Pino Cacucci, Dieguito e il centauro del Nord: «Con il mio Pancho Villa la rivoluzione è una fiaba»

La storia dell'uomo che liberò il Chihuahua rielaborata in forma di fiaba

Pino Cacucci
Pino Cacucci
di Francesco Mannoni
Mercoledì 14 Febbraio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 15 Febbraio, 07:28
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Nel 1916, il dodicenne Dieguito dopo l'arresto del padre, aveva assistito con molti rischi il rivoluzionario Pancho Villa ferito che si era nascosto nel deserto, in una grotta della Sierra Madre, rifornendolo di cibo e acqua per due mesi. Nel 1983, quel bambino ormai nonno, racconta alla nipotina Adelita, la storia di uno dei più grandi combattenti del Messico. E la sua trasformazione da bandito costretto alla macchia per aver ucciso il figlio del padrone che tentava di violentare la sorella, a capopopolo, condottiero eroico che raggiunse esiti importanti per il riscatto sociale dei messicani diventando una leggenda. Lo chiamavano Pancho Villa, ma il suo vero nome era Doroteo Arango (18781923).

Lo scrittore Pino Cacucci, che sicuramente ha anche un'anima messicana oltre a quella italiana, e del Messico, con il quale ha un idillio pluridecennale conosce a menadito la storia e il territorio, in Dieguito e il centauro del Nord (Mondadori, pagine 181, euro 18,50), rielabora in forma di fiaba la storia dell'uomo che liberò liberato il Chihuahua dallo strapotere dell'oligarchia e delle grandi famiglie di latifondisti. 

Cacucci, qual era la migliore qualità rivoluzionaria di Pancho Villa?
«La sua ossessione etica per l'istruzione della povera gente: non fondò caserme o sedi di partito, ma 50 scuole per preparare i giovani al governo.

Voleva un popolo istruito, ma fu assassinato. Diceva: Questo sarà un paese civile quando un insegnante avrà uno stipendio superiore a quello di un generale dell'esercito. I gringos gliel'avevano giurata perché li aveva gabbati: facendosi passare per morto, era sfuggito alla cattura ridicolizzando così la spedizione punitiva di Pershing e Patton. Lo uccisero a tradimento mentre rientrava a Canutillo, l'azienda che aveva fondato e nella quale sfamava migliaia di persone. La sua macchina, una Dodge Brothers, fu crivellata di proiettili. Dodici colpirono e uccisero il Centauro del Nord»

Un Robin Hood del ventesimo secolo?
«Al di là del ricordo istituzionalizzato, nel centenario della morte Pancho Villa è stato celebrato in mille modi. Il suo mito resiste nonostante degli storici imbalsamati tendano ancora a considerarlo il bandito, l'avventuriero che si fece rivoluzionario. In Messico è ricordato soprattutto come un riparatore di torti, un vendicatore, prima ancora del rivoluzionario che contribuì assieme ad Emiliano Zapata a rovesciare la dittatura di Porfiro Diaz e poi l'usurpatore golpista Victoriano Huerta».

I latifondisti lo odiano ancora?
«Il suo carisma ledeva i loro privilegi. I grandi proprietari terrieri usavano i braccianti a livello di schiavismo e la rivoluzione li obbligò a rispettare un po' di regole. Il popolo lo amava perché vedeva in lui, in maniera costruttiva, un simbolo di riscatto per non essere più dei servi della gleba. E lui amava il popolo: lo guidava, istruiva e si sposava tutte le volte che una donna lo ammaliava. Pare avesse 26 figli».

I suoi tesori?
«Nei tanti anni di combattimento, quando occupava una cittadina, se c'era una banca, non la svaligiava come un rapinatore, ma usava i soldi per comprare divise per i suoi uomini, armi e munizioni, mettendo poi da parte un bel po' di quell'oro. Come faceva anche quando depredava le case dei ricconi: una parte della refurtiva la nascondeva nelle tante grotte del Chihuahua, un territorio più vasto della Gran Bretagna, in antri che conosceva solo lui e qualche seguace. Questo oro poi lo convertì in trattori, trebbiatrici, attrezzi da lavoro che comprava in Texas, e sementi per i contadini che trasformarono la fattoria dove si era ritirato in una comunità di uomini che lavoravano con uno stipendio dignitoso. Non si mise in tasca un centesimo».

Che tipo di militare era Patton, tenente crudele e spietato quando faceva parte della spedizione punitiva americana in Messico, generale valoroso durate la seconda guerra mondiale, glorificato poi da un film hollywoodiano?
«Fra gli ufficiali della spedizione punitiva del generale Pershing che braccava Pancho Villa con i federali con il compito di catturarlo vivo o morto, c'era il tenente George Patton che poi diventerà il generale a quattro stelle dello sbarco in Normandia: ho immaginato il rapporto tra due esseri umani antitetici. Il giovane Patton, arrivista e molto ambizioso che inizia la sua carriera uccidendo il luogotenente di Pancho Villa, l'ho fatto incontrare con Dieguito, un dodicenne che in maniera inconsapevole rappresenta la parte sana e dignitosa del Messico e incarna l'antico orgoglio dei messicani. Il ragazzo subisce il fascino del tenente anche per via del biplano che utilizza per le sue ricognizioni cercando il rifugio del rivoluzionario, ma non cede alle sue pressioni per sapere dov'è nascosto l'eroe». 

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