Superbonus, coperti i lavori 2023: ecco le novità. In arrivo il sì alla sanatoria per i cantieri avviati con il 110%

E c'è la stretta fiscale sulle Big Tech, doppia tassa

Superbonus, coperti i lavori 2023: ecco le novità. In arrivo il sì alla sanatoria per i cantieri avviati con il 110%
Superbonus, coperti i lavori 2023: ecco le novità. In arrivo il sì alla sanatoria per i cantieri avviati con il 110%
di Andrea Bassi
Giovedì 28 Dicembre 2023, 00:08 - Ultimo agg. 31 Dicembre, 10:14
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 Il copione è sempre lo stesso. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che getta secchi di acqua gelata su qualsiasi ipotesi di proroga del Superbonus, e una parte della maggioranza, con Forza Italia in testa, che invece chiede a gran voce che i lavori possano proseguire per qualche altro mese. Le riunioni tecniche di ieri non sono riuscite a sciogliere il nodo. Il confronto sarà politico, toccherà al consiglio dei ministri decidere il destino del 110%. Ma qualche punto è stato messo. È stato per esempio deciso che tutti i Sal (stati di avanzamento lavori) monetizzati fino alla fine del 2023 non dovranno essere restituiti se i lavori non finiranno e se non si otterrà il miglioramento di due classi energetiche dell’edificio.  

La sanatoria

Una sanatoria per salvare tutte le fatture scontate con le imprese ed evitare che il Fisco possa andare a bussare ai condomini per recuperare quella quota di Superbonus già utilizzata.

In bilico anche la Sal straordinaria, la possibilità cioè di fatturare con il 110% tutti i lavori fatti fino al 31 dicembre a prescindere dal raggiungimento delle percentuali minime previste dalle norme (due Sal del 30% ognuna e una del 40% a saldo).

La stretta

Mentre ci sarà la stretta sulle barriere architettoniche (con l’esclusione degli infissi) e sullo sconto in fattura peril sisma bonus. La discussione più accesa, però, sarà sulla proroga dei lavori nel 2024. Forza Italia, per bocca di molti suoi esponenti, la sta chiedendo a gran voce, forte anche dei conti fatti dall’Ance, l’associazione dei costruttori, secondo cui allungare i lavori di tre mesi nel 2024 costerebbe 200 milioni l’anno per quattro anni, che salirebbero a 220 milioni se la proroga fosse di 6 mesi. 

I nodi

Giorgetti, come detto, frena. Il ministro ha ricordato che il Superbonus ha sfondato qualsiasi previsione di spesa, anche quelle della Nadef di settembre. Ha ribadito che la misura «è come una centrale nucleare che ancora non riusciamo a gestire». Anche il bonus al 70%, ha aggiunto, «vi assicuro che visto da fuori è tantissimo, dobbiamo uscire un po’ da questa allucinazione di questi anni in cui ci sembra tutto dovuto» anche perché, ha spiegato il ministro, «quando fai debito lo paghi» e sono «miliardi sottratti agli italiani alle famiglie italiane, di spesa per la previdenza». Comunque sia, Giorgetti ha anche sottolineato che il «Parlamento è sovrano». Un modo insomma, per dire che toccherà alle Camere decidere sul Superbonus una volta che il decreto ad hoc nel quale saranno inserite le misure arriverà in Parlamento. 

Il pacchetto

Ma il Superbonus non è l’unico argomento che tiene banco in questo ultimo scorcio di anno. Nel 2024 arriverà una decisa stretta fiscale sulle Big Tech. A gennaio entrerà in vigore la Global minimum tax, il prelievo del 15 per cento sugli utili delle multinazionali che fatturano oltre 750 milioni di euro e che dovrebbe fruttare al Tesoro tra i 2 e i 3 miliardi di euro. Ma non ci sarà solo questo. Si va anche verso una proroga della vecchia “web tax”, il prelievo del 3 per cento sul fatturato delle piattaforme che raccolgono pubblicità on line in Italia. Gli accordi internazionali prevedevano che le tasse nazionali “decadessero” una volta che fossero entrate in vigore quelle previste dagli accordi in sede Ocse. In realtà, però, dei due tipi di prelievo previsti dagli accordi (il cosiddetto Pillar 1 e Pillar 2) soltanto uno ha visto la luce.

 

Il “primo pilastro” della tassazione delle Big Tech che prevede un’imposta che le società che fatturano oltre 20 miliardi devono versare non dove hanno la sede, ma dove sono gli utenti dei loro servizi, non ha ancora visto definitivamente la luce per la titubanza degli Stati Uniti dove hanno sede la maggior parte delle multinazionali digitali. Con l’anno che arriva l’Italia prenderà la guida del G7 e sarà uno dei temi che porterà avanti. Intanto però, anche come strumento di pressione, la vecchia web tax, che lo scorso anno ha fruttato 390 milioni di euro, sarà prorogata di 6 mesi. Non è ancora deciso se questo allungamento passerà per una norma nel milleproroghe o sarà frutto di un accordo internazionale con gli altri Paesi che ancora applicano la tassa, come la Francia. 
Di certo nel milleproroghe c’è un pacchetto fiscale che va dal congelamento per un altro anno ancora (è in vigore ormai da 2012) dell’adeguamento dei canoni pagati dalle amministrazioni pubbliche per gli uffici presi in affitto, fino alla proroga per tutto il 2024 delle estrazioni aggiuntive del Lotto e del Superenalotto. 

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