Capitano Ultimo scopre il volto dopo 31 anni: «E' un atto d'amore». Chi è Sergio De Caprio, il generale che arrestò Totò Riina

Capitano Ultimo scopre il volto dopo 31 anni: «E' un atto d'amore». Chi è Sergio De Caprio, il generale che arrestò Totò Riina
Sabato 6 Aprile 2024, 13:43 - Ultimo agg. 7 Aprile, 12:12
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Capitano Ultimo per la prima volta dopo anni, ha scoperto oggi il suo volto al teatro Quirino di Roma per affrontare la campagna elettorale senza maschere per "Libertà", la lista creata da Cateno De Luca. «Dopo 31 anni scopro il volto», ha detto Sergio De Caprio, detto Capitano Ultimo, è un politico e generale italiano, noto per l'arresto di Totò Riina, non si è infatti mai tolto il passamontagna dal gennaio 1993. "Scopro il volto per le elezioni come "atto d'amore. Così feci il mio lavoro da Carabiniere, così affronterò questa campagna", ha dettoIl Capitano Ultimo è il carabiniere che nel 1993 ha messo le manette ai polsi del boss di Cosa Nostra, Totò Riina. Il suo vero nome è Sergio De Caprio ed è nato a Montevarchi, in provincia di Arezzo, nel 1961. 

La carriera: da allievo a capitano del Ros

Ex allievo della 'Nunziatella', tenente al termine dell'Accademia Militare di Modena e formato nella Scuola Ufficiali di Roma, De Caprio chiede di essere trasferito in Sicilia poco più che ventenne, dove presta servizio per due anni come Comandante della Compagnia di Bagheria.

Qui nel 1985, a soli 24 anni, arresta i latitanti Vincenzo Puccio e Antonino Gargano, braccio destro di Bernardo Provenzano e killer del Capitano dei Carabinieri Emanuele Basile. Dopo i risultati ottenuti in Sicilia nella lotta alla mafia, viene trasferito a Milano, dove diventa capitano del Ros (Raggruppamento operativo speciale). È qui che Ultimo fonda il Crimor, un’Unità Militare Combattente operativa a Palermo dal settembre 1992 e sciolta nel 1997.

L’arresto di Riina e il processo con il generale Mori

Ultimo, con la struttura da lui voluta e creata, è la persona che ha arrestato il boss mafioso Totò Riina. L’operazione, nel 1993, è la più eclatante fra le tante azioni portate a compimento negli anni contro mafia e criminalità organizzata. Un arresto fondamentale, quello del capo mafioso, che tuttavia porterà all'accusa per il Capitano Ultimo di favoreggiamento a Cosa Nostra insieme al generale Mario Mori, uno dei fondatori del Ros. I due furono rinviati a giudizio su richiesta dell'allora sostituto procuratore di Palermo, Antonio Ingroia, per aver omesso di informare la Procura che il servizio di osservazione alla casa di Riina era stato sospeso, causando così, secondo l'accusa, un ritardo nella perquisizione del covo del boss. Nel 2006, Ultimo e Mori sono stati prosciolti "perché il fatto non costituisce reato". 

L’addio al Ros e l’arrivo al Noe

De Caprio resta nel Ros fino al 2000, quando lui stesso chiede di esser trasferito. Assegnato al Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri (Noe) di Roma nello stesso anno, Ultimo assume il ruolo di vice comandante. Sotto il suo comando, si registrano le indagini e l'arresto del presidente di Finmeccanica Giuseppe Orsi e quello dell'ex presidente della Regione Lazio Bruno Landi. Poi, nell'agosto 2015, il comandante generale dell'Arma dei Carabinieri Tullio Del Sette lo esime dagli incarichi operativi e di polizia giudiziaria, pur lasciandogli l'incarico di vice comandante del Noe. L'ultimo caso seguito da De Caprio è stato quello della Cpl Concordia. Pochi mesi e il Comandante Ultimo cambia di nuovo e passa all'Aise, il servizio segreto per l'estero dove nel 2016 dirige l'ufficio affari interni. 

Il Caso Consip

Il 20 luglio 2017 viene restituito all'Arma perché, dopo il caso Consip - nel quale sono stati coinvolti alcuni ufficiali del Noe - "è venuto meno il rapporto di fiducia". Poche settimane dopo, il Csm invia alla procura di Roma le dichiarazioni rese dal procuratore della Repubblica di Modena, Lucia Musti, sull'uso spregiudicato delle intercettazioni nella precedente indagine Cpl-Concordia da parte di De Caprio e del suo sottoposto, il capitano Gianpaolo Scafarto, indagato poi insieme al Pm Woodcock per falso nel caso Consip.

La rinuncia all'onorificenza di Cavaliere della Repubblica

De Caprio, nel 2013, è stato il candidato per la carica di Presidente della Repubblica per Fratelli d’Italia, ottenendo 9, 7 e 8 voti durante il secondo, il terzo e il sesto scrutinio. Nel 2015 De Caprio ha poi dato vita a una associazione, la “Volontari Capitano Ultimo Onlus” che, a Roma, in una casa-famiglia, si occupa del recupero e il reinserimento di minori disagiati e figli di famiglie segnate dal crimine. Nel 2018 ha rinunciato all’onorificenza di Cavaliere della Repubblica ricevuta il 2 giugno 2017. Il Quirinale, sulla vicenda, ha specificato come la rinuncia e la richiesta di revoca siano arrivate dal diretto interessato.

Perché “Capitan Ultimo”?

De Caprio ha spiegato nel 2017, su un post social, il perché della scelta di chiamarsi Capitano Ultimo: «Mi sono chiamato Ultimo quando ho capito che tutti volevano essere primi, volevano fare bella figura, volevano vincere, volevano farsi belli con i capi, volevano fare carriera con la K. Siccome a me non me ne frega proprio niente, dico a me ma anche a tanti altri carabinieri, il nostro onore e la nostra gloria maggiore è lavorare per la gente povera e basta, e nel momento in cui lo facciamo perché vogliamo qualcosa in cambio siamo porci traditori” aveva aggiunto.

La revoca della scorta

Dopo l’arresto di Riina, De Caprio finì al centro dei piani omicidi di Cosa Nostra. Come riferito da alcuni collaboratori di giustizia, Leoluca Bagarella aveva offerto denaro ad un collega del Carabiniere per avere informazioni su dove vivesse il militare. Il pentito Cangemi, nel corso di una deposizione, ammise che pochi mesi dopo la cattura di Riina Bernardo Provenzano aveva spiegato a tutti un progetto per catturare vivo il Capitano Ultimo con l’intenzione di ucciderlo. Da qui la decisione di affidargli la scorta che, negli anni, è stata al centro di numerose polemiche. Revocatagli nel 2014, gli fu concessa nuovamente qualche mese dopo grazie alla denuncia del settimanale panorama. Oggi De Caprio non vive più sotto scorta dopo che il Tar del Lazio, ad inizio 2020, ha deciso di respingere il ricorso dopo la decisione della revoca arrivata nei mesi precedenti.

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