Palermo, denuncia la violenza e i 7 stupratori la minacciano. Ermal Meta: «Lo vedete l'abisso? Servono punizioni esemplari»

Lunedì si terranno gli interrogatori di garanzia dei sette ragazzi arrestati con l'accusa di stupro di gruppo nei confronti di una ragazza di 19 anni

Palermo, ragazza stuprata da 7 ragazzi. Ermal Meta: «Lo vedete l'abisso? Servono punizioni esemplari»
Palermo, ragazza stuprata da 7 ragazzi. Ermal Meta: «Lo vedete l'abisso? Servono punizioni esemplari»
Domenica 20 Agosto 2023, 11:04 - Ultimo agg. 16:17
6 Minuti di Lettura

Sette shottini, sette arrestati, settimo giorno di luglio. Il «7» è un numero che ritorna nel caso che ha scandalizzato l'Italia nelle ultime ore. Ci troviamo a Palermo. Qui, nel tribunale della città, si terranno gli interrogatori di garanzia dei sette ragazzi arrestati con l'accusa di stupro di gruppo nei confronti di una ragazza di 19 anni lo scorso 7 luglio.

L'accusa è di avere costretto la giovane, che hanno incontrato in un locale, a seguirla al foro italico e poi violentarla e filmare la violenza. Tre ragazzi erano stati arrestati nei giorni scorsi e ieri gli altri fermi, tra cui un minore.

Nelle ultime ore sono emersi nuovi dettagli. Dopo la denuncia, il gruppo di stupratori volevano «punire» la ragazza.


Palermo, stuprata da sette giovani: «Imploravo di smettere, i passanti mi ignoravano». Il branco inchiodato dalle telecamere

«Le do una testata sul naso»

Non bastava lo stupro, il gruppo di ragazzi voleva anche punire la ragazza dop che li aveva denunciati. La 19enne sarebbe stata vittima di minacce per "destabilizzarla emotivamente" prima che si arrivasse alla chiusura delle indagini. Alcuni indagati, intercettati, esplicitamente esprimevano l'intenzione di punirla: «Mi giro tutta via Libertà. Mi porto la denuncia nella borsetta e le dico ‘Guarda cosa mi hai fatto'. Poi le do una testata sul naso».

Ad andare contro la vittima è anche la madre di uno degli indagati: la donna quando ha saputo che il figlio e un amico avevano mentito ai carabinieri ne pareva contrariata.

La madre riteneva «più utile – scrive la Procura -, per la loro posizione, una descrizione agli inquirenti della ragazza come una poco di buono». Infine la donna, anche lei intercettata, parlando con il figlio condivideva la sua decisione di tenere nascosti i telefoni.

Cosa ha detto Ermal Meta

Il cantante Ermal Meta ha così commentato la vicenda attraverso un post su Twitter. «È evidente che il sistema educativo ha fallito. Servono punizioni esemplari e certezza della pena. Ciò che lucidamente hanno fatto e detto è raccapricciante. Immaginate di essere quella ragazza con un calvario da vivere e che la segnerà a vita. Immaginate di essere al posto dei genitori della ragazza che dopo 4/5 anni, se va bene, si vedono in giro queste bestie. Immaginate di essere invece la madre di uno di loro che tenta di screditare la vittima. Lo vedete l’abisso? Riuscite a percepirlo?».


Cosa è successo

L’orrore inizia bevendo «sette shottini di Sambuca uno dopo l’altro e fumando uno spinello» e si conclude con lo stupro di gruppo subìto da una ragazza di 19 anni in un angolo buio di Palermo. Sette giovani sono finiti in carcere: Angelo Flores, Gabriele Di Trapani, Cristian Barone, Christian Maronia, Samuele La Grassa, Elio Arnao. Il settimo al momento dell’accaduto era ancora minorenne. Gli altri hanno fra i 18 e i 22 anni. Una storia di orrore e degrado scoperta grazie alla denuncia della vittima, che è stata pure filmata con un cellulare da uno degli indagati. Il video mentre la violentavano a turno è diventato la prova chiave dell’inchiesta, anche se non è l’unica. Ci sono pure la confessione di uno degli arrestati, una chat a un amico e le frasi intercettate di altri due indagati. È il 7 luglio scorso, ventisette minuti dopo l’una di notte. 

La telefonata

La ragazza telefona al suo fidanzato: «Ti prego aiutami, è successa una cosa  brutta». È stata appena soccorsa da due donne, dopo essere stata scaricata per strada. La serata è iniziata nello storico quartiere della Vucciria, dove si raduna il popolo della notte. I locali sono spuntati come funghi. E poi ci sono gli abusivi che piazzano bancarelle di cibo e alcol sul basolato di uno dei mercati storici della città. Qui la ragazza, in compagnia di un’amica, incontra un coetaneo, con il quale ha avuto una precedente relazione, assieme al cugino.

«Falla bere che poi ci pensiamo noi», avrebbe detto uno degli arrestati. Alcol e spinelli. Si fuma hashish e marijuana senza alcun timore di essere scoperti. La vittima si regge in piedi a fatica. I sette ragazzi la prendono sottobraccio. Una telecamera di videosorveglianza riprende la scena mentre il gruppo attraversa il Cassaro, nel cuore della vecchia Palermo. Mentre camminano le toccano il seno. Lei prova a chiedere aiuto ai passanti, «ma non mi hanno sentito». Alla fine di corso Vittorio Emanuele c’è Porta Felice, che segna l’inizio del Foro Italico. È una zona strappata ormai da anni al degrado, sempre piena di gente, specie in estate. Meglio cercare un punto buio. C’è una zona interessata da un cantiere, protetta da una barriera di lamiere ma nella quale è facile accedere. 

La ricostruzione

«Mi hanno spogliato, uno di loro mi ha tirato per i capelli… continuavano cambiandosi di posto…», ha raccontato la ragazza. Il video è un pugno nello stomaco. «Basta, basta, aiuto», urlava lei. Si vede la vittima reggersi con difficoltà in piedi, stordita. «La trattengono al solo scopo di portare avanti gli atti sessuali, quando pare accasciarsi in avanti viene prontamente afferrata dai fianchi. Viene accerchiata, girata, afferrata con forza per i capelli - scrive il giudice per le indagini preliminari - Alle sue urla di dolore gli indagati ridono e la sbeffeggiano». I ragazzi pronunciano parole esplicite per spiegare ciò che stanno facendo. Espliciti sono pure i messaggi inviati da chi ha fatto il video ad un amico: «Ieri sera se ci penso un po’ mi viene lo schifo, eravamo troppi e sinceramente mi sono schifato un poco, però che devo fare la carne è carne. Dopo che si è sentita pure male, piegata a terra, ha chiamato l’ambulanza, noi l’abbiamo lasciata lì e siamo andati via».

I medici del Policlinico hanno riscontrato «segni di afferramento e un’escoriazione alle ginocchia compatibile con il racconto della paziente». Le misure cautelari sono state eseguite in due diversi momenti su richiesta della Procura della Repubblica e di quella per i minorenni. La prima il 3 agosto, la seconda ieri. In mezzo c’è stata la convocazione di due indagati in caserma. La stanza era piena di microspie e si sono lasciati sfuggire i commenti: «Lei non voleva, diceva no basta…». Mentre descrivevano la scena temevano di finire «nella stessa cella» e di «finire al telegiornale». «Meglio scappare in Messico o in Thailandia» dicevano spavaldi. Dopo i primi arresti qualcuno ha perfino minacciato la ragazza. Doveva stare zitta. Non lo ha fatto ed è emersa una storia di orrore e degrado. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA