Pippo Zarrella racconta le sfumature delle bugie in «Nero chiaro quasi bianco»

Pippo Zarrella racconta le sfumature delle bugie in «Nero chiaro quasi bianco»
di Alessandra Farro
Giovedì 29 Aprile 2021, 12:15
3 Minuti di Lettura

Pippo Zarrella, classe ’86, salernitano, avvocato e scrittore ha pubblicato con la Neo Edizioni il suo romanzo d’esordio “Nero chiaro quasi bianco”: un avvocato amante degli insetti si districa tra vita privata e professionale a suon di menzogne, ma, come si sa, le bugie hanno le gambe corte e Zarrella, con maestria, mostra al lettore perché.

Come nasce questo libro?
“Ho voluto coniugare le mie due passioni, quella per gli animali e per la giurisprudenza. Cercavo un personaggio che potesse conoscere dagli ambienti più disagiati ai contesti più elevati, sotto il profilo professionale. L’alternativa era quella di parlare di un medico, ma, visto che io per primo sono avvocato, mi sono sentito in dovere di parlare di questo mondo di cui conosco tutte le sfumature, quelle del contesto, dell’ambiente, dei clienti, dei tribunali. A questo si è aggiunta un’altra passione, come dicevo, quella per animali in generale e per gli insetti nello specifico. Mi è sembrata una bella coniugazione.

Perché hai scelto un bugiardo come protagonista?
“Il personaggio è nato un po’ per caso, volevo creare un bugiardo seriale ed è venuta fuori la figura di Oreste Ferrajoli. La storia è ispirata alle continue truffe con le assicurazioni che avvengono in alcune parti d’Italia, non necessariamente nel napoletano. Volevo creare un bugiardo non soltanto sotto il profilo professionale, ma anche nella sfera privata. Apro il libro con una frase di Gianni Rodari: “Nel Paese della bugia, la verità è una malattia”. Noi cerchiamo di vivere nella verità, ma la verità viene vista quasi come una malattia. Tendiamo naturalmente alla bugia. La figura di Ferrajoli è un’estremizzazione di quello che potremmo essere tutti quanti.

Perché ‘Nero chiaro quasi bianco’?
“La gente prova a qualificare quali siano le bugie da un punto di vista cromatico, per esempio le bugie a fin di bene vengono definite bianche.

Quindi, se esistono le bugie bianche, esistono anche quelle nere e se le bianche sono quelle che nascono a fin di bene, in contrapposizione le nere sono quelle dette a fin di male, ma il giusto è sempre nel mezzo e la bugia non è per forza o cattiva o buona e da qui il nero chiaro”.

Ma anche tu hai la passione per gli insetti?
“Sì, mi piacciono, ma non li colleziono come il protagonista. Mi piace fotografarli. Mi incuriosisce il loro comportamento. Più che una passione, in effetti, la mia è una fortissima curiosità. I comportamenti degli insetti sono molto vicini a quelli degli umani, nonostante sembrino universi distanti ogni insetto compie un’azione seguendo un ragionamento preciso e intellettivamente umano. Lo scarabeo, per esempio, che io ho anche tatuato sulla mia pelle, è un insetto che ha una grande coscienza. Nel libro, infatti, lo racconto: crea nutrimento dagli escrementi del contesto nel quale vive e si orienta seguendo la Via Lattea, se vede un ostacolo non lo circumnaviga, ma l’oltrepassa”.

Prossimi progetti?
“Molti lettori mi hanno chiesto di continuare con Ferrajoli, di dare un seguito a questo finale. Ma io non sono convinto. A volte le storie sono belle perché uniche, continuarlo potrebbe rovinare il personaggio in qualche modo. Ho un’idea, invece, per un romanzo completamente diverso, ma non ho ancora cominciato a scriverlo”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA