Patrick Zaki scarcerato, l'amico: «E' stato fortunato, in 60mila come lui e nessuno ne parla»

Patrick Zaki scarcerato, l'amico: «E' stato fortunato, in 60mila come lui e nessuno ne parla»
di Simona Verrazzo
Mercoledì 8 Dicembre 2021, 10:23 - Ultimo agg. 14:00
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Contento per la notizia della scarcerazione, ma ancora preoccupato per la sorte effettiva di Patrick Zaki. È così che si sente Mohamed Hazem Abbas (32 anni), storico amico dello studente egiziano di Bologna arrestato al Cairo nel febbraio 2020. Dopo la tappa a Roma alla fiera Più Libri Più Liberi, Mohamed è tornato a Bologna, città dove Patrick studiava, e da lì continua la sua mobilitazione per lui. La loro amicizia dura da oltre dieci anni e risale ai tempi in cui entrambi frequentavano la German University al Cairo. Ed è proprio in Germania che Mohamed vive, con Berlino che da circa sei anni è la sua nuova casa. Ma da quando Patrick è stato arrestato, da 22 mesi ormai, lui fa la spola tra l'Italia e la Germania, partecipando con Amnesty International alle iniziative per mantenere alta l'attenzione dell'opinione pubblica.

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Dopo l'appello di Roma e la protesta lunedì ai Giardini Margherita a Bologna, ieri è arrivata la notizia della scarcerazione. Come l'avete accolta?
«Siamo rimasti sorpresi.

Lo abbiamo sempre sperato e, dopo tanti mesi, la notizia ci ha stupiti, quasi non ce l'aspettavamo più».


Cosa chiedete adesso che è arrivata la scarcerazione?
«Vogliamo certezze. La scarcerazione non significa nulla senza sapere la città e il luogo esatti. Al momento le autorità sono state molto vaghe. Soltanto quando saranno noti dove e quando possiamo tranquillizzarci, anche se per poco».


Che cosa vuol dire?
«Finché resteranno in piedi le accuse, Patrick rischia ogni momento di tornare in carcere. Soltanto quando cadranno tutte le accuse, lui sarà veramente libero».


Come cambia adesso la vita di Patrick?
«Quando la scarcerazione verrà messa in atto, lui finalmente potrà dormire in una casa e non in cella, ma ogni giorno ci sarà lo spettro del processo contro di lui che comunque non si è fermato».


Il primo febbraio ci sarà la nuova udienza. Fino ad allora continuerà la mobilitazione per lui?
«Sicuramente e anche oltre. La campagna Libertà per Patrick Zaki, organizzata da Amnesty International e di cui faccio parte, non si fermerà fino all'assoluzione finale. Lo dobbiamo a lui e non solo».


La vicenda di Patrick ha svelato la realtà degli arresti arbitrari, facendo scattare una grande mobilitazione internazionale
«Nella sfortuna Patrick ha avuto la fortuna di non essere mai stato lasciato solo al suo destino, ma ci sono 60.000 persone in carcere per casi simili. L'Università di Bologna, Amnesty International, le iniziative in tutta Italia hanno mantenuto accesa l'attenzione su di lui, ma nella maggior parte dei casi non si sa neppure il nome di chi finisce in cella».


Può succedere a chiunque e ovunque?
«Purtroppo è proprio così. Patrick era un brillante studente a Bologna e hanno aspettato che tornasse a casa per arrestarlo. Io vivo a Berlino e cerco in tutti i modi di evitare di tornare».


Cosa si può fare?
«Non bisogna mai spegnere i riflettori sulle violazioni della libertà d'espressione. Bisogna far conoscere vicende così, perché chi è in carcere non ha voce, ma l'abbiamo noi per loro, sfruttando anche i grandi eventi».


Come è successo a Roma?
«Sì. Domenica la campagna ha fatto tappa alla fiera Più Libri Più Liberi e siamo riusciti a raggiungere moltissime persone. Non dobbiamo fermarci. Ora aspettiamo di vedere Patrick fuori da una cella e che il ritorno a casa possa dargli la serenità per affrontare le prossime udienze».

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