Alice De André: «Ho pensato di cambiare il cognome. A scuola ho combattuto con le bulle che volevano buttarmi giù dalle scale»

Alice sta per debuttare nella fiction Come è umano lui, su Paolo Villaggio, grande amico proprio di Fabrizio De André. Una serie girata a Genova, «la città della mia famiglia, e la sento mia»

Alice De André: «Ho pensato di cambiare il cognome. A scuola ho combattuto con le bulle che volevano buttarmi giù dalle scale»
Alice De André: «Ho pensato di cambiare il cognome. A scuola ho combattuto con le bulle che volevano buttarmi giù dalle scale»
di Luca Uccello
Sabato 23 Marzo 2024, 16:59
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Alice De Andrè. Basta il cognome per capire di chi stiamo parlando. E invece no. C'è altro, c'è una storia da raccontate. Alice è figlia di Sabrina La Rosa, ex ballerina della Scala, e di Cristiano De André, che per lei ha scelto il nome da una canzone di Francesco De Gregori. Una vita semplice solo all'apparenza, perché portare un cognome come quello di suo nonno non è semplice. 

Oggi Alice sta per debuttare nella fiction Come è umano lui, su Paolo Villaggio, grande amico proprio di Fabrizio De André.

Una serie girata a Genova, «la città della mia famiglia, e la sento mia». 

Al settimanale F la giovane attrice, abituata a far ridere sul palco, parla del rapporto con la memoria di suo nonno Fabrizio. Un nonno che non ha vissuto. «L’unico contatto con lui è stata la sua mano sulla pancia di mia madre, che pochi giorni prima della morte di Fabrizio gli ha detto: «Sono incinta, è Alice».Da piccolina era una specie di angelo custode. Era come se lo vedessi: mia mamma si sedeva in cucina e io le dicevo: «Cosa fai? Ti siedi in braccio al nonno?». Oppure, a due anni, a Genova, eravamo a una festa e c’era la torta pasqualina, la sua preferita. Io non l’avevo mai vista nella mia vita, ma dico tutta contenta: «La nostra torta preferita!». Una sorta di comunicazione. In fondo sarebbe troppo banale se scomparissimo per sempre».

Alice ha studiato teatro dopo aver provato a fare la ballerina. Oggi ride e fa ridere facendo anche la comica, prendendo in giro anche la storia di suo nonno Fabrizio: «Spesso, sui social e non solo, mi accusano di mancargli di rispetto. Ma io me la prendo con chi vuole farne un santino, anziché un uomo che ci ha dato le parole di cui avevamo bisogno». 

Alice, a 16 anni, è stata vittima di bullismo come ha raccontato al settimanale F: «Non mi sentivo compresa e a scuola ero vittima di bullismo: alcune studentesse volevano buttarmi giù dalle scale e avevano creato persino un gruppo sui social in cui giuravano vendetta contro Alice De André, pieno di minacce violentissime come legarmi e bruciarmi. Minacce che professori derubricavano a «ragazzate». Ero confusa, avevo attacchi di panico, crisi di rabbia tremende che non sapevo incanalare. Le canzoni di mio nonno erano l’amico che non avevo».

Ha dovuto crescere in fretta Alice. Diventare forte e difendersi. «I miei genitori erano già separati e, per colpa di un parente di mia madre, lei e io abbiamo perso tutto: casa, lavoro e risparmi. Abbiamo dovuto tornare a vivere da mia nonna, e ricominciare da capo. A 18 anni sono andata ad abitare da sola e mi mantenevo facendo la cameriera mentre studiavo all’Accademia teatrale». 

Ad F parla anche della sua non infanzia: «Da piccola vivevo coi miei in Sardegna, sono stata abituata a giocare con l’immaginazione. Papà si inventava avventure pazzesche, esploravamo, era divertente. A sei anni i miei si sono separati e ho iniziato a vederlo sempre meno. Ma era difficile tenere tutto dentro casa: qualsiasi cosa succedesse alla mia famiglia finiva regolarmente sui giornali». Questa la cosa più difficile. «Avere un nome noto, e per cui venivo attaccata, era la cosa più difficile». Ma Alice ha reagito a testa alta: «Andando a scuola con una maglietta con scritto «sono cattiva» e una pistola d’acqua per sciogliere il trucco alle bulle, tutte maggiorenni. Soffrivo, ma ho imparato allora l’importanza di riderci su». 

A farla soffrire anche se in maniera diversa, il suo cognome: «Ho pensato anche di usare un altro nome. Ho avuto paura di non essere libera. Io non ho un piano B. Anche se è un privilegio, sento la responsabilità di un nome ingombrante. Mio padre mi ha sempre detto: Fai quello che vuoi, ma non cantare. Il mondo chiede sempre che tu sia all’altezza di un mito. Ho visto le difficoltà di mio padre. Eppure è uno dei più grandi polistrumentisti in circolazione». Per Alice, da piccola, suo padre era un eroe.  Oggi un eroe è chi si guarda dentro senza paura. La cosa più difficile per me è stata far pace col bisogno di essere all’altezza. Accettarsi è un grande atto di coraggio»

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