Valeria Parrella, “Piccoli miracoli e altri tradimenti” tutti al femminile

La scrittrice napoletana torna in libreria con la sua scrittura sorvegliatissima ma fluida

Valeria Parrella torna in libreria
Valeria Parrella torna in libreria
di Titti Marrone
Martedì 13 Febbraio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 18:53
4 Minuti di Lettura

Il passo narrativo che meglio si confà a Valeria Parrella è probabilmente quello del racconto, cioè lo stesso dei suoi esordi quando, non ancora trentenne, irruppe sulla scena letteraria con la travolgente forza della raccolta Mosca più balena, premio Campiello opera prima nel 2003. Oggi la scrittrice napoletana torna in libreria con Piccoli miracoli e altri tradimenti (Feltrinelli, pagine 112, euro 15), dodici fulminanti racconti che demoliscono il pregiudizio sulla short story come ripiego, comfort zone dello scrittore e presunta scorciatoia narrativa di poco impegno. E mostrano, come Parrella stessa annota, che «la misura del racconto è un piccolo miracolo, un luogo della letteratura dove piccolo non diminuisce la quantità del miracolo bensì la rende preziosa». Tutto dipende, naturalmente, dalla qualità della scrittura, dalla sua capacità di racchiudere barlumi significanti in piccoli mondi perfetti in cui tutto si tenga: il senso di una storia, la sua energia evocativa, l'abilità dello scrittore di procedere per lampi di senso e d'intensità. Il marchio distintivo di Parrella è proprio questo tipo di scrittura, speciale perché non miniaturizza ma al contrario allarga lo scenario, dal dettaglio da cui lo sguardo parte a un ambito più ampio in cui specchiare le proprie emozioni transitando, quando occorre, in una dimensione onirica, o fatata, o mitologica, purché abitata da bagliori di vita.

E sempre da un dettaglio parte la scrittura sorvegliatissima ma fluida di Valeria Parrella, attenta a cercare anzi centellinare con cura estrema la parola esatta. «Le mot juste», come diceva Flaubert.

Nel primo racconto il dettaglio sta nel termine «Mamma», trascritto «con l'orlo svolazzante della emme» dal marito artista sul segnaposto della moglie, l'io narrante, che si scopre inchiodata nell'immaginario familiare a quel ruolo. Ma poi il dettaglio opposto, capace di scatenare una consapevolezza differente di sé e delle pulsioni del proprio corpo, lampeggia nella «particella lunare» scoperta negli occhi del garzone di un'enoteca.

Nel racconto Passare, lo sguardo della narratrice procede dal particolare della pelle lattea del cadavere di Fiorella alla suggestione di un suo gironzolare nei sogni di chi l'ha ammirata e desiderata in vita, senza confessarlo nemmeno a sé stesso, o sé stessa. In Caffè il marcatore narrativo è nella macchia di caffè sgocciolata da una tazzina lanciata dall'uomo iracondo verso la donna e rimasta per anni lì, stampata dietro la porta di una casa da lei sempre tirata a lucido, eccezion fatta che per quel particolare-promemoria, rimosso con estremo sollievo solo quando davvero tutto sarà finito. In Tempo nostro, intriso di suggestioni napoletane, il dettaglio è una figura di donna clochard all'Anticaglia, di quelle abituate a sentir scorrere su di sé lo sguardo di passanti incuranti: «Rosaria l'ubriacona non ringraziava mai, e poi si andava a sedere sotto le volte ogivali dei portici... vicino a un portone, con una bottiglia davanti, incatenata da tanti vestiti».

Nel racconto intitolato Didone echeggiano la passione di Valeria Parrella per la cultura classica e la sua abilità di trasferirne gli archetipi nella contemporaneità, proiettandoli sui rapporti uomo-donna sbilanciati e divertendosi a rovesciare i ruoli. A simili capovolgimenti, del resto, Parrella è ricorsa anche nella scrittura drammaturgica dove, con Il verdetto, scolpì una potente figura di Clitemnestra trasfigurata in moglie di un boss. E in tutti questi racconti, come in tutta la sua produzione letteraria, pulsa la cifra narrativa, sempre forgiata sulla traiettoria delle donne, di una scrittrice deliziosamente scostumata, capace come poche di pagine di erotismo assolutamente esplicito e ironico. Anche qui Parrella sa incarnare e descrivere la sensibilità e l'interiorità del femminile contemporaneo, come ha fatto in Lo spazio bianco e Almarina, con un piglio di spavalderia, di autosufficienza dagli uomini che è condizione esistenziale di molte «nuove» donne. Emerso, soprattutto, in Enciclopedia delle donne Aggiornamento, in cui Parrella ha «nominato» il sesso demolendo i precetti educativi per ragazze di buona famiglia.

E insomma, la Guappetella del racconto di Mosca più balena, partita con una sua scalata sociale dal Supportico Lopez, è tornata, si è fatta più che adulta. Oggi si potrà pure far venire i capelli bianchi sconfiggendo l'onta della ricrescita, superando gli imbarazzi della «transizione». Ma resterà sempre la ragazzaccia che prende ehm proprio letteralmente le misure ai maschi, non arriva a fidanzarsi solo per la paura di stare sola, si sceglie lei gli uomini e sa trovare «le parole per dirlo».
Reading di presentazione domani alle 18 alla Feltrinelli di piazza dei Martiri. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA