Barbara Capovani, psichiatra aggredita con una spranga fuori dall'ospedale di Pisa: è in fin di vita. Caccia a un paziente

Alcuni testimoni hanno visto il ricercato: vestito di nero, aveva cappello e mascherina

Barbara Capovani, psichiatra aggredita con una spranga fuori dall'ospedale di Pisa: è in condizioni critiche. Si cerca un uomo vestito di nero
Barbara Capovani, psichiatra aggredita con una spranga fuori dall'ospedale di Pisa: è in condizioni critiche. Si cerca un uomo vestito di nero
di Claudia Guasco
Sabato 22 Aprile 2023, 10:13 - Ultimo agg. 24 Aprile, 21:46
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Sono da poco passate le sei di venerdì sera quando la dottoressa Barbara Capovani, 55 anni, responsabile del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura del Santa Chiara di Pisa, esce dall’ospedale. Si avvia verso la rastrelliera accanto al portone della clinica per recuperare la bicicletta, quando l’aggressore le piomba addosso. La picchia con una spranga, più volte e con violenza selvaggia, l’abbandona sul selciato e scappa.

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Ora Barbara Capovani lotta per la vita. «Le condizioni cliniche della paziente permangono critiche, nonostante le procedure chirurgiche e anestesiologico-rianimatorie messe subito in atto», è l’ultimo bollettino medico. «È in condizioni estremamente gravi, ma è ancora viva».

La dottoressa è stata colpita più volte alla testa con un oggetto appuntito, una spranga o un martello, l’arma non è stata ritrovata. L’aggressore l’ha portata con sé nella fuga e ora gli investigatori sono sulle sue tracce. Al momento del tentato omicidio c’erano diversi testimoni, che l’hanno descritto: vestito di nero, cappellino con visiera calcato sugli occhi e una mascherina a coprirgli il volto. Qualcuno l’aveva già visto aggirarsi inquieto nei paraggi del padiglione, probabilmente stava aspettando la sua vittima. L’inchiesta si concentra sulla cerchia dei pazienti del reparto di psichiatria e in particolare sulle persone seguite da Barbara Capovani, chi indaga sta ascoltando tutti i colleghi della donna per capire se vi siano nessi con possibili pazienti o ex pazienti. E vengono passati al setaccio i fotogrammi delle telecamere della zona. Nessuna, però, era puntata sul luogo dell’aggressione. In ospedale il turbamento è profondo, la dottoressa Capovani è conosciuta e apprezzata: figlia di un docente universitario, ha una solida formazione e un brillante curriculum. «Una professionista di assoluto valore clinico - raccontano i colleghi - Tutti la stimano, sotto il profilo umano e professionale». E per una delle strane curve del destino è stata proprio lei la prima a seguire lo studente fiorentino di venticinque anni che, lo scorso gennaio, obnubilato da un raptus, ha ucciso a mani nude il medico in pensione Piero Orsini, a pochi metri dal Lungarno. Ieri pomeriggio un centinaio di persone si sono radunate davanti all’ospedale di Pisa per esprimere vicinanza alla famiglia, tra loro anche il sindaco Michele Conti e il presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo. All’ingresso del padiglione è stato appeso uno striscione bianco con la scritta «Barbara siamo con te» e il disegno di un cuore. «Non ci sono parole per descrivere il dolore e lo sconcerto di fronte alla brutale aggressione a Barbara Capovani, un bravissimo medico psichiatra. Spero che le forze dell’ordine riescano a fermare al più presto il responsabile», dice Conti.

VIOLENZA

«Sbigottimento, dolore e incredulità» sono espressi dalla sezione pisana della Federazione dei medici di medicina generale, che aggiunge: «Se l’aggressione fosse in relazione all’attività professionale della dottoressa, saremmo di fronte a un ennesimo, gravissimo episodio di violenza a danno di medici e operatori sanitari. Occorrono misure concrete che prevengano o almeno riducano il rischio che episodi del genere possano verificarsi». Costernato anche il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici, Filippo Anelli: «Sono letteralmente sconvolto dalle notizie che arrivano dall’ospedale circa le condizioni di salute della povera collega Barbara Capovani. La brutalità delle percosse e la gravità delle lesioni riportate ci fanno tornare alla mente i giorni bui e tristi dell’aggressione a Paola Labriola, anche lei psichiatra accoltellata nel suo ambulatorio». Anelli chiede «rapide riforme», «luoghi di lavoro più sicuri», «umanizzazione delle cure» e «non permettere che sia il camice bianco a negare le prestazioni che il sistema non riesce a garantire». La speranza era che «quella stagione di violenza fosse un ricordo del passato, ma l’aumento degli episodi di aggressione ai medici negli ultimi tempi ci aveva indotto ad alzare ulteriormente la guardia. Purtroppo non è bastato. E nemmeno l’inasprimento delle pene, né la procedibilità d’ufficio anche per ogni tipo di episodio di violenza». L’Ordine dei medici fornisce i drammatici numeri: nell’ultimo anno solo in Toscana 1.258 sanitari sono stati vittime di aggressioni.

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