Del ruolo dell'idrogeno molecolare (H2) come vettore energetico si parla da decenni, ma il suo effettivo utilizzo non si è mai concretizzato a causa di ostacoli tecnici ed economici. Oggi, di fronte alla necessità di una profonda ristrutturazione del sistema energetico, assistiamo a una rinascita dell'idrogeno e in Italia è uno dei vettori sostenibili a cui si sta guardando con più interesse. La Germania in questi giorni ha siglato un accordo con il Canada proprio sull'idrogeno, segno che l'interesse è più che mai forte. Ad accelerare le cose è stato sicuramente il conflitto russo-ucraino, con decine di Paesi che vogliono sentirsi meno dipendenti energeticamente dalla Russia, guardando, ma finalmente investendo, fonti differenti.
L'idrogeno in forma libera non è presente in natura, tuttavia può essere prodotto attraverso un'ampia gamma di processi chimici e fisici.
L'Italia, seguendo le disposizioni europee, intende produrre e utilizzare l'idrogeno in tre settori: quelli industriali hard-to-abate (siderurgia, vetro, carta, cemento); per la creazione di Hydrogen valley, riqualificando aree con siti industriali dismessi; l'abilitazione all'utilizzo dell'idrogeno nel trasporto pesante e su determinate tratte ferroviarie non elettrificabili; il supporto nella ricerca e sviluppo e il completamento delle riforme e regolamenti imprescindibili per consentire l'utilizzo, il trasporto e la distribuzione di idrogeno. Il passo più razionale verso un'economia sostenibile dell'idrogeno sarebbe sostituire con idrogeno verde tutto l'idrogeno grigio attualmente prodotto negli impianti petrolchimici.
Con la pubblicazione della strategia sull'idrogeno da parte della Commissione Europea nel 2020, la produzione sostenibile di H2 è diventata una priorità di investimento all'interno del piano Next Generation Europe. Di conseguenza, l'Italia ha recentemente predisposto nel Pnrr 3,64 miliardi di euro per la ricerca, la sperimentazione, la produzione e l'utilizzo di H2. Il governo ha come obiettivo una penetrazione dell'idrogeno negli usi finali dell'energia del 2% e una riduzione delle emissioni di Co2 pari al 8 megaton entro il 2030; e fino al 20% entro il 2050 che sulla base dei dati statistici nazionali sull'energia, questo corrisponde ad ulteriori 850 chiloton l'anno di idrogeno verde. Tra gli sviluppatori di idrogeno in Italia c'è Snam, il cui obiettivo è il trasporto di gas totalmente decarbonizzato entro il 2050, nell'ottica di contribuire al rafforzamento del ruolo dell'Italia come hub europeo. Una sperimentazione è stata fatta nel 2019 con l'immissione di un mix di idrogeno al 5% e gas naturale nella propria rete di trasmissione a Contursi Terme, che ha permesso la fornitura della miscela a due imprese industriali della zona per circa un mese.