Campi Flegrei, costoni danneggiati dalle scosse: case e siti archeologici a rischio

Tra Bacoli e Monte di Procida allarme per 3mila residenti e monumenti come la Tomba di Agrippina

Campi Flegrei, costoni e scogliere a rischio crollo per il bradisismo
Campi Flegrei, costoni e scogliere a rischio crollo per il bradisismo
di Nello Mazzone
Domenica 5 Novembre 2023, 23:03 - Ultimo agg. 7 Novembre, 09:30
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L’epicentro in mare degli sciami bradisismici delle ultime settimane, al largo delle coste di Bacoli, sta creando smottamenti e danni ai costoni e alle scogliere a strapiombo sul golfo: a rischio non solo centinaia di case e oltre 3mila residenti, tra Bacoli e Monte di Procida, ma anche importanti monumenti di epoca romana come la Tomba di Agrippina. In migliaia chiusi tra il mare, i cantieri eterni e le strade strette. L’allarme è stato lanciato dal sindaco di Bacoli, Josi Gerardo Della Ragione, che monitora la situazione insieme alla capitaneria di porto e che ha sollevato il problema nel corso della riunione, convocata due giorni fa in Regione, dal capo della protezione civile regionale Italo Giulivo. 

«Insieme alla capitaneria di porto di Baia stiamo monitorando i nostri costoni e da settimane, in concomitanza con l’aumento dell’intensità e del numero di sciami bradisismici, registriamo sempre più smottamenti di porzioni di costoni – dice il sindaco di Bacoli –. L’episodio più grave è avvenuto con la scossa di magnitudo 4.2. Tutto ciò preoccupa, soprattutto perché nella zona soprastante gli smottamenti ci sono centinaia di abitazioni. A Centocamerelle, che è la parte più antica di Bacoli, abbiamo oltre 2mila residenti, oltre alla presenza di importanti reperti archeologici e per colpa anche del bradisismo sta diventando una zona a forte rischio crolli. Bisogna intervenire subito, per scongiurare il rischio di evacuazioni preventive di queste abitazioni. Facciamo appello anche al ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, affinchè inserisca quest’opera nel piano di interventi infrastrutturali prioritari previsto dall’articolo 5 del decreto legge «Campi Flegrei». 

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Stesso discorso vale per la spiaggia del Poggio, per Punta Epitaffio e per la marina di Torrefumo, nel territorio di Monte di Procida. Porzioni di costa a strapiombo su panorami mozzafiato nel golfo di Pozzuoli. Ma anche luoghi di transito di vie di fuga che – in caso di esodo per emergenze vulcaniche – dovrebbero essere percorse velocemente da migliaia di autovetture proventi da Bacoli e Monte di Procida e dirette verso le entrate di Arco Felice e Monterusciello della Statale Anas VII-Quater. Un paradosso: migliaia di auto in fuga, in un percorso tortuoso, lungo una sola corsia per senso di marcia e senza neanche la presenza di eventuali aree di sosta per emergenza. E la prova generale di quanto potrebbe accadere, malauguratamente, in caso di fuga legata all’emergenza vulcanica avviene troppo spesso nei mesi primaverili e autunnali. 

Il porto di Baia è l’unico sul territorio regionale che preveda, per decisione della giunta campana dal 2012, il varo e l’alaggio gratuito delle imbarcazioni. «Il risvolto di questa decisione è l’enorme afflusso di veicoli e autoarticolati di grandi dimensioni che trasportano gli oltre 10mila natanti nei mesi precedenti e successivi alla stagione estiva – evidenzia Josi Gerardo Della Ragione –.

Tutto ciò provoca continui rallentamenti e blocchi alla circolazione. Spesso per fare manovra questi automezzi bloccano per molti minuti il traffico. Tutto ciò avviene all’interno di una zona rossa. È un rischio che non possiamo più correre, a maggior ragione in questo momento di recrudescenza sismica». 

 

Su questa vicenda è intervenuto anche il parlamentare di Alleanza Verdi-Sinistra, Francesco Emilio Borrelli, mentre il primo cittadino di Bacoli rilancia anche la questione vie di fuga e ricorda la storia paradossale della bretella Cuma-Arco Felice. «Dal 1984, con la struttura commissariale, attendiamo ancora il progetto di questa nuova arteria stradale – nota il sindaco di Bacoli - fondamentale per consentire a migliaia di persone di arrivare all’ospedale di Pozzuoli senza passare nel budello dell’Arco Felice Vecchio. Attendiamo da quarant’anni».
 

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