Beni culturali smarriti nel terremoto del 1980, ecco gli studenti detective a caccia di reperti

Patto tra la Procura di Napoli e l'Università Federico II

Beni culturali smarriti nel terremoto del 1980
Beni culturali smarriti nel terremoto del 1980
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Lunedì 11 Marzo 2024, 07:00 - Ultimo agg. 12 Marzo, 07:38
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Hanno un compito mica da poco: devono andare a caccia del patrimonio perduto, dimenticato, rimasto sepolto (nella migliore delle ipotesi) in archivi, scaffali e magazzini. Al momento sono una decina, fanno parte di un progetto pilota. Sono studenti universitari iscritti alla Federico II, ma anche neolaureati e tirocinanti: dal prossimo 19 marzo, saranno impegnati a ricercare e ricomporre, lì dove è possibile, il patrimonio culturale che manca all'appello da 44 anni, vale a dire dal terremoto del 1980. Parliamo di beni culturali, vale a dire di libri, documenti, ma anche anfore, monete, candelabri, quadri e corredi artistici, che vennero riposti all'interno di magazzini, archivi e depositi di chiese e musei, nelle concitate fasi del dopo terremoto. Un patrimonio di cui si è persa la memoria, di cui probabilmente c'è traccia solo in alcuni riferimenti scritto, tra archivi e agende di custodi impolverate: storie che meritano di essere riscoperte, lette, approfondite e valorizzate. E non è solo un problema di recupero dei beni abbandonati. Già perché in questo campo, non c'è solo una corsa contro il tempo per salvare la memoria dei napoletani dalla polvere. Qui si gioca anche la lotta al crimine, a una delle sue frontiere più avanzate. Il tema è anche strettamente penale, investigativo, alla luce di quanto emerso - in particolare - dal lavoro dei carabinieri specializzati nella tutela del patrimonio artistico e culturale in senso lato. Come è noto, infatti, il traffico di beni è una delle voci più attive dell'economia illegale. Da decenni, ormai, Napoli è a rischio saccheggio. Non parliamo solo dell'attenzione di tombaroli e ricettatori sulle civiltà vesuviane sepolte dalla lava nel 79 dopo Cristo, ma anche di tanta parte del nostro patrimonio rimasto in balìa di appetiti criminali. Un monito su tutti, quanto avvenuto nella biblioteca dei Girolamini, in una vicenda finita al centro di inchieste giudiziarie a proposito del saccheggio di libri antichi, all'interno dell'antico complesso di via Duomo.

Ma torniamo agli studenti detective. Il progetto parte il 19 marzo prossimo. È frutto di un'intesa stabilita dalla Procura di Napoli, sotto la guida del procuratore Nicola Gratteri, del procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli (che ha raccolto il testimone del collega Vincenzo Piscitelli, ora in forza alla sezione che contrasta i crimini informatici), della docente Marina Albanese, direttrice del centro dell'Università di Napoli Lupt (che sta per Laboratorio di urbanistica e di pianificazione territoriale Raffaele d'Ambrosio), e della docente Daniela Savy, che insegna Diritto europeo di beni culturali e che forma per la Federico II i nuovi manager del patrimonio culturale.

In campo ovviamente i carabinieri del nucleo tutela del patrimonio artistico a Napoli, che ha nel maresciallo Ilaria Marini e nel comandante Massimo Croce i propri punti di riferimento.

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Dalla fine di marzo, dunque, si parte, anche grazie al via libera di Curia e Sovrintendenza. Si lavora nelle chiese abbandonate, quasi tutte inibite alla fruizione pubblica subito dopo il terremoto del 1980. Poi biblioteche e musei, con i loro archivi. Il primo problema è la mappatura. Il monitoraggio. Si cercherà di capire cosa è stato conservato e dove. Fatto un primo screening, sarà necessario aggiornare i data base, questa volta in modo capillare, anche per effettuare eventuali segnalazioni agli stessi carabinieri. Subito dopo il primo monitoraggio, sarà possibile capire cosa è andato perduto e cosa è stato rubato. Titoli di libri, ma anche codici di testimonianze del passato (tra oggetti e monili) verranno poi segnalati all'Interpol. Le sorprese non mancheranno, anche alla luce dei recenti fatti di cronaca. Basti citare cosa è stato fatto, grazie a questo lavoro di monitoraggio, all'interno del Mann: decine di migliaia di reperti, che erano stati immagazzinati nel museo napoletano al termine di blitz e di operazioni di polizia giudiziaria, sono stati restituiti a nuova vita grazie al lavoro dei carabinieri e delle Procure di Napoli e di Torre Annunziata (in questo caso coordinata dal procuratore Nunzio Fragliasso). E non è finita. È sempre la cronaca di Napoli a evidenziare l'importanza di fare presto. Ricordate la storia del Salvator Mundi di scuola Leonardiana? Era stato trafugato nei mesi della pandemia dalla basilica di San Domenico Maggiore e nessuno se ne era accorto. A svelare il furto una intercettazione ambientale in casa di Maria Licciardi (poi risultata estranea al furto stesso), grazie al lavoro dei carabinieri del Ros guidati da Andrea Manti. È nata una inchiesta condotta dalla Squadra Mobile, che ha consentito di arrestare la banda di ladri e ricettatori. Avevano chiesto alla madrina di Secondigliano un acquirente per piazzare il Salvator Mundi, in una vicenda che ha ricordato a tutti - arresti a parte - l'importanza di tutelare i nostri beni sepolti dal tempo. 

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