellato tutto il resto, proprio quello che lei, Teresa Pandolfi detta Bionda, non aveva saputo fare. Finendo per essere punita dal destino. Finendo per essere condannata all'ergastolo del non-amore» - hanno visto morire i loro uomini, Massimiliano Tamburi per Sara e Marco Sfinzi per Teresa. Dice Massimiliano, il capo dell'unità, quando la malattia sta per porre fine ai suoi giorni rivolgendosi a Teresa, che gli succederà nell'incarico ai Servizi: «So che non avete un rapporto facile: siete diverse. E non pretendo di costringervi a tenervi compagnia. Ma avete un legame che nessuno ha. Tu sei passata per la morte dell'uomo che amavi, e adesso sta per passarci lei. Avrete ferite, e sangue, e rabbia, e dolore, ma siete qualcosa di unico. Voi due siete sorelle».

Il valore narrativo che spicca nelle pagine di de Giovanni sta proprio nella capacità di dettagliare la dote morale della sorellanza e l'eccezionale carica che riesca a produrre. Con l'efficacia di riaprire le stanze del passato e di recuperarne i dati che rendono possibile decrittare il presente. Con la possibilità di colpire i disegni delinquenziali del Potere e, probabilmente, il Potere tout court: quantomeno di bloccarne le strategie più becere, consapevoli purtroppo che a un Sistema si sostituirà un altro. Ma questo è il mondo: l'amicizia e gli affetti servono almeno a proteggersi.

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