“Taxi confidential”, 20 racconti a bordo dell'auto gialla

“Taxi confidential”, 20 racconti a bordo dell'auto gialla
di Giovanni Chianelli
Lunedì 20 Dicembre 2021, 16:00
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“Taxi driver” e il “Il tassinaro” sono i due cult del settore. Ma anche “Taxisti di notte” di Jim Jarmusch, ed è difficile dimenticare la bella Esmeralda che in “Pulp fiction” trasporta Bruce Willis reduce da un omicidio involontario sul ring. Il cinema è sicuramente debitore del mondo dei taxi. Anche la letteratura, dal classico, conturbante “Lettera in un taxi” di Louise De Vilmorin al recente “Last taxi driver” di Lee Durkee, a cui si aggiunge da oggi “Taxi confidential” (Ronca editore, 114 pagine, 15 euro; il ricavato andrà in beneficenza all’Ail) di Giuseppe Coccon. La prima presentazione si è tenuta venerdì 17 nella sede napoletana di Consortaxi. E l’autore è voluto partire da Napoli perché è in qualche modo debitore alla città dell’idea di raccogliere 20 storie di corse in taxi in mezzo mondo, da Mosca a Malè, da Città del Messico a Londra.

Il racconto partenopeo ricorda l’inizio di “Così parlò Bellavista”, quando Tommaso Bianco, alla guida della vettura gialla, saluta l’ingresso di Renato Scarpa con un indimenticabile «dottò, voi siete di Milano?» cui seguirà una poesia di Di Giacomo, il mitico ingorgo a croce uncinata e una raccomandazione volante per il cugino all’Alfasud. «Dottò, siete venuto in aereo o in treno da Milano» è invece la domanda che Gennaro, protagonista del brano, fa a Coccon.

In una serata fredda dell’inverno ’94, con la città che si sta attrezzando a ricevere i grandi della terra per il G7, Gennaro conduce il cliente in una Napoli pittoresca, tra una contrabbandiera di sigarette e i luoghi attraversati da Maradona e Mario Merola; si conoscono, parlano delle loro famiglie. Così Coccon ci resta male, alla fine, quando la corsa costerebbe 35mila lire e il tassinaro ne trattiene 50 perché, spiega, non ha resto. Non era una scusa: l’autore se ne accorge il giorno dopo, gli arriva sul luogo di lavoro una guantiera di dolci che costa proprio 15mila lire.

Oltre l’oleografia, quasi dovuta, della storia napoletana ci sono diverse vicende particolari: Sergej che porta la gente in giro per Mosca a bordo di un’ambulanza che di notte diventa un taxi e che approfitta della sirena per farsi largo nel traffico della capitale russa dopo la fine dell’Urss. Anna che a Palermo vive sola con due figli dopo essere stata lasciata dal marito marocchino. Christine, senegalese a Parigi, critica nei confronti del governo e simpatizzante della destra. Zia Caterina, di Firenze, che dopo la morte del compagno decide di dedicare la sua vita ai bambini malati terminali e ai loro genitori, aiutandoli negli spostamenti da casa all’ospedale. Alessandro, una figlia disabile, in epoca Covid trasporta gratuitamente una bambina malata oncologica dalla Calabria a Roma per farla curare. Ed Emanuele, Duca 40, tassista romano che fa cantare in auto tutti i suoi clienti. Più Ciccio, “il tassista preferito da prostitute e trans”, che accompagna il professore di latino che ama vestirsi da donna, il laureato di buona famiglia pazzo per il fetish: “Il popolo della notte” scrive l’autore.

Insomma una galleria di personaggi che solo un’agorà vagante come il taxi - parola uguale in tutte le lingue del mondo - riesce a creare. Vite come le passanti di De Andrè, venti minuti che diventano eterni, confidenze che si srotolano come solo con gli sconosciuti accade. «I taxi sono storie in movimento, diversi in tutto il mondo eppure uguali. Luoghi magici, sospesi tra una partenza e un arrivo, dove tutto è possibile - dice Coccon - Attendono in fila, silenziosi e solerti e ti regalano la prima immagine di una città in quei luoghi-non luoghi che sono le stazioni, gli hotel e gli aeroporti. Premonizioni di ciò che verrà».

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