Assalto armato al furgone della penitenziaria: ergastolano in fuga, ucciso il fratello del boss

Domenico Curì, l'ergastolano evaso davanti al tribunale di Gallarate
Domenico Curì, l'ergastolano evaso davanti al tribunale di Gallarate
Lunedì 3 Febbraio 2014, 16:03 - Ultimo agg. 4 Febbraio, 17:21
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Il commando che ha liberato il boss Cutr, composto da quattro persone, entrato in azione attorno alle 15. L'ergastolano Domenico Cutrì, detenuto nel carcere di Busto Arsizio (Varese), era appena sceso dal furgone delle polizia penitenziaria e gli agenti lo stavano accompagnando all'interno del Tribunale di Gallarate, dove avrebbe dovuto partecipare a una udienza. In quel momento sono arrivati i banditi con le armi in pugno.

L'azione, all'apparenza attentamente pianificata, è durata pochi minuti, sotto gli occhi di diversi testimoni. Gli uomini del commando hanno minacciato gli agenti, puntandogli contro le pistole e intimandogli di liberare il detenuto, e uno di loro ha spruzzato dello spray urticante negli occhi di uno dei poliziotti. Un altro agente è stato spinto giù dalle scale del Tribunale, e nella caduta ha riportato un lieve trauma cranico.

C'è stata quindi una sparatoria tra i malviventi e gli agenti, durante la quale sono stati esplosi una trentina di colpi. Uno dei colpi ha raggiunto uno degli assalitori, il fratello del detenuto, Antonino Cutrì, che è poi morto morto per la gravità delle ferite riportate, circa un'ora dopo, al termine di una disperata corsa dei suoi compagni per cercare di salvarlo, all'ospedale di Magenta. L'azione è durata pochi minuti: l'ergastolano è fuggito insieme ai complici, che hanno caricato su una Citroen C3 nera anche il ferito.

Due agenti, rimasti contusi, sono stati soccorsi dal personale del 118, portati all'ospedale di Gallarate per accertamenti e in serata dimessi. Vicino al Tribunale, poco dopo, la polizia ha trovato una seconda auto utilizzata dai banditi, con a bordo armi d'assalto. A questo punto la fuga dei malviventi, secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori, è proseguita verso Cuggiono, il paese in provincia di Milano dove vive la madre dei fratelli Cutrì. Caricata la donna in auto la corsa è ripresa verso l'ospedale di Magenta dove il ferito e la madre sono stati scaricati.

Ma per Antonino non c'era più nulla da fare ed è morto poco prima della 16. La madre nel frattempo è stata sentita dagli investigatori. Polizia e carabinieri hanno allestito dei posti di blocco sulle strade della zona, in particolare al confine tra Lombardia e Piemonte. I due agenti feriti sono stati dimessi con una prognosi rispettivamente di 8 e 15 giorni.

Un altro fratello di Domenico Cutrì - Antonino è morto dopo l'assalto - si sarebbe costituito in serata ai carabinieri ed è stato trasportato all'ospedale di Magenta perchè ferito a un piede. Lo ha reso noto il segretario generale della Uil Penitenziari, Eugenio Sarno. Ma i carabinieri smentiscono la costituzione.

Nessun ostaggio. Non ha trovato conferme l'ipotesi che i banditi abbiano preso in ostaggio un passante davanti al Tribunale di Gallarate per favorire l'evasione di Domenico Cutrì. Lo ha chiarito la polizia di Varese. Dai rilievi condotti sul posto è risultato che durante l'assalto sono stati esplosi una trentina di colpi d'arma da fuoco.

La testimonianza degli agenti. «È stato tutto velocissimo, noi abbiamo cercato soprattutto di evitare rischi inutili e limitare le conseguenze ad altre persone». Lo hanno detto i quattro agenti della polizia penitenziaria feriti nell'assalto di Gallarate, al segretario della Uilpa Nazionale Angelo Urso che è andato a trovarli in ospedale a Busto Arsizio. «Sono già stati dimessi - ha detto Urso - Sono stati davvero bravi, hanno pensato a proteggersi ma anche a proteggere l'ostaggio e altre persone che avrebbero potuto restare coinvolte».

«I quattro colleghi stanno bene, per fortuna se la sono cavata con poco - ha aggiunto Urso - Sono stati colpiti agli occhi con lo spray urticante e non hanno sparato fino a quando non hanno sparato i banditi, ma sulla dinamica non so nè potrei dire altro perchè c'è in corso l'indagine della magistratura». I poliziotti feriti hanno 42, 45, 48 e 42 anni, lavorano nel carcere di Busto Arsizio e hanno una grande esperienza in traduzioni di carcerati. Sull'assalto è intervenuto anche il segretario regionale Eugenio Sarno. «Non posso non sottolineare l'esemplare atteggiamento tenuto durante i drammatici minuti culminati con un conflitto a fuoco - ha detto - I baschi azzurri erano attesi dal commando nei pressi dell'ingresso della sede giudiziaria con un arma puntata su un ostaggio che minacciavano di uccidere se non fosse stato consegnato loro il detenuto tradotto. Pertanto hanno ritenuto prioritario salvare la vita dell'ostaggio non ostacolando più di tanto la liberazione del detenuto». Anche il segretario generale Spp, Sindacato di polizia penitenziaria, Aldo Di Giacomo ha espresso la sua vicinanza ai colleghi. «Credo siano 15 anni che non si verificava una cosa del genere in Italia - ha detto - un assalto messo in atto così per liberare un detenuto».

I testimoni. «All'inizio sembravano botti di Carnevale, poi mi sono affacciata e ho visto molti poliziotti con le pistole spianate. La sparatoria è stata lunga e ho avuto molta paura»: è quanto ha raccontato una delle inquiline del palazzo adiacente la piccola pretura di Gallarate dove nel pomeriggio un gruppo di banditi è riuscito a far evadere Domenico Cutri. Sono almeno venti i proiettili sparati nel corso del conflitto a fuoco che, secondo la testimone, è durato a lungo, e uno dei proiettili è finito sul muro di fianco all'ingresso di un negozio di accessori per auto che il titolare stava aprendo in quei momenti. «Sono corsa da mio figlio che abita al piano di sotto - prosegue il racconto della testimone - e abbiamo visto molti poliziotti sparare» verso una piccola via laterale dalla quale il gruppo dei malviventi è scappato a bordo di una delle due macchine utilizzate per liberare Cutri.

Chi è l'ergastolano fuggito. Scontava una pena all'ergastolo per omicidio Domenico Cutrì, l'ultratrentenne evaso oggi a Gallarate, in provincia di Varese. L'uomo era stato condannato in appello per l'uccisione di Luckasz Kobrzeniecki, un polacco di 22 anni freddato a colpi di pistola nel 2006 a Trecate (Novara). Cutrì, secondo le accuse, era al volante dell'auto da cui partirono gli spari che la notte del 15 giugno di otto anni fa uccisero la vittima. Arrestato tre anni dopo, si è sempre professato innocente. La condanna in primo grado nel luglio 2011.

Era un detenuto effettivo al carcere Cerialdo di Cuneo Domenico Cutrì, l'ergastolano evaso oggi a Gallarate. Segnalato per la sua pericolosità, era stato trasferito al penitenziario di Busto Arsizio, il più vicino a Gallarate, dove oggi avrebbe dovuto partecipare all'udienza di un processo.

Il ministro Cancellieri. «Si tratta di un episodio molto grave che sto seguendo, nella sua evoluzione, in costante contatto con i vertici del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria. Spero che al più presto l'ergastolano evaso e la banda complice, venga assicurata alla giustizia grazie al lavoro di tutte le forze di polizia». Lo ha dichiarato il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri in relazione all'evasione di Domenico Cutrì. «Il mio pensiero, la solidarietà e la vicinanza - conclude il ministro - ai quattro agenti di Polizia Penitenziaria coinvolti nell'assalto e a tutto il Corpo per il delicatissimo e pericoloso compito che svolgono».

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