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Lo stabilimento era già stato oggetto di un grosso rogo nell'ottobre 2018, avvenuto pochi giorni dopo il sequestro, e i rifiuti bruciati - sia urbani che speciali - giacciono da allora nell'azienda.
Dopo il primo rogo, i finanzieri della Compagnia di Marcianise scoprirono, nell'ambito di un'indagine della Procura di Santa Maria Capua Vetere, che il titolare e due suoi collaboratori avevano scavato un buco nel piazzale dell'azienda per interrarvi i rifiuti che la Lea avrebbe dovuto smaltire; un'altra parte dei rifiuti fu trasportata e gettata nel vicino comune di San Tammaro in un impianto di proprietà del Consorzio Unico di Bacino delle Province di Napoli e Caserta (Cub). Emerse anche che il titolare aveva stoccato rifiuti non trattati di diverse tipologie, mescolandole tra loro, in quantità decisamente superiori a quelle autorizzate, provocando così numerose perdite di percolato.