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Darya Dugina, Mosca prepara la reazione: «Ora non c'è più dialogo». Rischio di attacchi pesanti

Il Cremlino dopo l'uccisione della figlia dell'ideologo di Putin: non c'è più spazio per le trattative

Darya Dugina, Mosca prepara la reazione: «Ora non c'è più dialogo». Rischio di attacchi pesanti
Darya Dugina, Mosca prepara la reazione: «Ora non c'è più dialogo». Rischio di attacchi pesanti
di Marco Ventura
Articolo riservato agli abbonati
Martedì 23 Agosto 2022, 06:30 - Ultimo agg. : 12:10
3 Minuti di Lettura

Vladimir Putin tace e prepara la reazione. In silenzio, come le sue dilette tigri siberiane. Si limita a pubblicare un messaggio sul sito del Cremlino in occasione della giornata nazionale della bandiera russa, per dire che «la Russia è una potenza mondiale forte e indipendente» e che personalmente s'impegna a perseguire politiche a favore degli «interessi vitali della nostra patria». Poi, detta le condoglianze a Dugin per l'uccisione della figlia e le conferisce l'onorificenza postuma dell'Ordine del Coraggio.

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«Un crimine vile e crudele ha interrotto - afferma Putin - La vita di una persona brillante e di talento con un vero cuore russo: gentile, amorevole, comprensiva e aperta, ha dimostrato coi fatti cosa significhi essere una patriota della Russia». Messaggi rassicuranti, istituzionali, che non minacciano catastrofi, che danno il senso di un potere che non si sente per nulla scalfito dal tritolo fatto brillare col telecomando, di notte, in uno dei quartieri più sensibili di Mosca. Opera non di dilettanti, che hanno pure ingannato i servizi segreti russi, l'Fsb erede del Kgb. Non parla nessun alto papavero del Cremlino né della Duma, e per intercettare una possibile reazione di Mosca bisogna andare fino a Ginevra, da Gennady Gatilov, il rappresentante permanente della Russia presso le Nazioni Unite nella città svizzera, che confida al Financial Times di non vedere alcuna possibilità di una soluzione diplomatica al conflitto e di attendersi una lunga guerra.

 


I RISCHI
Le pressioni degli Stati Uniti e di altri Paesi della Nato non farebbero che «allontanare i negoziati», anche se proprio ieri il leader turco, Erdogan, ha ribadito che la sua speranza resta quella di far sedere uno di fronte all'altro Putin e Zelensky. «Il nostro obiettivo è farli incontrare», ha detto. «Tutti sono testimoni dei nostri sforzi diplomatici. Riuscire a mandare il grano ucraino in tutto il mondo è cruciale. Lo stesso atteggiamento va replicato in altri ambiti». Ma Gatilov, ieri, ha escluso «contatti diplomatici», e ha aggiunto che «più il conflitto andrà avanti, più sarà difficile una soluzione diplomatica». Putin sa bene che il moltiplicarsi degli attacchi diretti alla Crimea, che lui stesso aveva definito «una fortezza imprendibile da terra e dal mare», e l'attentato che ha scosso la notte moscovita, alimentano le richieste di vendetta in Russia. «Il nemico è alle porte», scrive sui social media il musicista nazionalista Akim Apachev. «Riposa in pace, Darya, sarai vendicata».

«E tutto questo è accaduto nella capitale della nostra Madrepatria», gli fa eco il conduttore televisivo Tigran Keosayan. «Non capisco come sia possibile che stiano ancora in piedi i palazzi di Bankova Street a Kiev». Un autorevole quanto anonimo analista osserva che «Putin ha dimostrato, a differenza di quanto molti sostengono, di non soffrire o avere problemi interni: gli basta cambiare due o tre volte il responsabile della Flotta del Mar Nero o qualche dirigente dei servizi Al messaggio recapitato con la bomba dell'altra notte, cioè che chiunque sia stato è in grado di colpire anche a Mosca, nel perimetro del potere - anche se va detto che Dugin non è il vero ideologo di Putin né il suo Rasputin - è probabile che Putin decida di ribattere con la stessa moneta: una reazione mirata sui palazzi che contano a Kiev, magari in coincidenza con la festa dell'Indipendenza ucraina il 24 agosto: target simbolici come la sede dei servizi segreti o il ministero della Difesa».

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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