«Thomas ucciso con un solo colpo», l’omicidio di Alatri ricostruito in aula dal comandante del Ris

«Thomas ucciso con un solo colpo», l’omicidio di Alatri ricostruito in aula dal comandante del Ris
di Pierfederico Pernarella
Sabato 6 Aprile 2024, 09:12 - Ultimo agg. 09:48
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«Thomas è stato ucciso da un solo colpo in mezzo alla fronte». Una precisione con tutta probabilità accidentale, non voluta, perché in quelle condizioni «nemmeno un cecchino avrebbe saputo fare meglio». Queste le conclusioni a cui sono giunti i carabinieri del Ris di Roma ricostruendo l’omicidio di Alatri. Ieri, davanti alla Corte d’Assise di Frosinone presieduta dal giudice Francesco Mancini, ad illustrare i dettagli degli accertamenti condotti dagli specialisti dell’Arma è stato il colonnello Paolo Fratini, comandante del reparto di investigazioni scientifiche. Padre e figlio imputati, Roberto e Mattia Toson, anche ieri hanno rinunciato a partecipare all’udienza.

IL MEDICO LEGALE

Prima del comandante del Ris era stato sentito il medico legale Giorgio Bolino che effettuò l’autopsia sul cadavere di Thomas.

Ad uccidere il 19enne un solo colpo che ha centrato la fronte, in mezzo alle arcate sopraccigliari, perforandogli il cranio da una parte all’altra. I medici del “San Camillo” tentarono un intervento chirurgico disperato, ma le condizioni del giovane erano già compromesse. Il decesso verrà dichiarato il mattino seguente, il 1° febbraio, alle 9.45.

LO SPARO

Il proiettile che ha ucciso Thomas (il solo trovato sulla scena del delitto), come chiarito successivamente dal comandante del Ris Fratini, è rimbalzato contro il muro e si è andato a conficcare nella tettoia di legno della porta situata sulla scalinata di via Liberio, a meno di un metro dove si trovava Thomas. Le ricostruzioni del Ris hanno trovato confermato l’ipotesi che il colpo sia stato sparato dal piazzale del parcheggio. Il proiettile non ha incontrato ostacoli e non ha subito deviazioni. È andato dritto a 300 metri al secondo, da una distanza di 19 metri. Quando gli è stato chiesto se si potesse ipotizzare che quel colpo così preciso in mezzo alla fronte fosse stato voluto, il colonnello Fratini ha sollevato qualche dubbio: «Per centrare in quel modo un bersaglio, si utilizza un’arma lunga, con un revolver (l’arma utilizzata nell’omicidio di Alatri, ndr) nemmeno un cecchino avrebbe saputo fare meglio». Una precisione, dunque, trovata fortuitamente da chi ha sparato.

L’AMICO DI MATTIA

L’altra testimonianza di rilievo è stata quella di Cristian Belli, l’amico di Mattia Toson. Belli ha riferito che quella sera venne avvertito degli spari da un vicino di casa. Poi si recò in ospedale pensando che il ragazzo colpito fosse Mattia. Arrivato all’ospedale, Belli scoprì che il ragazzo colpito era Thomas. «I suoi amici accusarono me, ma io gli disse che mi trovavo a casa», ha detto Belli, il quale ha aggiunto che dal giorno dell’omicidio lui (in quanto amico di Mattia) e anche sua madre sono oggetto di ripetuti episodi di minacce e aggressioni. L’ultimo, ha detto, è avvenuto anche qualche giorno fa prima dell’udienza di ieri, per il quale ha presentato denuncia.

LE RETICENZE

Belli è stato reticente e si è contraddetto in almeno un paio di punti. La sera dell’agguato raggiunse Mattia Toson all’agriturismo dove c’era la festa di compleanno del figlio di Bruno Spada. «Si parlò della sparatoria?», gli è stato chiesto. «Sì, parlammo anche di quello», ha risposto come se fosse stato un argomento tra gli altri. L’agguato era avvenuto nemmeno un’ora prima, avevano sparato ad un ragazzo nel centro storico all’ora di cena, ad Alatri non si parlava d’altro, lui conosceva Thomas e insieme a Mattia era rimasto coinvolto nelle risse. Il presidente della Corte, il giudice Francesco Mancini, è saltato dalla sieda: «Si è parlato “anche” degli spari? Quello che sta dicendo appare inverosimile». Belli inoltre, come gli è stato contestato dal pubblico ministero Rossella Ricca, non ha saputo spiegare perché sul suo smartphone non è stata trovata traccia delle telefonate che quel giorno si scambiò con Mattia Toson. Sul telefono di quest’ultimo le prove di quelle chiamate sono state invece trovate. «Le ha cancellate?», gli ha chiesto il pm. «Non so che dire», ha risposto Belli. Si torna in aula il 3 maggio. 

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