La Shoah narrata ai più piccoli: due iniziative per la Giornata della Memoria a misura di bambini

Appuntamento in Sala dei Baroni a Napoli e all'Archivio di Stato di Roma

Il racconto dell'Olocausto a misura di bambino
Il racconto dell'Olocausto a misura di bambino
di Donatella Trotta
Mercoledì 25 Gennaio 2023, 18:55
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«Che romanzi volete che ci siano, dopo Auschwitz e Buchenwald?». L’interrogativo di Carlo Levi, considerando la vasta bibliografia sulla Shoah e soprattutto sulle possibilità letterarie del “dopo”, sembra ormai archiviato. Almeno a fronte di quanti, per necessità interiore, per dovere morale o per bisogno (personale e collettivo) di trovare le parole per dirlo, l’Olocausto, hanno scritto e continuano a narrare, nel tempo, quanto accaduto. Ma resta pur sempre aperta, invece, la questione di come raccontare ai più piccoli e ai giovani questa pagina di orrore novecentesco. Senza confinarla nell’oblio, nell'edulcorazione negazionista o nella rimozione. Come avviene per tanti genocidi dimenticati (tra i quali quello armeno). Per continuare a tramandarla in futuro: anche quando l’ultimo sopravvissuto e testimone diretto si sarà spento.

Alla vigilia di ogni nuova Giornata della Memoria, il tema si ripresenta, imponendo una riflessione a largo raggio. Il grande artista Roberto Innocenti − non a caso unico italiano, con Gianni Rodari, a vincere l’Hans Christian Andersen internazional Award, considerato il premio Nobel della letteratura per ragazzi − ci è riuscito egregiamente con un prezioso albo illustrato divenuto un classico contemporaneo: Rosa Bianca, continuamente ristampato fino a oggi, dalla sua prima edizione nel 1985, e considerato un capolavoro dell’artista fiorentino, oltre che il suo vero debutto nel mondo dell’editoria per ragazzi. Con gli occhi di una bambina tedesca, il cui nome evoca la vicenda di un gruppo di giovani pacifisti, Die Weisse Rose, La Rosa Bianca, appunto, che nell’ultima guerra in Germania pagavano con la vita la propria capacità di rifiuto e resistenza, Innocenti riesce infatti a raccontare con la forza figurativa e la potente cifra stilistica delle sue immagini, prima ancora che dello scarno testo, quanto “le prigioni della Storia” possano essere percepite e subite intensamente dalle infanzie: prime vittime di ogni guerra insensata. Come ebbe modo di rivelare l’artista stesso a Paola Vassalli, in una conversazione pubblicata sul catalogo della mostra Le prigioni della Storia  (Grafis Edizioni, Bologna 1989 – Grimm Press, Taipei 1998): «A proposito di Rosa Bianca mi sento un vecchio alla ricerca della propria infanzia. Al di là del mio interesse per la Storia, è legata a ricordi personali, alla memoria della guerra che ho visto da bambino. Per un’età in cui normalmente non si ricorda nulla, io conservavo al contrario ben impresse nella memoria le immagini della guerra. E fra le immagini più forti il paesaggio, prima e dopo quella devastazione. Rosa Bianca è una fiaba ma allo stesso tempo... ha uno scopo: è un invito a riflettere su questioni importanti troppo spesso taciute. Racconta l’ultima pagina di storia moderna, la prima di storia contemporanea, quel 9 maggio 1945. Una pagina importante della nostra Storia che la scuola ignora. È preferibile dimenticare, non vedere, chiudere gli occhi. Questo mio libro aiuta a parlare di alcune cose difficili con i ragazzi».

Già. Forse à  Meglio non sapere, come recita il titolo di un toccante reportage narrativo del 2003 di Titti Marrone, autrice di un altro recente libro sulla Shoah, Se solo il mio cuore fosse pietra (Feltrinelli, premio Napoli 2022). E si intitola appunto «Non è facile raccontare questa storia perché è vera. L’Olocausto spiegato ai ragazzi» l’incontro organizzato dalla Commissione Cultura del Comune di Napoli, in programma venerdì 27 gennaio alle 10,30 presso la Sala dei Baroni al Maschio Angioino, durante il quale l’autore Alfredo Pezone e l’artista Christophe Mourey narreranno con illustrazioni e racconti l’antisemitismo tra Roma e Napoli negli anni ’40 (interverranno l’assessore all’istruzione Maura Striano, la presidente del Consiglio Comunale Vincenza Amato, il presidente della Commissione Cultura Luigi Carbone e il presidente della II Municipalità, Roberto Marino). L’incontro sarà arricchito dalla musica dell’orchestra e coro degli alunni delle classi ad indirizzo musicale dell’ICS Foscolo-Oberdan (plessi Foscolo e Pontecorvo), mentre dalle ore 9 alle 20 nella Sala dell’Armeria saranno esposte le illustrazioni sulla Shoah in una mostra dell’artista Mourey.

L’esplicita attenzione ai più giovani, con un’ottica eccentrica e dunque meritoria, nel mare magnum delle celebrazioni della Giornata della Memoria il 27 gennaio, è presente in contemporanea anche in un’altra articolata iniziativa in programma sempre venerdì, alle ore 10, nella sede dell’Archivio di Stato di Roma: «La Shoah raccontata ai ragazzi. Coraggio, speranza e memoria nelle carte di Lia Levi, negli albi illustrati e nei libri d'artista». Si tratta dell’inaugurazione di una mostra (a cura di Nunzia Fatone, Giovanna Mentonelli con Letizia Leli, Annamaria Orlandi e Antonella Scalessa, grafica di Anna Patrone) che presenta una selezione di albi illustrati, romanzi a fumetti e libri d’artista dedicati al tema, con una sezione in apertura tratta dall’archivio della scrittrice per bambini e adulti Lia Levi conservato presso l’Archivio di Stato di Roma. Con l'apertura della mostra, anche un incontro di presentazione del libro Il bambino del tram di Isabella Labate, appena edito da Orecchio Acerbo (appuntamento alle ore 10 del 27 gennaio in Sala Alessandrina dell’Archivio di Stato, corso del Rinascimento): ovvero, il racconto avvincente dell’incredibile storia (vera) di un bambinno, Emanuele Di Porto, che a nove anni, durante la razzia nazista del ghetto di Roma il 16 ottobre del 1943 che deportò la sua famiglia, si salverà prendendo una linea tranviaria che per tre giorni lo porterà in giro per la città, grazie alla solidarietà di un gruppo di tranvieri romani.

Il protagonista della vicenda narrata nel libro, l’ex bambino Emanuele, sarà presente all’incontro a Roma portando la sua testimonianza diretta con l’autrice. Che, dopo la lettura ad alta voce di Ornella Marcucci e gli interventi di Michele Di Sivo (Direzione Archivio di Stato di Roma), di Ileana Bello (Amnesty International) e Paolo Cesari (editrice Orecchio Acerbo), dialogherà con i ragazzi della Scuola VII Circolo Montessori–Pini di Roma: i quali saranno a un tempo il pubblico e insieme gli interpreti di una “didattica della memoria” assieme al maestro Alberto Roscini, che presenterà il progetto sulla Memoria.

Una opportunità imperdibile, per ascoltare la voce autentica di una infanzia ferita dal nazifascismo e sopravvissuta per l’umanità di pochi eroi involontari e invisibili, ma non inconsapevoli, che non hanno voltato il viso dall’altra parte in una livida alba di ottobre di quasi 70 anni fa. Aiutandoci così a riflettere su chi siamo, su chi eravamo e soprattutto su quale parte scegliamo di avere nel presente, ancora lacerato da violenti conflitti dei quali civili inermi e innocenti sono − sempre − le prime vittime.

Non solo. L’Archivio di Stato capitolino, custode di memorie, ben si presta a suggerire trame e orditi di percorsi bibliografici a misura di bambini e ragazzi: per questo presenta l’allestimento dell’esposizione «La Shoah raccontata ai ragazzi» come «un caleidoscopio colorato di storie, molte delle quali vere, altre frutto di creazione narrativa, ma tutte arricchite dalla fantasia degli autori e dal pennello degli illustratori». Un modo per trasmettere, aggiungono i promotori, vicende terribili alle giovani generazioni con la speranza che non accadano più. Ma anche una via pedagogica di intelligente edutainment (educazione e intrattenimento, tra fiction e realtà) punteggiata di molte coinvolgenti testimonianze di episodi commoventi, tramandati e custoditi dalla tradizione orale di chi è sopravvissuto, che si animano negli albi, nei fumetti e nei libri per ragazzi. E soprattutto,  un viaggio che aiuta anche i più piccoli a scoprire la verità sulla Storia che non sempre si riesce a studiare con onestà intellettuale, senza infingimenti. Per questo il percorso della mostra (aperta fino al 10 marzo 2023, lunedì e venerdì dalle ore 10 alle 12 e giovedì dalle ore 15 alle 17, ingresso libero, prenotazione obbligatoria per le scuole scrivendo a: as-rm.didattica@cultura.gov.it) si apre con la sezione tratta dall’archivio di Lia Levi: si tratta di lettere, brani tratti dal suo diario personale, temi di Lia bambina, insieme ad alcuni disegni di studenti delle scuole e, naturalmente, ai suoi libri per ragazzi, a cominciare dal capolavoro Una bambina e basta (Edizioni e/o).

La scrittrice crea così per le giovani generazioni un itinerario concreto e accessibile della memoria che, grazie alla leggerezza e alla fluidità della sua nitida cifra stilistica, cerca – spiega − di render loro «commestibile, sbriciolata in piccoli frammenti» la storia della Shoah. Segue poi una selezione di albi illustrati che sviluppano i temi del coraggio, della speranza e della memoria: con le storie di noti “giusti fra i giusti” come Perlasca, Bartali e Schindler, che con le loro azioni impavide hanno reso possibile una fitta rete di salvataggi; e con le vicende invisibili di uomini e donne comuni che hanno cambiato il mondo con il loro destino silenzioso, come Il gelataio Tirelli (Gallucci). Attraverso la forza evocativa delle immagini è inoltre possibile suscitare l’attenzione anche dei lettori più piccoli, riuscendo a raccontare loro le atrocità “indescrivibili” compiute nei campi di concentramento, come in Fumo di Antòn Fortes illustrato da Joanna Concejo (Logos), Sassolino di Marius Marcinkevicius e Inga Dagilè (Caissa) e in Il volo di Sara di Lorenza Farina con le poetiche immagini di Sonia M. Luce Possentini (Fatatrac).

Per i preadolescenti e adolescenti risulta poi di particolare interesse la sezione espositiva dedicata al graphic novel, genere in grande espansione nel mercato editoriale, con veri e propri romanzi a fumetti che sul tema vanno dal classico Maus (Einaudi) di Art Spiegelman, nel quale gli ebrei sono topi e i nazisti gatti, a Haiku Siberiani (Topipittori) illustrata da Lina Itagaki, e da Perlasca (BeccoGiallo) con i disegni di Armando “Miron” Polacco fino a La bibliotecaria di Auschwitz (Il Castoro), ispirato alla storia vera di Dita Kraus, nata a Praga nel 1929, soprav­vissuta all’Olocausto e bi­bliotecaria di Auschwitz che oopo la morte del marito, lo scrittore ceco Otto Kraus, autore di Il maestro di Auschwitz, avvenuta nel 2000, ha continuato la sua impor­tante opera di diffusione della verità e vive in Israele.  L’allestimento raccoglie infine libri “in forma d’arte” ispirati alle vicende della Shoah: Di ferite stelle di Daniele Catalli, ad esempio, duetta con 35 haiku di Laura Anfuso; Eleonora Cumer partecipa con Infanzia rubata, monotipia con tecnica pochoir realizzata con inchiostri calcografici; Giulia Fagioli, dell’Accademia di Belle Arti di Roma, presenta Mai più, un leporello a puntasecca; Claudio Cantelmi con l’opera Omaggio a Fabio Mauri (di cui c’è un libro d’artista) ispirata alla mostra «Ebrea».

Mondi. Volti. Storie. Immagini, Echi. Tasselli di un mosaico di narrazioni incessanti, per coltivare con ostinazione il dovere di una memoria militante. La selezione romana (realizzata in collaborazione con Amnesty International Italia, la Biblioteca Centrale Ragazzi, le case editrici Arka, BeccoGiallo, Caissa Italia Editore, Carthusia, Il Castoro, Einaudi Ragazzi, Edizioni EL, Edizioni Emme, Fatatrac, Gallucci, Giuntina, Gribaudo, Lapis, Laterza, Logos, La Margherita, Orecchio Acerbo, Topipittori e gli artisti Laura Anfuso, Claudio Cantelmi, Daniele Catalli, Eleonora Cumer, Giulia Fagioli) è una piccola mappa che può aiutare a orientarsi in una produzione ormai molto ampia a misura di bambine e bambini ai quali raccontare vicende dimenticate, misconosciute o rimosse insegna a capire meglio il mondo. Ma l’importanza di queste iniziative, infine, sta nello sguardo, prima ancora che in ciò che rappresentano: un po’ come un recente libro di Nino Ferrara sulla Shoah, La guerra di Becky. L’Olocausto del lago Maggiore (Interlinea, nella collana per ragazzi Le rane) ha dimostrato. Raccontando con il giusto tono e con immagini evocative storia vera di Rebecca Behar, detta Becky, piccola ebrea italiana di origini turche che a Meina, sul lago Maggiore, fu testimone oculare di una tragedia poco nota: il primo eccidio di ebrei in Italia perpetrato, tra il 13 settembre e il 10 ottobre 1943 in nove località della provincia di Novara e del Verbano Cusio Ossola, da un gruppo di soldati nazisti, poco dopo l’armistizio dell’8 settembre. Perché Ferrara, scrittore, poeta e illustratore di rango, sa restiture in 28 lapidari capitoli – corredati di efficaci tavole a colori con l’inconfondibile tratto dell’autore – le emozioni, le paure, le crudeltà, il dolore, la solidarietà, i soprusi, i sentimenti e la speranza provati da una ragazzina dalle lunghe trecce nere, sopravvissuta alla strage in cui morirono almeno 57 persone di diverse famiglie, compresi alcuni bambini. E ci invita, in fondo, a saperci mettere (oggi come ieri) “ad altezza dei sentimenti dei  bambini”: come nella memorabile lezione di Janusz Korczak ripercorsa nell’albo L’ultimo viaggio. Il dottor Korczak e i suoi bambini di Irène Cohen-Janca illustrato da Maurizio A. C. Quarello e tradotto da Paolo Cesari.

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