Napoli, la Chiesa di San Potito rinasce tra cultura e riscatto sociale

L'associazione “Ad Alta Voce”, presieduta dal maestro Carlo Morelli, porta avanti progetti e laboratori musicali per i giovani delle periferie napoletane

La chiesa di San Potito
La chiesa di San Potito
di Alessio Liberini
Venerdì 5 Aprile 2024, 17:43 - Ultimo agg. 6 Aprile, 09:41
3 Minuti di Lettura

Il degrado, figlio dell’abbandono post terremoto dell’Irpinia, è ormai solo un vecchio ricordo. La monumentale Chiesa di San Potito, posta a pochi passi dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, è finalmente tornata al suo antico splendore secentesco.

Dopo i Girolamini, Napoli ritrova così un altro gioiello – nascosto - del suo patrimonio barocco grazie agli accurati interventi di ristrutturazione e restauro che hanno coinvolto negli ultimi anni la struttura religiosa di via Salvatore Tommasi in diversi punti: dalla cappella, passando per la sacrestia fino alla facciata realizzata con l'agevolazione fiscale del “bonus facciate”.

Oggi la Chiesa di San Potito è però anche uno straordinario luogo di arte, cultura e riscatto dove da anni l'associazione “Ad Alta Voce”, presieduta dal maestro Carlo Morelli, porta avanti progetti e laboratori musicali per i giovani delle periferie napoletane e per gli studenti che vogliono specializzarsi nella valorizzazione e nella promozione di beni artistici-sacri.

Un fervente centro culturale a tutti gli effetti che nel tempo ha coinvolto pure detenuti affidati con iniziative in scuole ed istituti di pena.

Lo straordinario lavoro di recupero, sociale ed architettonico, è stato presentato questa mattina in conferenza stampa dal delegato arcivescovile Servizio per l’edilizia di Culto e direttore dell’Ufficio Beni Culturali Arcidiocesi di Napoli padre Giacomo Equestre; dal maestro Carlo Morelli; dall’architetto Daniela Rinaldini; dall’amministratore delegato della società Edildovi che ha effettuato il restauro della facciata Giovanni Donzelli; dal referente stakeholder Region Sud UniCredit Angelo Giovanni Pinto.

«Oggi è una bella giornata sia per Napoli che per l’arcidiocesi – spiega Padre Equestre – restituiamo alla città una chiesa molto importante del centro storico. Un’eredità lasciata dall’ottimo lavoro del mio predecessore, padre Eduardo Parlato con il quale nacque l’intesa con il maestro Morelli».  

 

La Chiesa di San Potito venne affidata nel 2017 da Sua Eminenza Cardinale Crescenzio Sepe al maestro Morelli, al quale è stato commissionato il compito di realizzare il progetto di restauro architettonico, strutturale e artistico. Una sfida accetta da Morelli che fin da subito ha intuito la potenzialità e la magia del luogo, dove, tra le macerie, comparivano opere di Nicolò De Simone, Giacinto Diano, Luca Giordano, Andrea Vaccaro, Pacecco De Rosa e Domenico Mondo.

Video

Sempre nel 2017, l’associazione Ad Alta Voce Ets ha ottenuto l’accreditamento dalla Regione Campania per l’erogazione di corsi di Alta Formazione, che consentono lo sviluppo professionale e la crescita culturale dei giovani talenti nell’ambito delle Performing Arts. Col passare degli anni il progetto sociale è stato esteso ben oltre le mura della Chiesa di San Potito con iniziative di formazione, come il corso professionale di tecnico del suono per i detenuti del carcere di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, realizzato grazie al contributo di UniCredit, attraverso il Fondo Carta Etica. 

Nel corso dell’incontro odierno con la stampa, sono stati annunciati i prossimi eventi culturali in programma nella Chiesa: martedì 23 aprile, alle 18.00, presentazione del libro “La  vicina di Zeffirelli” (De Nigris Editori) di Gaia Zucchi; venerdì 3 maggio e sabato 4 maggio, alle 20.00, concerto That’s Napoli Live Show; sabato 11 maggio, alle 18.00, presentazione del libro “Approposito d’amore. Incontri sorprendenti nell’era del dating online” (De Ferrari Editore) di Antonio Tortolano.

© RIPRODUZIONE RISERVATA