Il giallo di Medvedchuk, l'oligarca amico di Putin scambiato per 215 prigionieri. Dov'è finito ora?

Da semplice avvocato a oligarca capace di spostare voti, sempre nel segno dell'appoggio alla Russia e all'amico Putin. Ma il Cremlino spiega di non sapere nulla dopo il rilascio

Il giallo di Medvedchuk, l'oligarca amico di Putin scambiato per 215 prigionieri. Dov'è finito ora?
Il giallo di Medvedchuk, l'oligarca amico di Putin scambiato per 215 prigionieri. Dov'è finito ora?
di Enrico Chillè
Venerdì 23 Settembre 2022, 22:05
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Ha 67 anni, è di nazionalità ucraina ma è anche filorusso. E soprattutto, è uno dei migliori amici di Vladimir Putin. Solo queste poche informazioni potrebbero bastare a far capire perché la Russia, durante lo scambio di prigionieri con l'Ucraina, abbia accettato di restituire a Kiev ben 215 soldati ucraini solo per lui. Victor Medvedchuk, oligarca ucraino ma da parecchio tempo filorusso, è l'uomo di cui si sta parlando tantissimo in queste ore. Anche perché intorno a lui si è creato un vero e proprio giallo.

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Chi è Victor Medvedchuk

Da semplice avvocato, quale era negli anni '80, con la disgregazione dell'Unione Sovietica Victor Medvedchuk era riuscito a ricavarsi uno spazio importante, iscrivendosi al partito socialista filorusso e iniziando una grande ascesa politica e imprenditoriale.

Già nel 2002, ottiene un ruolo importante come principale assistente del leader ucraino (ma filorusso) Leonid Kuchma, ma anche come fedelissimo dell'allora primo ministro Viktor Yanukovich, considerato un 'fantoccio' di Mosca. Un anno dopo, arriva il primo incontro di persona tra Medvedchuk e Putin e nel 2004 il presidente russo fa da padrino di battesimo alla figlia più piccola dell'ucraino, in una cerimonia celebrata in una cattedrale di San Pietroburgo.

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L'ascesa di Medvedchuk

Con la vittoria elettorale del 2004 di Yanukovich, Medvedchuk viene accusato dall'opposizione di aver organizzato dei brogli. In poco tempo sorge la cosiddetta Rivoluzione arancione, la prima rivolta pro-occidentale in Ucraina, e poco dopo Viktor Yuschenko, rivale di Yanukovich, appare con il volto completamente sfigurato e accusa il Cremlino: «I russi mi hanno avvelenato con la diossina». Due anni dopo, Yuschenko vince le elezioni, mentre Medvedchuk, con il suo piccolo partito Ne Tak, ottiene appena l'1%, senza riuscire a superare lo sbarramento. A questo punto, l'amico di Putin accantona la politica per diventare imprenditore ed oligarca di successo. Lo fa partendo da tre canali televisivi e diverse case editrici, che gli fruttano un guadagno clamoroso: una rivista ucraina in lingua russa, nel 2008, stima il suo patrimonio in almeno 450 milioni di euro.

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Medvedchuk, Putin e... Zelensky

Nel 2010 Yanukovich vince le elezioni presidenziali, ma Medvedchuk resta nell'ombra. Pur restando il principale riferimento di Vladimir Putin in Ucraina. Quando, nel 2014, le rivolte fanno cadere Yanukovich, l'oligarca amico di Putin ne approfitta per una nuova avventura politica, anche se da finanziatore. Sceglie il partito di opposizione 'Per la vita', il principale partito ucraino filorusso, con candidato Yuri Boyko. E per promuovere il partito, i due viaggiano a Mosca e visitano il Cremlino. A sorpresa, però, le elezioni del 2019 le vince (con il 73% dei voti) un attore comico molto popolare che, in una serie tv, interpretava un insegnante che riusciva a diventare presidente dell'Ucraina: Volodymir Zelensky era riuscito a trasformare in realtà la sua sceneggiatura televisiva. Il partito di Medvedchuk, però, arriva a rappresentare la principale opposizione, dichiarando guerra alla legge linguistica che limitava l'uso del russo in Ucraina e all'eliminazione di monumenti e simboli dell'era sovietica. Con i suoi media, l'oligarca amico di Putin aveva avviato una notevole campagna filorussa, che abbracciava ogni tematica: gli scontri con i separatisti russi descritti come una guerra civile, la difesa dei simboli sovietici, l'annessione della Crimea appoggiata convintamente da tutti gli abitanti della regione.

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Il declino e la prigionia

Nel 2021, Medvedchuk e alcuni alleati politici stretti ricevono sanzioni da parte del governo ucraino. I canali televisivi vengono chiusi, i profitti congelati. Le accuse sono durissime: secondo i servizi segreti di Kiev, l'oligarca e sua moglie, Oksan Marchenko, avrebbero finanziato atti terroristici. La posizione di aggrava a maggio, quando Medvedchuk viene accusato di aver saccheggiato risorse naturali nella Crimea annessa dalla Russia e di aver venduto segreti militari ucraini a Mosca. A questo punto scattano gli arresti domiciliari e Putin interviene accusando Zelensky di "purghe" contro forze politiche di opposizione.
Il 28 febbraio 2022, quattro giorni dopo l'invasione russa, Victor Medvedchuk riesce però a scappare, facendo perdere le proprie tracce. Viene però individuato e arrestato dai servizi segreti ucraini a metà aprile, rimanendo prigioniero fino a ieri, giorno dello scambio di prigionieri tra Kiev e Mosca.

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Lo scambio di prigionieri e il giallo

Per ottenere il rilascio di Victor Medvedchuk, la Russia ha accettato di rilasciare all'Ucraina ben 215 prigionieri, tra cui 108 soldati del Battaglione Azov. Con viva soddisfazione di Volodymir Zelensky. «Abbiamo scambiato un fanatico filorusso con oltre 200 soldati. Non è un peccato dare Victor Medvedchuk in cambio di veri guerrieri: ha già fornito all'Ucraina tutto ciò che è necessario per stabilire la verità nei procedimenti penali in corso su di lui» - il commento del presidente ucraino - «All'inizio, ci è stato offerto di restituire 50 dei nostri in cambio di uno solo di quelli che si trovavano nel centro di detenzione preventiva del Servizio di sicurezza dell'Ucraina (Medvedchuk). Abbiamo parlato, insistito, il numero di 50 è cresciuto fino a 200...».
Mentre la vicenda di Medvedchuk e del clamoroso scambio faceva già discutere, all'improvviso si viene a creare un vero e proprio giallo. La liberazione dell'oligarca amico di Putin, oltre che da Zelensky, era stata confermata anche da Denis Pushilin, leader dell'autoproclamata Repubblica del Donetsk. Ma oggi il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha spiazzato tutti: «Non sappiamo dove si trovi ora Medvedchuk. Non so se il presidente Putin abbia avuto contatti con lui dopo le notizie sul suo rilascio». Rendendo il caso ancor più misterioso e intricato, semmai ce ne fosse stato bisogno...

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