Investimenti, Porsche contro Ferrari: sfida ad alta tensione tra cavalli rampanti

Investimenti, Porsche contro Ferrari: sfida ad alta tensione tra cavalli rampanti
di Roberta Amoruso
Mercoledì 5 Ottobre 2022, 14:32 - Ultimo agg. 24 Febbraio, 15:02
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Dopo tante aspettative è arrivata anche un po’ di delusione per la quinta più grande Ipo della storia d’Europa, la più grande degli ultimi dieci anni.

A una manciata di giorni dal suo debutto, avvenuto il 29 settembre, il prezzo di Porsche è più o meno in linea con quello proposto durante l’Offerta pubblica. L’euforia c’è stata, però solo all’esordio. Del resto gli investitori avevano già premiato generosamente il coraggio di una quotazione in piena tempesta - tra crisi energetica, inflazione e tassi in rialzo - prenotando in massa le azioni collocate al prezzo più alto della forchetta (82,5 euro). Tant’è che solo metà dei 650 investitori interessati al dossier sono stati accontentati. Un po’ di assestamento dopo il picco è fisiologico, osservano gli operatori; ma il futuro è d’oro, promettono gli analisti. Non solo per il maxi-dividendo che dovrebbe arrivare a inizio 2023 (dei circa 19,5 miliardi di euro raccolti attraverso l’Ipo, 9,6 miliardi saranno distribuiti agli azionisti, il resto destinati al programma di elettrificazione di Volkswagen cui fa capo il controllo di Porsche). Ma anche perché c’è tanto spazio per avvicinarsi ai multipli dei competitor. Attenzione, però: le azioni Porsche da poco finite nei portafogli degli investitori sono privilegiate, senza cioè diritto di voto, il che potrebbe frenare la velocità della corsa.

 

 

IN POLE POSITION

 Con i suoi 75 miliardi di capitalizzazione alla Borsa di Francoforte, la casa tedesca vale di fatto quanto la holding Volkswagen, è in cima alla lista dei competitor nel settore auto di lusso e vale oltre il doppio di Ferrari, pur avendo multipli più bassi della “Rossa” di Maranello che è controllata dal gruppo Exor.

Riuscirà a raggiungere l’ambita soglia di 100 miliardi di capitalizzazione? «È un grande sogno che vorremmo raggiungere entro il 2026», dice il ceo di Volkswagen e di Porsche, Oliver Blume. L’obiettivo non dichiarato, invece, è colmare il gap con il cavallino rampante nella corsa tra costruttori di auto iconiche. Certo, Ferrari e Porsche non sono esattamente paragonabili: i volumi di vendita e i prezzi medi sono piuttosto diversi. Ma valutazione e business della casa tedesca saranno in futuro un capitolo da guardare con grande attenzione.

IL DIVARIO

 Il confronto dei numeri. Porsche è un’azienda automobilistica forte, con ricavi in crescita dell’8% nella prima metà del 2022 e un margine Ebitda del 24,5%. Un dato sicuramente alto per il settore ma pur sempre inferiore a quello della rivale italiana Ferrari, affermano gli esperti di Bg Saxo. Ed è proprio qui il potenziale interesse per i fan di Porsche: la possibilità di colmare il divario valutativo e operativo con la casa di Maranello. L’obiettivo è arrivare al 35,7% di margine Ebitda segnato da Ferrari nel 2021. Inoltre, una capitalizzazione di mercato di 75 miliardi, a fronte di un Ebitda di 7,4 miliardi nel 2021, esprime un multiplo di 10,1 volte significativamente inferiore a quello di Ferrari pari a 22,2 volte. Ancora: i ricavi di Porsche sono cresciuti dell’8% nella prima metà del 2022 con una generazione di cassa di 3,9 miliardi, un risultato di tutto rispetto a fronte della generale debolezza dell’industria automobilistica. Ma ancora una volta, sono valori inferiori a quelli di Ferrari, che ha visto i suoi ricavi crescere del 17,3% e del 24,9% anno su anno nel primo e nel secondo trimestre. La vera sfida si gioca però sulla capacità dei tedeschi di realizzare una transizione di successo per diventare completamente EV (Electric Vehicle) preservando o addirittura espandendo i margini in bilancio. Già quest’anno Porsche punta a ricavi per 39 miliardi e un ritorno sulle vendite del 18%, in aumento di due punti rispetto allo scorso anno. La rotta è di puntare su prodotti e servizi di lusso, oltre che sulle auto a batteria. E nel 2030 il gruppo conta di raggiungere l’80% di vetture elettriche sul totale di venduto. Un obiettivo ambizioso visti i tempi.

I RISCHI

 Certo, anche le auto superlusso dovranno fare i conti con l’impennata del costo della vita, considerati gli effetti devastanti che sta avendo l’aumento dei prezzi dell’energia sul reddito disponibile in Europa. E un settore a rischio è considerato proprio quello dei beni di lusso in cui si colloca la casa automobilistica. Anche il calo dei mercati azionari e obbligazionari può avere, infatti, un certo impatto sul sentiment della ristretta fascia di acquirenti facoltosi di Porsche. Non solo. A minacciare i margini potrebbe poi tornare un nuovo incremento dell’euro.

LA GOVERNANCE

Uno dei punti critici della società è la governance. Le due famiglie storiche, Porsche e Piech, insieme alla holding Porsche Automobil SE hanno la maggioranza dei diritti di voto nella casa-madre Volkswagen AG (il 52,3%) e di fatto grazie all’Ipo, che ha consentito loro di aggiudicarsi una minoranza di blocco in Porsche AG, rientrano nel pieno controllo del gigante di Wolfsburg. In definitiva, Volkswagen AG e la holding Porsche SE controllano congiuntamente l’intero capitale ordinario con diritto di voto di Porsche AG’s (rispettivamente il 75% meno un’azione e il 25% più un’azione). Ma poiché il capitale della casa che ha lanciato la mitica 911 è composto per metà da azioni privilegiate senza diritto di voto ma con un dividendo aggiuntivo - oggetto del recente collocamento è il 25% di questa categoria di azioni - il capitale complessivo del gruppo vede in prima fila Volkswagen AG (75% meno un’azione ordinaria), seguita da Porsche SE (12,5% più un’ azione ordinaria) e dal fondo sovrano del Qatar (2,5%). Mentre circa il 10% è in mano al mercato. Questo vuol dire che con la quotazione le famiglie hanno rafforzato la presa sul gruppo, mentre centinaia di investitori istituzionali hanno accettato di rinunciare a qualsiasi controllo sull’azienda. Non è detto che alla lunga la “blindatura” a spese del mercato si riveli vincente.

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