Papà prende 3 giorni di congedo per stare con la figlia e consentire alla moglie di tornare a lavoro: l'azienda lo licenzia

Una sentenza del Tribunale di Perugia ha stabilito che sono stati violati i diritti del dipendente e ne ha disposto il reintegro

Papà prende 3 giorni di congedo per stare con la figlia e consentire alla moglie di tornare a lavoro: l'azienda lo licenzia
Papà prende 3 giorni di congedo per stare con la figlia e consentire alla moglie di tornare a lavoro: l'azienda lo licenzia
Venerdì 2 Febbraio 2024, 18:50
3 Minuti di Lettura

Un papà prende tre giorni di congedo parentale per poter stare con la figlia, consentendo così alla moglie di ricominciare a lavorare, e viene prima sospeso poi licenziato perché - sostiene la sua azienda - ha abusato del permesso concesso. È il caso di Michele (nome di fantasia), un operaio di Assisi che ha impugnato il licenziamento e vinto la causa contro i datori di lavori. A stabilirlo una sentenza storica emessa dal giudice Giampaolo Cervelli della sezione Lavoro del tribunale civile di Perugia, che ha ribaltato la decisione aziendale stabilendo che l'azienda ha violato i diritti del dipendente. 

Nel novembre del 2022, ricostruisce Il Messaggero, Michele aveva richiesto un congedo parentale di tre giorni per prendersi cura della sua figlia di 2 anni e consentire alla moglie, infermiera, di tornare a lavorare con tranquillità dopo la gravidanza e la maternità.

Tuttavia, l'azienda ha reagito sospettando un abuso del congedo e ha proceduto a sospenderlo il 24 dicembre, a poche ore dalla vigilia di Natale. Poi, il 29 dicembre, Michele è stato licenziato per «giusta causa». 

L'azienda ha sostenuto che Michele aveva utilizzato il congedo parentale in modo incompatibile con il suo scopo, poiché aveva compiuto attività al di fuori della cura della figlia, come fare la spesa e fare una breve sosta al bar. Attività documentate nei giorni di congedo da un investigatore privato, che aveva riportato di aver visto l'uoo accompagnare la figlia all'asilo nido per poi andare a fare la spesa, per poi tornare a casa (dopo essersi fermato a prendere un caffè). Tuttavia, l'avvocato del papà licenziato, Nunzia Parra dello studio Brusco & partners, ha sostenuto che il congedo parentale aveva lo scopo di sostenere la condivisione delle responsabilità di cura tra uomini e donne, promuovendo la parità di genere in ambito lavorativo e familiare. 

Il giudice Giampaolo Cervelli ha emesso una sentenza destinata a fare giurisprudenza, stabilendo che il congedo parentale era stato utilizzato per scopi legittimi, inclusi il riassetto della casa e la preparazione dei pasti, al fine di agevolare la madre nel suo ritorno al lavoro. La sentenza è stata accolta positivamente da avvocati e sostenitori della parità di genere, sottolineando come il congedo parentale dovrebbe servire a sostenere le madri nel loro reinserimento nel mondo del lavoro dopo il congedo di maternità. Michele ora ha la possibilità di tornare al lavoro nell'azienda che lo aveva licenziato o di optare per un indennizzo corrispondente a 15 mensilità. Nel frattempo, ha trascorso l'anno accanto alla sua bambina, non a fare il "mammo", ma semplicemente il papà.

© RIPRODUZIONE RISERVATA