Sansevero e la Crusca: ​un dialogo non semplice

Il libro "Esercitar mi sole"

Cappella Sansevero
Cappella Sansevero
Marco Perillodi Marco Perillo
Sabato 9 Dicembre 2023, 10:19
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Raimondo di Sangro, principe di Sansevero, resta una delle figure più misteriose della storia napoletana. Eppure, grazie a un accurato lavoro di ricerca promosso dalla famiglia Masucci, negli ultimi anni si scopre sempre qualcosa in più su questo scienziato, alchimista, massone, mecenate delle arti e fautore di quella cappella che nel centro antico partenopeo continua ad attrarre frotte di visitatori ogni anno. Di recente pubblicazione è il nuovo volume di Fiammetta Rutoli, docente dell'Orientale scomparsa pochi anni fa, Esercitar mi sole, a cura di Fabrizio Masucci (alós, pagine 244 più 32 di immagini, euro 35) che rivela il fitto rapporto che intercorreva tra Raimondo di Sangro e l'Accademia della Crusca.

Il libro prende spunto da un ritrovato carteggio di metà Settecento tra il principe ideatore del Cristo Velato e i puristi della lingua italiana, nella cui cerchia il Sansevero fu ammesso, nel 1743. Nel volume è pubblicata per la prima volta la trascrizione integrale del carteggio tra il principe e Andrea Alamanni, vicesegretario della Crusca, avviato nel 1742 e conclusosi nove anni dopo. Le lettere, oggi conservate nell'archivio dell'Accademia, sono precedute da un ampio studio, che commenta circostanze, avvenimenti e temi specialmente sulla revisione della celebre Lettera apologetica del di Sangro che fu stampata con l'approvazione della Crusca e firmata dall'autore con il suo nome accademico: «Esercitato».

Quello tra il principe e la Crusca non fu un confronto pacifico, non Non pochi furono gli imbarazzi da parte dell'Accademia per alcuni tecnicismi utilizzati dal Sansevero nella sua opera principale, inutilizzabili poiché non presenti nei vocabolari. Provocatorio fu il tono con cui di Sangro sottolineò le carenze dei lessicografi toscani, che da tempo progettavano un vocabolario delle arti senza mai darvi alcun principio, deludendo il principe che avrebbe tenuto molto alla realizzazione.

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In fondo l'obiettivo di Sangro era scrivere con «emendatezza e proprietà» e «di formarsi nel nostro idioma uno stile, che fosse stato tutto suo». In effetti, se da un lato le revisioni della Crusca alla Lettera apologetica tolsero freschezza, varietà di registri e screziature al testo originale, dall'altro la lingua e lo stile dell'opera trassero qualche vantaggio: l'ortografia ne risultò ammodernata, passaggi involuti o ricercati furono appianati, così come vennero limitati arcaismi e scelte stilistiche macchinose.

Dopodomani, il volume sarà presentato alle 16.30 alla Società italiana di Storia Patria al Maschio Angioino. Interverranno con l'autore Renata De Lorenzo, Nicola De Blasi e Leen Spruit della Radboud university di Nimega. Durante l'incontro, moderato da Laura Donadio, Imma Villa e Cecilia Lupoli leggeranno alcuni brani dalle lettere trascritte nel volume.
 

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