Tra Diego e Truffaut il Napoli in parlamento

L'ex ministro Quagliariello si racconta tifoso

La copertina del libro
La copertina del libro
di Ugo Cundari
Domenica 14 Maggio 2023, 09:02
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Dura per un ragazzino di sei anni tifare Napoli e avere come idoli Sivori e Altafini allenati da Pesaola, quando lo zio è patito dell'Inter, i cugini più grandi tengono al Milan, un numero imprecisato di parenti è innamorato segretamente della Salernitana e per di più il padre, che va onorato accogliendo per eredità di sangue tradizioni di famiglia e squadra del cuore, è pazzo della Juventus. Come si fa? Si usa quel conflitto per imparare e via via raffinare l'arte della mediazione, dell'incontro con chi la pensa diversamente, della comprensione delle ragioni altrui, che è poi l'arte della politica, capacità che ha sviluppato il protagonista di Scusa papà ma tifo Napoli (Rubbettino, pagine 152, euro 15), Gaetano Quagliariello.

Napoletano del 1960, ha ricoperto incarichi istituzionali di alto livello, è stato senatore e ministro, e tra i meriti di cui è più orgoglioso c'è quello di aver fondato nel 2018 il Napoli Club Parlamento. L'autore racconta la sua vita scandita dalle partite del Napoli, le sconfitte e le vittorie, le partite giocate con cazzimma e quelle perse come polli, in un continuo alternarsi di lacrime di gioia a lacrime di dolore.

Riviviamo alcuni momenti clou di partite epiche, spesso raccontate come in telecronaca, i gol di Juliano, Jeppson, Savoldi, Cavani, Higuain e Oshimen, le giocate raffinate di Diaz e Kroll, le strategie da Bianchi a Sarri a Spalletti, le imprese di Maradona con un piccolo aneddoto personale. È il 1986 e Quagliariello si ritrova a un buffet con Lui.

«Appena il pibe entra, la moltitudine si sposta. Quel sommovimento improvviso mi fa capire cosa è la pressione e, soprattutto, cosa vuol dire per un umano dover sopportare la pressione. Allora non c'erano i cellulari, era prepotente una volontà di parlare, toccare, anche solo sfiorare l'altro, fottendosene della sua condizione psicologica e fisica». Quagliariello aspetta l'occasione buona per salutarlo. Quando lo fa, il Pibe risponde brusco, non lo importunasse, sta parlando con una bella donna. Quagliariello mortificato si ritira verso il buffet: «Avevano quasi finito di servirmi quando mi sento tuppettiare dietro la spalla. Mi giro e: "Sono stato sgarbato prima, scusami! Cosa mi volevi dire?". È Maradona che si scusa con me!. Aveva percepito la mortificazione procuratami e voleva riparare. Forse, proprio in questa speciale sensibilità e in una ancor più inconsueta disponibilità verso gli altri risiede il segreto della sua vita e ancor di più le ragioni per le quali è morto solo e disperato».

Da tifoso malato che ha i suoi particolari scongiuri beneauguranti, Quagliariello sa dire bene cosa significa essere innamorati del Napoli. «L'ho capito davvero quando ho visto la scena finale di "L'ultimo metrò", il capolavoro di François Truffaut: "Sei bella, Hélèna, così bella che guardarti è una sofferenza". "Ieri dicevate che era una gioia". "È una gioia e una sofferenza". Ecco: il Napoli per me è come Hélèna per il protagonista di quel film». Dopo tanti secondi e terzi posti, negli ultimi giorni è diventata solo gioia infinita.

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