Castellammare, gambizzato dopo la lite non denuncia gli aggressori e viene condannato insieme a loro

La vittima conosceva i due fratelli che gli spararono contro: dovrà scontare un anno

Il luogo della lite
Il luogo della lite
di Dario Sautto
Mercoledì 8 Novembre 2023, 08:00 - Ultimo agg. 11:25
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Gambizzato perché tentò di sedare una lite per motivi di viabilità, conosceva i suoi aggressori e non li denunciò: condannato insieme a loro. Si è chiuso ieri il processo di primo grado nei confronti dei fratelli gemelli Aniello e Angelo Mirante, 36enni di Santa Maria la Carità, accusati di aver ferito a colpi di pistola Catello Viola, 51enne di Castellammare di Stabia con precedenti per spaccio di droga, noto perché coinvolto già nella maxi inchiesta sui datterari, ma a sua volta finito a processo per questa assurda vicenda.

I fatti risalgono alla sera del 4 maggio dello scorso anno, quando Viola si presentò al pronto soccorso dell'ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia con una ferita alla gamba e raccontò ai carabinieri della compagnia stabiese di essere stato vittima di un agguato da parte di sconosciuti tra via Petraro e il rione Savorito, dove lui vive.

Ma, soprattutto, di non sapere il perché di quell'agguato e chi fossero gli autori del raid. Dopo essere stato medicato, Viola lasciò l'ospedale. 

Le indagini, coordinate dalla Procura di Torre Annunziata e condotte dagli stessi carabinieri, hanno rivelato gli autori e il movente di quello che era un atto intimidatorio a tutti gli effetti. Secondo la ricostruzione degli investigatori, quella stessa sera Viola aveva preso le difese di un motociclista durante una lite per motivi di viabilità proprio con i gemelli Mirante. Il tutto era avvenuto nei pressi dello stadio Romeo Menti di Castellammare di Stabia, dove Viola aveva assistito ad un tamponamento tra scooter ed avrebbe preso le difese di una quarta persona «contro» i Mirante. Un'intromissione che, secondo l'accusa, non era stata gradita. 

Tre ore dopo quella accesa discussione per motivi di viabilità, i gemelli Mirante si sarebbero presentati sotto casa di Viola per vendicarsi, sparandogli un colpo di pistola alla gamba sinistra. Per questi fatti, il giudice del tribunale di Torre Annunziata Emma Aufieri ha accolto la richiesta del pm Emilio Prisco, condannando tutti gli imputati, ma concedendo loro degli sconti sulla pena richiesta in sede di requisitoria. Per i gemelli Mirante (assistiti dall'avvocato Francesco Schettino) la condanna è a tre anni e mezzo di reclusione per lesioni aggravate e porto e detenzione illegali di arma da fuoco, mentre per Catello Viola (difeso dall'avvocato Emilia Pisacane) la pena da scontare è di un anno e dieci mesi di reclusione per il reato di favoreggiamento dei suoi stessi aggressori. Se Viola attualmente è libero nonostante il processo a suo carico per la raccolta dei datteri di mare e una serie di reati ambientali, i fratelli Aniello e Angelo Mirante restano detenuti agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico nelle loro abitazioni di Sant'Antonio Abate e Santa Maria la Carità, come disposto dal giudice un anno fa, quando finirono in manette per questa vicenda. 

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