Campi Flegrei, l'ipotesi del «cilindro di roccia» che deforma e solleva il suolo

Lo studio pubblicato dal prestigioso «Journal of Volcanology and Geothermal Research»

Le aree di emergenza a Pozzuoli
Le aree di emergenza a Pozzuoli
di Mariagiovanna Capone
Giovedì 9 Novembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 19:20
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Sul bradisismo flegreo potrebbe avere un ruolo decisivo un volume cilindrico di roccia a circa 2 chilometri di profondità. A dirlo è lo studio dal titolo «The effects of hot and pressurized fluid flow across a brittle layer on the recent seismicity and deformation in the Campi Flegrei caldera (Italy)» (Gli effetti del flusso di fluido caldo e pressurizzato attraverso uno strato fragile sulla recente sismicità e deformazione nella caldera di Campi Flegrei) realizzato da Massimo Nespoli, Maria Elina Belardinelli e Maurizio Bonafede del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell'Università di Bologna, insieme ad Anna Tramelli dell'Osservatorio Vesuviano dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, appena pubblicato dal prestigioso «Journal of Volcanology and Geothermal Research». Questo cilindro roccioso è piuttosto vasto: alto 500 metri e del diametro di circa 5 chilometri è posto proprio al di sotto della caldera dei Campi Flegrei dove sono in atto la crisi bradisismica e il processo di sollevamento del suolo. Il modello realizzato dagli studiosi avalla anche altre teorie secondo cui il magma ha solo un ruolo secondario, mentre i fluidi che risalgono lungo il sistema idrotermale causano le crisi bradisismiche. 

«Questa sorgente di deformazione era già nota per aver contribuito al sollevamento del suolo che si è verificato nell'area dei Campi Flegrei tra il 1982 e il 1984», precisa Massimo Nespoli, primo autore dello studio. «I risultati della nostra indagine mostrano come le serie temporali di sollevamento del suolo osservate negli ultimi 18 anni possano essere riprodotte assumendo la riattivazione di quella stessa sorgente deformativa, localizzata a circa 2 chilometri di profondità».

Gli studiosi, quindi, suggeriscono che durante gli episodi di sollevamento, il ruolo del movimento di magma sarebbe quindi secondario rispetto a quello di fluidi caldi e pressurizzati che si muovono all'interno delle rocce del sistema idrotermale della caldera.

«Anche se il contributo magmatico non può essere escluso, i risultati ottenuti con la modellazione fisica di questa sorgente di deformazione, legata all'arrivo di fluidi caldi e pressurizzati, consentono di spiegare efficacemente sia il tasso di sollevamento che l'andamento della sismicità, senza il bisogno di invocare la risalita di magma negli strati superficiali della caldera dei Campi Flegrei», aggiunge Nespoli. 

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Per indagare sulle cause dell'attuale crisi bradisismica, gli studiosi hanno ipotizzato un confronto con quella precedente (1982-84). Lo studio di quel fenomeno aveva mostrato infatti che a dare un contributo significativo al grande e rapido sollevamento del suolo era stato un volume cilindrico di roccia posto a circa 2 chilometri di profondità, evidenziata in passato da studi di tomografia sismica. Questo volume di roccia era stato attraversato da fluidi caldi e ad alta pressione esalati da una camera magmatica profonda. E a causa delle alte temperature e delle forti pressioni si era dilatato: una dilatazione che aveva deformato lo spazio circostante, provocando sia il sollevamento del suolo che i numerosi terremoti. Le nuove analisi realizzate dagli studiosi guidati da Nespoli hanno mostrato che c'è la riattivazione di quella stessa sorgente deformativa potrebbe spiegare anche i fenomeni di sollevamento del suolo che si sono osservati negli ultimi anni. «Un'ulteriore conferma arriva dall'osservazione di una brusca variazione del rapporto tra il numero di terremoti con magnitudo piccola e il numero di terremoti con magnitudo alta. Il basso valore di questo parametro all'interno della sorgente deformativa è infatti coerente con il fatto che i terremoti con maggior magnitudo siano principalmente favoriti e indotti all'interno e nelle vicinanze dalla stessa sorgente di deformazione responsabile del sollevamento del suolo», conclude Nespoli. 

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