Stop al reddito di cittadinanza per gli occupabili: riceveranno il sostegno per altri otto mesi nel 2023, poi basta. Al capolinea 660 mila percettori circa, su 2,4 milioni di cittadini raggiunti dalla misura, che sfuggono ai Centri per l’impiego. Per loro ancora pochi mesi di sussidio, poi niente più beneficio. Continueranno invece a beneficiare della misura fragili e anziani per tutto l’anno prossimo, in attesa di una revisione complessiva dello strumento che arriverà nel 2024. Tradotto: gli attivabili avranno a disposizione un periodo cuscinetto di otto mesi nel 2023 per trovare un lavoro, dopodiché dovranno dire addio per sempre alla card. La spesa per la prestazione di sostegno ha raggiunto nei primi nove mesi del 2022 quota sei miliardi di euro circa. Da quando è stato calato a terra, il sussidio ha assorbito 25 miliardi di euro. Il reddito di cittadinanza è stato la misura bandiera dei Cinquestelle, nonché uno degli strumenti più discussi (e discutibili) tra quelli messi in campo in questi ultimi anni.
Reddito di cittadinanza, Conte: «Siamo disposti a tutto per difenderlo»
È stato anche un argine contro la povertà in pandemia.
I CONTEGGI
Tra gli attivabili da depennare dalla lista dei percettori si contano 660mila occupabili non occupati, la metà dei quali stando ai dati Anpal non ha nemmeno sottoscritto il patto per il lavoro, prima tappa per iniziare a cercare un’occupazione tramite i centri per l’impiego. Altri 173 mila percettori risultano titolari di un contratto di lavoro, però non guadagnano abbastanza e quindi continuano a ricevere l’assegno. Sarebbero quindi quasi 900 mila persone che il governo si appresta ad accompagnare all’uscita. In arrivo poi più controlli sui requisiti e sugli stranieri. Sono 2,16 milioni i cittadini italiani toccati dalla prestazione di sostegno, a cui si sommano 208mila cittadini extra-comunitari e quasi 84mila cittadini europei.
Sul piede di guerra i Cinquestelle, che in questi anni hanno difeso a spada tratta il reddito di cittadinanza, nonostante i suoi numerosi talloni di Achille. Il governo aveva pensato di abolire subito il reddito di cittadinanza, o al più tardi a giugno dell’anno prossimo, ma alla fine ha optato per un periodo di transizione più ampio per dare un’ultima chance ai beneficiari in condizione di lavorare e vedere chi tra loro è disposto a mettersi in gioco. Una mediazione che tende la mano alle regioni del Mezzogiorno, considerato che la prevalenza dei beneficiari soggetti al patto per il lavoro si registra al sud con il 48,3%. Campania e Sicilia sono i due territori con la maggiore percentuale di percettori: si posizionano rispettivamente al 25,6% e al 21,6%. Tutte le restanti aree regionali esprimono valori al di sotto del 10%.