Paul Auster, Baumgartner per l'addio: triste ma ironico finale

Lo scrittore malato di cancro: «Sarà il mio ultimo libro»

Paul Auster
Paul Auster
di Guido Caserza
Lunedì 18 Dicembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 18:30
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Paul Auster ha presentato Baumgartner, (Einaudi, pagine 115, euro 17,50), come un congedo: dalla vita e dalla scrittura. Malato di cancro lo scrittore lo ha infatti definito «il mio ultimo libro».

Si spera naturalmente che così non sarà, ma intanto questo romanzo è pervaso dal sentimento del lutto. Del lutto: perché il porsi di fronte alla morte nella finzione narrativa viene trasfigurato nella perdita di Anna, l'amata moglie di Seymour Baumgartner (Sy per gli amici), uccisa a Cape Cod da un cavallone marino.

Sono passati dieci anni da quel giorno, e da allora Sy vive nella sua casa nel New Jersey in una condizione di irresolutezza esistenziale.

Nelle pagine del romanzo circola la stessa atmosfera di spaesamento senile che caratterizzava le ultime prove narrative di Beckett, anche se Auster tratta il tema in modo più affabile per il lettore.

Non si può non provare simpatia, persino tenerezza, per questo uomo, ex professore di filosofia a Princeton, il cui tran tran quotidiano è costellato da atti mancati, dimenticanze, lapsus, tutte le cose tipiche del declino senile, ma che ancora avverte il richiamo dell'altro sesso.

Passa le giornate a ricordare la moglie, a rinvenire nei cassetti della scrivania le sue poesie e le sue traduzioni, in una ossessiva devozione al passato, ma al contempo ordina decine di libri che non leggerà mai, solo per vedere il corriere, una paffutella signorina di nome Molly, burrosa come la Molly joyciana, con la quale non combinerà mai nulla.

Sono tutte forme di distrazione, come l'inconcludente chiacchierata con un ragazzotto incaricato di leggere il contatore della luce (nell'occasione Sy ruzzolerà giù per le scale che conducono nello scatinato; una scena alla Keaton che fa infiltrare un po' di comicità nel tessuto narrativo), o come un originale saggio filosofico che va scrivendo sulla civiltà delle automobili.

Poi accade però l'imprevisto, quando il romanzo prende per qualche pagina una piega parapsicologica: Sy riceve una telefonata fantomatica della consorte defunta che lo invita a distaccarsi da lei per renderla libera, e interpreta le sue parole come una supplica a lasciarla migrare nell'aldilà, ma anche e un po' se la racconta come una delega a tornare a vivere nella pienezza dei sensi.

Così, dopo una serie insignificante di scappatelle, intraprende una relazione con Judith, separata e amica di Anna: mira persino al matrimonio, ma Judith è molto più giovane di lui e presto lo lascia per un suo coetaneo.

Dopo questa delusione non c'è caduta nella disperazione, e il romanzo prende i modi di un dramma leggero, scritto in punta di penna: ci sono magnifiche pagine che raccontano di una giovane laureanda che ha deciso di fare la tesi di laurea sulle poesie di Anna e magari pubblicarle. È un momento cruciale del romanzo: Baumgartner capisce che la stampa delle poesie di sua moglie sarà il modo per renderla viva per sempre.

Senonché Sy ha un incidente con la macchina proprio quando dovrebbe incontrare la studentessa, si ferisce, scende dalla macchina e quando arriva alla prima casa bussa alla porta per chiedere soccorso. Magistralmente Auster chiude il romanzo su questo fatto, anzi, lo lascia aperto, come una porta che dà sull'ignoto. 

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