Napoli, riapre dopo più di 40 anni la chiesa di San Potito

All'interno sono conservate opere di Luca Giordano e Andrea Vaccari

La chiesa di San Potito
La chiesa di San Potito
di Giovanni Chianelli
Venerdì 5 Aprile 2024, 23:13 - Ultimo agg. 7 Aprile, 09:30
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Dalla messa in sicurezza alla messa solenne. Dopo oltre 40 anni la chiesa di San Potito, nel pieno centro della città, è definitivamente riaperta: è un edificio seicentesco, di dimensioni monumentali e ricco di arte, con opere di Luca Giordano e Andrea Vaccaro; si trova in un punto cardine della città, davanti al museo archeologico nazionale.

Chiuse dopo il terremoto del 1980 e fino al 2017 è rimasto in stato di abbandono, ovvero fino a quando l’allora vescovo di Napoli Crescenzio Sepe lo affidò all’associazione culturale “Ad Alta Voce”, diretta dal musicista Carlo Morelli. Da quel momento sono iniziati, su binari paralleli, i lavori di restauro e l’organizzazione di progetti sociali e artistici che avrebbero animato uno spazio così centrale e così identitario, per il quartiere e per la città.

Lavori lunghi alla facciata, interessata da crepe e a rischio crollo, al soffitto e alla volta (gli interventi alla copertura ancora devono essere conclusi). La ristrutturazione ha interessato anche la sagrestia e il presbiterio, ma qui l’impegno è stato rivolto soprattutto alla pulitura: era ridotto a discarica con l’aggiunta del guano dei piccioni. Oggi l'interno si presenta come nuovo, con la caratteristica tonalità rosa cipolla sulle pareti e i dipinti tra la navata e l’altare: ci sono anche opere di De Simone, Giacinto Diano, Pacecco De Rosa e Domenico Mondo a decorare l’interno.

L’architetto Daniela Rinaldini, che ha diretto il restauro, spiega che si è partiti da un’emergenza: «Sulla chiesa pendeva una diffida, la sua messa in sicurezza era urgente.

Un lavoro non semplice, oltre che per interventi e tecnici è passato anche per prove di buona volontà: ci siamo dati da fare con scope e detersivi, non solo con i progetti».

 

Poi la parte delle iniziative. Già dopo la pandemia, mano a mano che procedeva la ristrutturazione, la chiesa ha ospitato corsi di formazioni sull’arte e sull’architettura sacra destinati a giovani, laboratori di teatro e tecnico del suono per detenuti, poi le mostre immersive di Claude Monet e Vincent van Gogh, concerti, da Basinski alla Schiavo. E da adesso, a lavori praticamente ultimati, si riprende con nuovi appuntamenti: martedì 23 aprile c’è la presentazione del libro “La vicina di Zeffirelli” (De Nigris Editori) di Gaia Zucchi.

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«Una soddisfazione avere ridato un luogo simbolico e affascinante alla città e alla comunità dei credenti, perché ricordo che la chiesa è ancora consacrata» dice il sacerdote Giacomo Equestre, responsabile del fondo degli edifici di culto della arcidiocesi.

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