Pnrr, il freno burocrazia: in ritardo 3 progetti su 4. Nel 2023 speso il 7,4% dei fondi stanziati

Lo sprint del governo: nel decreto in arrivo nuove responsabilità per i soggetti attuatori

Pnrr, il freno burocrazia: in ritardo 3 progetti su 4. Nel 2023 speso il 7,4% dei fondi stanziati
Pnrr, il freno burocrazia: in ritardo 3 progetti su 4. Nel 2023 speso il 7,4% dei fondi stanziati
di Francesco Malfetano
Martedì 13 Febbraio 2024, 00:25 - Ultimo agg. 14 Febbraio, 08:54
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Non solo il personale poco formato o l’atavica incapacità di spendere e di rispettare dei tempi prestabiliti, ma soprattutto la (solita) burocrazia. Mancano 868 giorni dalla scadenza del Pnrr e - dati dell’ufficio parlamentare di bilancio alla mano - l’Italia deve prepararsi realmente a fare i conti con i ritardi del Piano. 

Per quanto abbia ricevuto fino a questo momento tutte le tranche di pagamento richieste all’Unione europea, l’orizzonte del Recovery sta infatti mutando e, nel 2024, dalla predominanza della fase di assegnazione delle risorse dei progetti (in cui non si è a un così cattivo punto, con oltre il 67% dei fondi allocati) passerà a quella della messa a bando e dell’assegnazione dei lotti, della realizzazione delle opere e del collaudo.

In altri termini dovrà cominciare l’attesa “messa a terra” del Recovery. 

LA FASE OPERATIVA

Una fase operativa che intimorisce. Tant’è che il governo, consapevole delle criticità che attanagliano i soggetti attuatori (dagli Enti locali alle imprese, sino ai centri di spesa dei ministeri), sta infatti preparando un nuovo decreto che dopo qualche rinvio potrebbe arrivare in Consiglio dei ministri già questa settimana. Il quarto dl Pnrr che, come anticipato ieri dal Messaggero, si occuperà anche di responsabilizzare i soggetti attuatori stabilendo tempi certi e prefigurando sanzioni e commissariamenti per gli inadempienti. Oltre a, almeno nel settore giudiziario, consentire maggiori assunzioni per centrare gli obiettivi di riforma. 

L’idea è imporre un cambio di passo significativo dato che (gli ultimi dati disponibili fanno riferimento a novembre 2023) il 75% delle 231.140 opere monitorabili attraverso la piattaforma ReGis registrano qualche tipo di ritardo. Una tendenza diffusa in tutto il Paese che, come rilevato anche dalla fondazione OpenPolis, emerge in maniera più evidente se si considerano la quota di progetti già arrivati a conclusione, banditi o assegnati. I risultati sono bassi dappertutto, ma nelle regioni del Nord è quasi doppia rispetto a quella del meridione.

Le regioni del Sud sono infatti quelle che incontrano le maggiori difficoltà. Inciampi attribuibili soprattutto alla scarsa inclinazione degli uffici a realizzare e portare a termine le gare che, riportando la questione al dato nazionale, ha infatti già causato lo scorso anno un ritardo di spesa evidente, con appena il 7,4% dei fondi Pnrr previsti per il 2023 correttamente utilizzati. Non è un caso che il decreto Pnrr in arrivo insisterà molto sull’uso corretto della piattaforma ReGis, quella che censisce gli interventi ed è criticatissima soprattutto dai piccoli Comuni che la giudicano di difficile utilizzo, stabilendo un massimo di 60 giorni per l’inserimento dei dati univoci sui progetti. Un meccanismo di controllo più stringente che, qualora accertasse un ritardo, consentirebbe l’imposizione di sanzioni o la revoca totale o parziale del finanziamento. Un alert non da poco considerando che i progetti di cui i Comuni risultano essere enti attuatori sono 101.936, per quasi 40 miliardi di euro.
Tant’è che nel decreto da un lato si prevede la possibilità di estendere oltre i 36 mesi le assunzioni a tempo determinato del personale assunto per l’attuazione del Pnrr, dall’altro decade «il divieto per gli enti territoriali di procedere ad assunzioni di personale, in caso di mancato rispetto dei termini previsti per l’approvazione dei bilanci di previsione» per le regioni Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia e gli altri enti attuatori dell’area. 

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