È guerra di perizie sul decesso del buttafuori a Ponza

È guerra di perizie sul decesso del buttafuori a Ponza
di Rita Cammarone
Sabato 5 Dicembre 2020, 15:58
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È guerra di perizie per la tragica morte di Gianmarco Pozzi, il 28enne di Roma trovato cadavere a Ponza in un'intercapedine la mattina del 9 agosto scorso. Una morte violenta, con un corpo ripiegato su se stesso in una posizione innaturale, per la quale la Procura di Cassino ha aperto un fascicolo per omicidio, che al momento resta contro ignoti.


GETTATO NELL'INTERCAPEDINE
Sulla base del materiale fotografico che la Procura ha messo a disposizione della famiglia Pozzi, la dottoressa Roberta Bruzzone, nota criminologa forense, consulente di parte della stessa famiglia, ha già formulato la sua ipotesi, ovvero che il corpo sia stato gettato da morto nello spazio angusto in cui è stato rinvenuto, tra la parete perimetrale di una villetta e il muro di contenimento di un terreno a monte, nella zona di Santa Maria dell'isola pontina. «Il posizionamento finale assunto dal corpo del 28enne nell'intercapedine ha dichiarato la criminologa non è compatibile con l'impatto di soggetto ancora vivo. Per essere più chiari: considerando la scarsa altezza di caduta (2,7 metri, ndr) rispetto al luogo in cui è stato ritrovato, quel posizionamento dimostra che non c'era più alcuna attività muscolare residuale a carico del giovane. Diversamente avrebbe comportato un posizionamento diverso. Le foto mi dicono che lì, nell'intercapedine, c'è stato buttato sicuramente ma ci è stato buttato già morto».
L'ipotesi della dottoressa Bruzzone, che sarà esplicitata presto in una perizia formale, dà forza alle prime testimonianze che la famiglia Pozzi ha raccolto dagli operatori del 118 intervenuti sul posto, riferendo che l'allarme era stato lanciato quando i proprietari dell'abitazione a valle del terreno avevano sentito il tonfo della caduta del corpo, alle 11, mentre sei minuti dopo il tempo impiegato per raggiungere l'intercapedine il corpo presentava già rigor mortis.

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PRECIPITATO DALL'ALTO
Le valutazioni della dottoressa Bruzzone divergono dalle conclusioni del medico legale, la dottoressa Daniela Lucidi, incaricata dal sostituto procuratore Maria Beatrice Siravo nelle ore successive al rinvenimento del cadavere di Gianmarco, detto Gimmy.
La relazione della consulenza tecnica medico-legale affidata alla dottoressa Lucidi, che due giorni dopo la tragedia ha eseguito l'esame esterno e un prelievo per il test tossicologico sul corpo del ragazzo, è stata depositata in Procura soltanto l'altro ieri.
Secondo questa perizia Gianmarco, al momento del decesso, si trovava «in una condizione di intossicazione acuta di cocaina, con dosaggi compatibili con lo sviluppo di allucinazioni e deliri in accordo con la bibliografia di specie».
L'esito dell'esame tossicologico, di fatto, conferma le prime testimonianze rese sull'isola da amici e coinquilini del 28enne che lo davano fuori di testa, quella tragica domenica mattina, indicando una rocambolesca via di fuga «in preda alle paranoie dovute all'assunzione di cocaina».

La dottoressa Lucidi, attraverso l'esame esterno sul corpo del ragazzo, ha escluso ulteriori lesività riconducibili all'azione di terzi e ha concluso che «il quadro lesivo, in accordo con i dati circostanziali, è compatibile in termini di mezzi di produzione con una verosimile precipitazione dall'alto».

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GLI ALTRI DUBBI
«Dall'alto quanto?», s'interroga l'avvocato Fabrizio Gallo, incaricato dalla famiglia Pozzi. «Sono state riscontrate fratture multiple e riteniamo osserva che se la causa di morte è stata la caduta, sicuramente non una precipitazione da appena 2,7 metri», rilanciando così l'ipotesi di una caduta o spinta da sette metri, come dal terrazzo dell'alloggio che il giovane con altri tre ragazzi, per essere poi trasportato nel campo e gettato nell'intercapedine.
Un contributo all'inchiesta della dottoressa Siravo potrà arrivare dall'informativa dei carabinieri della Compagnia di Formia delegati ad effettuare tutti gli accertamenti tecnici e tradizionali del caso.
La famiglia Pozzi ha sollecitato la Procura a sottoporre a luminol l'alloggio ponzese dei ragazzi e relative pertinenze per la verifica di eventuali tracce ematiche, anche dislavate.

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