Il polpo Paul merita il G8

Lunedì 12 Luglio 2010, 10:11
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Due o tre cose, se non di pi, rimangono di questo mondiale sudafricano che pi un Oscar alla carriera per la “golden generation” della Spagna che non un vero dominio sul campo: ha vinto la Spagna, ma l’avesse fatto l’Olanda non avrebbe “rubato” niente.



Gli allievi hanno sconfitto i maestri, i nuovi orafi hanno battuto i nuovi fabbri, che l’Olanda ha assai picchiato, più latina e terrestre di quel sogno che incarnarono Crujiff e gli amici suoi che giocavano un altro calcio.



Tra le cose che rimangono si segnalano il polpo Paul capace di indovinarle tutte, da chiamare al prossimo G8 o nelle molte cancellerie e palazzi dei governi che ne azzeccano poche; il nuovo sentimento spagnolo degli spagnoli, che saranno catalani, baschi, castigliani eccetera eccetera, autonomisti nel cuore, ma oggi si sveglieranno soltanto spagnoli e campioni del mondo, perché niente dà, di questi tempi, altrettano orgoglio; il nuovo sentire dei tedeschi che hanno abbandonato la filosofia del panzer comprensiva anche dell’esclusione di ogni altra etnia mentre la Germania del quotidiano si popolava di uomini e donne di altre provenienze: anche la massiccia presenza di questi nuovi tedeschi nella Nazionale aiuterà il fortunatamente inevitabile affermarsi dell’ integrazione, Ozil e Boateng e Khedira potranno più di tante leggi.



E ancora: il segno positivo che l’Europa potrà farcela, se saprà lavorare sulle proprie possibilità, a superare la crisi. Se l’ha fatto nel calcio, puntando sui giovani e sul talento, con la cantera del Barcellona o la scuola dell’Ajax (come non hanno fatto, in campo e forse fuori, l’Inghilterra, l’ Italia o la Francia; l’Inter vincitutto non aveva che un italiano, Balotelli, che in Sudafrica neppure è stato portato) perché non crederlo realizzabile anche oltre lo stadio?



Certi allenatori appaiono come baroni universitari che anziché esaltarlo mortificano il talento dei ragazzi. Non è una identificazione indispensabile, ma è una possibilità: crederci non costa e forse aiuta. E, da ultimo, il possibile avvento della tecnologia nel calcio. Che il mondiale del 1966 sia stato deciso da un gol non gol a favore inglese, come l’ eliminazione inglese da un non gol gol nel 2010, dovrebbe far riflettere: a quei tempi non c’erano i telefonini, internet e gli iPad. Se ci sono nuovi strumenti perché non utilizzarli?