Sono da poco passate le sei di venerdì sera quando la dottoressa Barbara Capovani, 55 anni, responsabile del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura del Santa Chiara di Pisa, esce dall’ospedale. Si avvia verso la rastrelliera accanto al portone della clinica per recuperare la bicicletta, quando l’aggressore le piomba addosso. La picchia con una spranga, più volte e con violenza selvaggia, l’abbandona sul selciato e scappa.
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Ora Barbara Capovani lotta per la vita. «Le condizioni cliniche della paziente permangono critiche, nonostante le procedure chirurgiche e anestesiologico-rianimatorie messe subito in atto», è l’ultimo bollettino medico. «È in condizioni estremamente gravi, ma è ancora viva».
VIOLENZA
«Sbigottimento, dolore e incredulità» sono espressi dalla sezione pisana della Federazione dei medici di medicina generale, che aggiunge: «Se l’aggressione fosse in relazione all’attività professionale della dottoressa, saremmo di fronte a un ennesimo, gravissimo episodio di violenza a danno di medici e operatori sanitari. Occorrono misure concrete che prevengano o almeno riducano il rischio che episodi del genere possano verificarsi». Costernato anche il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici, Filippo Anelli: «Sono letteralmente sconvolto dalle notizie che arrivano dall’ospedale circa le condizioni di salute della povera collega Barbara Capovani. La brutalità delle percosse e la gravità delle lesioni riportate ci fanno tornare alla mente i giorni bui e tristi dell’aggressione a Paola Labriola, anche lei psichiatra accoltellata nel suo ambulatorio». Anelli chiede «rapide riforme», «luoghi di lavoro più sicuri», «umanizzazione delle cure» e «non permettere che sia il camice bianco a negare le prestazioni che il sistema non riesce a garantire». La speranza era che «quella stagione di violenza fosse un ricordo del passato, ma l’aumento degli episodi di aggressione ai medici negli ultimi tempi ci aveva indotto ad alzare ulteriormente la guardia. Purtroppo non è bastato. E nemmeno l’inasprimento delle pene, né la procedibilità d’ufficio anche per ogni tipo di episodio di violenza». L’Ordine dei medici fornisce i drammatici numeri: nell’ultimo anno solo in Toscana 1.258 sanitari sono stati vittime di aggressioni.