Imperiali e Damiano raccontano le regole del buonumore

Imperiali e Damiano raccontano le regole del buonumore
di Donatella Trotta
Giovedì 11 Marzo 2021, 16:10
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Un “cantiere” di giovani per i giovani, e non solo. Che si cimenta con creatività sui sentieri della comunicazione, della scrittura e dell’arte coltivando e condividendo sogni, competenze e passioni con tenacia e autodeterminazione. Nasce da un felice incontro “sul campo” — qualche anno fa, nell’Hubar di piazzetta Durante a Frattamaggiore — tra un giovane artista/illustratore e un’altrettanto giovane comunicatrice sociale e promotrice culturale, specializzata in arte contemporanea e new media, un nuovo albo illustrato, di grande formato, dal titolo Le regole del buonumore, appena pubblicato con il metodo del crowdfunding dalle edizioni ad est dell’equatore nella collana I Cubi (pp. 30, euro 16). Tutto rigorosamente made in Naples, dunque, ma con uno sguardo che punta a visioni tutt’altro che localistiche: Micole Imperiali, l’autrice del libro (una fiaba allegorica e atemporale, come la precedente prova per lo stesso editore, dal titolo La bambola dell’alchimista) rivela infatti le proprie ascendenze (e ambizioni) sin dall’esergo di Bruno Tognolini apposta a inizio libro, quasi a mo’ di manifesto di una precisa poetica che nel fiabesco ritrova una forte sorgente di ispirazione: «Scrivo per bambini — dice infatti Tognolini, grande poeta e scrittore per l’infanzia ma non solo — perché parlare a loro è raccontare il mondo di prima mano, dall’inizio, quando ancora è stupefacente e nuovo, quando tutte le storie sono ancora da dire, intere e scintillanti».

Premessa utile a capire la scelta di campo di Imperiali, giornalista e docente attenta al mondo dell’infanzia con una gran passione per la scrittura, che così motiva il suo impegno: «Il mio desiderio è quello di far incontrare attraverso la mia scrittura il mondo dei bambini e quello degli adulti, uno scambio dal quale credo possano imparare molto soprattutto i grandi. Dovremmo guardare il mondo con gli occhi dei bambini, ritrovare la loro freschezza e capacità di stupirsi, solo così torneremo a dare il giusto valore alle cose». Di qui la storia narrata, con l’andamento sospeso tipico del genere fiabesco (come catalogo dei destini umani, luogo di tutte le ipotesi e alleato dell’utopia, per parafrasare Calvino e Rodari), che ha per protagoniste tre sorelle: Fiducia, Leggerezza e Pace, ovvero le tre regole del buonumore, già consigliere del vecchio e amato re Giudizio che le aveva tenute a lungo con sé.

Inevitabile, alla morte di re Giudizio, la cacciata delle tre donne, finite in esilio e raminghe mentre la città, all’interno delle sue mura chiuse, sprofonda nel buio dell’avidità, degli egoismi, dei soprusi violenti, delle invidie e – di conseguenza – di un’infelicità in apparenza irrimediabile: «Ovunque – scrive Imperiali – c’erano i segni della chiusura maturata nel tempo vissuto lontano dalla coscienza: nelle mura solide della paura, nelle porte sbarrate, nella bellezza soffocata, nella vita congelata dai ghiacci dell’abbandono» che, senza memoria, soffocano anche relazioni e legami. Un po’ come sta avvenendo nella clausura forzata ai (e dai) tempi del Covid…

Nella fiaba, sarà proprio un bambino a percepire, nel corso degli eventi narrati, «ciò che gli altri non vedono, qualcosa che vive nel profondo» e a ricostruire l’armonia perduta restituendo energia al “diritto e dovere” umano di «spiegare le ali e spiccare il volo nel cielo terso delle possibilità». Trasparente messaggio etico di particolare attualità, in questo momento buio funestato dalla pandemia. E a connotare questo cambiamento, «promessa di un nuovo inizio», anche i colori e il tratto espressionista, alla Egon Schiele, delle tavole dipinte in contrappunto al testo da Mario Damiano (frattese, classe 1994, artista, illustratore e fumettista laureato in design e comunicazione visiva e diplomato in grafica per le immagini con indirizzo illustrazione a Urbino): cupe e terrigne nel corso della narrazione, più luminose e gioiose alla fine, quando la città riprenderà a vivere (ma non sveliamo come).

Con lievi venature psicoanalitiche, che percorrono ogni fiaba che si rispetti, adatta a tutte le età, Le regole del buonumore ammiccano tra gli altri ad Hermann Hesse, lanciando un invito alla riflessione sul nesso tra memoria e identità, etica ed estetica, per ricostruire (e riorganizzare) il principio speranza a partire dall’ascolto dei più piccoli, delle proprie emozioni e delle fragilità umane. Che nel potere evocativo e trasformante delle parole abitate possono trarre forza. E linfa vitale.  

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