Anche senza le big tech largo al futuro con le “Dynamic dozens”

La seconda ondata dell’Intelligenza artificiale vedrà in prima linea aziende anche al di fuori del settore tecnologico: da Amex avanti con il fintech a John Deere con i robot agricoli e i trattori a guida autonoma

Anche senza le big tech largo al futuro con le “Dynamic dozens”
di Roberta Amoruso
Mercoledì 3 Aprile 2024, 13:03 - Ultimo agg. 4 Aprile, 08:06
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Arrivano le “Dynamic Dozens”, attenzione alla seconda ondata dell’IA.

Potrebbe offrire nuove opportunità da esplorare in settori che vanno oltre i soliti nomi noti, e cioè i “Magnifici Sette”, da Apple a Alphabet, da Amazon a Meta, da Microsoft fino a Nvidia e Tesla. Anche perché gli sforzi di alcune di queste aziende per rimanere competitive nel campo dell’IA sono più percepiti come il tentativo di recuperare il terreno perduto, piuttosto che come vere innovazioni. 


Nel 2023 questi colossi hanno registrato un rialzo del 77%, un dato impressionante se confrontato con il più modesto aumento del 14% registrato dal resto dei titoli che compongono l’indice S&P 500. Ma si sta facendo avanti una certa mancanza di discernimento nelle strategie di sviluppo aziendali legate all’IA. La collaborazione tra Microsoft e OpenAI, i creatori di ChatGPT, rappresenta un punto di forza nel panorama attuale, visto che ChatGPT è considerata l’applicazione più rivoluzionaria del momento. Qualche passo falso è però stato messo da parte di Alphabet, con il lancio di Bard. A questo si sono aggiunti i risultati, talvolta discutibili, generati dal suo strumento di creazione di immagini “Gemini”, con tanto di critiche e controversie. Apple, da parte sua, ha risposto ai motori di ricerca, agli assistenti per le app e alle playlist musicali potenziati dall’IA della concorrenza con alcuni miglioramenti poco incisivi alla funzione di correzione automatica del suo sistema operativo. 


Non solo. Mentre alcune delle società a elevata capitalizzazione del settore tecnologico iniziano a riscontrare difficoltà con gli investimenti nell’IA, molte altre società non tecnologiche stanno dimostrando una notevole capacità di adattamento, incorporando l’IA nelle loro strategie aziendali e nei piani di spesa. E possono essere proprio questi, dice Shannon Saccocia, Chief investment officer di NEUBERGER BERMAN Private Wealth, alcuni dei principali beneficiari della seconda ondata di questo movimento.
Dunque i “Magnifici Sette” potrebbero diventare i “Magnifici Due o Tre”, man mano che i reali vincitori del trend nel settore tech consolideranno le posizioni e gli esclusi saranno declassati.

Allo stesso tempo, servirà prestare attenzione alle “Dynamic Dozens”, appunto: aziende provenienti dal settore tecnologico quanto da altri ambiti, pronte a distinguersi per la capacità di incorporare con successo le innovazioni dell’IA.


«Crediamo che questa seconda fase offra una straordinaria occasione per i gestori attivi. La sfida di distinguere i futuri vincitori dai perdenti inizia in questo preciso momento, segnando l’avvio di un periodo ricco di potenzialità per gli investitori più lungimiranti», spiegano gli esperti. Ma di quante società si tratta? Potenzialmente il numero può essere tanto ampio quanto quello delle imprese che attualmente utilizzano la posta elettronica e Internet. Nel settore bancario, American Express, società che si sta affermando come un leader FinTech di rilievo, tramite la sua divisione di innovazione AmEx Digital Labs ha intensificato gli sforzi nell’acquisizione di startup specializzate nell’IA e nell’integrazione di tale tecnologia in diversi settori che spaziano dal servizio clienti per le carte di credito, ai programmi di fidelizzazione, fino alle raccomandazioni per le prenotazioni di viaggi. Guardando al settore industriale, John Deere, società tradizionalmente associata ai macchinari agricoli piuttosto che all’apprendimento automatico, ha da tempo investito in acquisizioni finalizzate allo sviluppo di smart-robot da impiegare nell’irrorazione delle colture e nei trattori a guida autonoma. Ha attirato l’attenzione del pubblico alla Consumer Electronics Show di Las Vegas, presentando, un anno fa, una versione autonoma del suo famoso trattore 8R.
Nella farmaceutica, il ceo di Eli Lilly, David Ricks, ha sottolineato il potenziale degli strumenti di IA che generano facilitano la creazione di documentazione tecnica complessa necessaria per i processi regolatori. Inoltre, ha evidenziato come modelli di IA più specializzati, addestrati su dati di ricerca, possano accelerare la scoperta di nuovi farmaci, superando i pregiudizi comportamentali e di conoscenza tipici dei ricercatori umani. La collaborazione con XtalPi, società specializzata in tecnologie farmaceutiche, intrapresa l’anno scorso, mira proprio a realizzare queste ambizioni. Nello stesso tempo, il cloud computing potrebbe trovarsi in una posizione particolarmente vulnerabile, almeno nel breve periodo, pagando il prezzo dei maggiori investimenti dirottati verso l’IA.

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