Un trattamento di eccellenza mondiale, vede protagonista, ancora una volta, l'ospedale pediatrico Bambino Gesù, di Roma che ha utilizzato, per la prima volta in Italia, una tecnica innovativa chiamata magneto-anastomosi, per curare l'atresia dell'esofago, malformazione congenita rara che impedisce ai neonati di alimentarsi attraverso la bocca, perché comporta la mancanza di un tratto di esofago. Cinque i bambini sottoposti al delicato intervento su 25 casi al mondo, con meno di 4 mesi di vita, documentati in uno studio pubblicato su Journal of Pediatric Surgery.
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Casi molto rari
Sono appena 25 i casi descritti in letteratura scientifica a livello internazionale e sono il frutto di una nuova tecnica che potrebbe sostituire l'intervento chirurgico e consente di trattare questa rara patologia nella sua variante ancora meno comune, detta «long-gap». «Si effettua posizionando i magneti, due calamite di 0,5 cm di diametro, nella parte finale dei due monconi non comunicanti dell'esofago.
Intervento molto delicato
L'intervento dura circa un'ora rispetto alla chirurgia classica che può durare dalle due alle quattro ore, a seconda della gravità dell'intervento; entro una settimana dall'impianto delle due calamite, la pressione esercitata «erode» le pareti dell'esofago aprendo il passaggio tra i due monconi nell'organismo del neonato, che grazie al contatto prolungato, si saldano tra loro, dopodiché la coppia di calamite è rimossa. Ed i risultati della terapia sono eccellenti, infatti, i primi 5 pazienti trattati al Bambino Gesù stanno bene e sono tornati nelle loro culle a casa dai genitori, mentre sono già in lista per essere operati altri 3 piccoli pazienti, un pochino più grandi, di età inferiore ai 6 mesi.
Vantaggi e rischi
«I vantaggi di questa nuova tecnica sono molteplici - spiega il professor Pietro Bagolan, direttore del Dipartimento medico-chirurgico del feto-neonato-lattante - evitano lo stress e le possibili conseguenze di un intervento chirurgico classico, come il dolore postoperstorio e la ferita chirurgica. I bambini hanno anche un decorso molto più semplice e spesso anche molto più rapido prima di poter finalmente mangiare naturalmente per bocca. Inoltre, non si creano cicatrici, neppure interne, legate all'accesso chirurgico classico».
In letteratura scientifica internazionale, ad oggi sono stati descritti solo 25 casi di magneto-anastomosi anche se per Bagolan sono ancora troppo pochi per comprendere se alcuni rischi post-intervento siano maggiori o minori rispetto alla tecnica chirurgica tradizionale; a livello internazionale, infatti, è appena partito uno studio che durerà 2 anni e coinvolgerà 6 centri, tra cui, per l'Italia, il Bambino Gesù.