Manager senza figli si licenzia: «Stanca di dover lavorare al posto delle mamme durante le feste, è insostenibile»

«C'è questa aspettativa per cui le donne che come me non hanno figli debbano compensare in modo che le mamme possano passare il tempo con la propria famiglia»

«Mi sono licenziata perché sono stufa di dover lavorare tutte le feste al posto delle mamme solo perché io non ho figli, è insostenibile»
«Mi sono licenziata perché sono stufa di dover lavorare tutte le feste al posto delle mamme solo perché io non ho figli, è insostenibile»
di Hylia Rossi
Domenica 17 Dicembre 2023, 18:30
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Una lettera a cuore aperto per presentare un problema che forse ai più rimane ignoto, ma che Samantha ha deciso di affrontare, sempre con rispetto ma anche con sincerità e determinazione, vale a dire la necessità di dare valore al tempo di chi non ha figli, non solo a quello delle mamme e dei papà. 

«Il giorno della vigilia di Natale dell'anno scorso», scrive Samantha per il DailyMail, «Sono uscita dal negozio di cui ero manager alle sei di pomeriggio. Fuori era già buio, e freddo, e dopo aver servito clienti fino alle cinque, io e altre sei colleghe abbiamo passato un'altra ora a mettere via le decorazioni e prepararci per la stagione dei saldi. Sono rientrata a casa alle 7 passate, ho bevuto un bicchiere di vino e mi sono infilata subito a letto. Il giorno di Natale ero troppo stanca per godermi i festeggiamenti, e già sapevo che avrei lavorato il giorno successivo».

​Non si tratta, secondo Samantha, di un evento occasionale, ma di un problema di sistema che interessa molte persone ma che in troppi casi non viene riconosciuto né discusso: «È così da decenni.

Ho iniziato subito a lavorare, dato che non ho frequentato l'università, e ora che ho quasi 48 anni sono circa 30 anni che lavoro nelle vendite, 25 dei quali nell'ambito manageriale». 

«Chiunque abbia lavorato in un negozio a dicembre sa quanto sia difficile», continua Samantha, «ma c'è un motivo per cui nel mio caso è stato ancora peggio: non ho figli. C'è questa aspettativa per cui le donne che come me non hanno figli debbano compensare in modo che le mamme possano passare il tempo con la propria famiglia». Dato che un terzo del suo team è composto da mamme, la situazione lavorativa si è fatta per lei alquanto complessa.

«Mi dispiace davvero dirlo, ma le mamme sono inaffidabili quando si parla di lavoro», aggiunge la 48enne, «e quando i loro bambini soono malati, possono chiedere un congedo parentale, per legge, e sono io che devo farmi carico del loro lavoro. Quando accade frequentemente, diventa difficile. Samantha ha deciso che non riusciva più a gestire la situazione e quest'anno, prima di Natale e più precisamente a ottobre, si è licenziata, nonostante il suo negozio stesse andando molto bene. 

«So che qualcuno dirà che ho fatto male a buttare la mia carriera al vento, ma non era più soltanto una questione di periodo festivo», scrive Samantha, «Piuttosto, avevo perso la speranza a causa della differenza abissale tra l'impegno e la fatica che io mettevo nel portare avanti il mio percorso lavorativo in quanto donna senza figli e l'assenza totale di riconoscimento di qualsiasi tipo ricevuto in cambio». 

Non si tratta, secondo quanto afferma la donna, di voler togliere qualcosa ai genitori, che senza dubbio hanno bisogno di essere supportati, ma di estendere quello stesso supporto - anche se declinato diversamente - nei confronti di chi non ha figli: «Mio padre è malato, ma sapevo che per questo motivo non mi sarebbe stato garantito un permesso, pagato o meno. Legalmente, puoi avere un permesso solo se il parente in questione è "dipendente" da te e dalle tue cure».

Samantha spiega che anche lei avrebbe voluto essere madre, che si è sposata poco prima dei trent'anni e che ha provato più volte a rimanere incinta. Purtroppo, le sue tube di falloppio erano bloccate dal tessuto cicatriziale che si era formato a causa di un'operazione precedente. Dopo diversi trattamenti di fertilità e nessun successo, si è arresa, incapace di soffrire un altro fallimento. 

«Ma sono orgogliosa di come sono riuscita a ricostruire la mia vita, dopo quel periodo, e ho trovato di nuovo l'amore», scrive Samantha, «E ora che sono vicina ai 50 vorrei darmi una pacca sulla spalla per ciò che sono riuscita a ottenere finora e godermi ciò che ho anziché pensare a quello che mi manca. Per questo ne ho abbastanza. Io capisco i genitori, cosa dovrebbero fare? È la società che voglio incoraggiare a riflettere in modo da tenere in considerazione chi non ha figli, e supportare anche noi, pensare anche a noi e al valore del nostro tempo».

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